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Pensioni Militari e Forze dell’Ordine: Quando si Può Andare in Pensione Prima Come Vannacci

  • Redazione Assodigitale
  • 29 Luglio 2025
Pensioni Militari e Forze dell’Ordine: Quando si Può Andare in Pensione Prima Come Vannacci

pensioni anticipate nei comparti militari e di polizia

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Le pensioni anticipate nei comparti militari e di polizia rappresentano un capitolo specifico e spesso frainteso nel panorama previdenziale italiano. A differenza dei lavoratori civili, per cui l’età pensionabile si attesta generalmente intorno ai 67 anni, i membri delle Forze Armate, i Carabinieri, la Polizia e i Vigili del Fuoco godono di regole differenziate, che consentono uscite anticipate significative in termini di età e contributi. Questi benefici non sono frutto di privilegi, ma di una normativa che tiene conto della natura gravosa e rischiosa delle loro mansioni, che richiedono disponibilità continua e operatività in condizioni particolarmente complesse e pericolose.

Indice dei Contenuti:
  • Pensioni Militari e Forze dell’Ordine: Quando si Può Andare in Pensione Prima Come Vannacci
  • pensioni anticipate nei comparti militari e di polizia
  • specificità militari e differenze con le pensioni civili
  • requisiti e modalità di uscita per militari, carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco


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Nel dettaglio, una caratteristica comune a molti comparti è la possibilità di accesso alla pensione con un’anzianità contributiva che può superare i 40 anni, indipendentemente dall’età anagrafica, come nel caso del Generale Roberto Vannacci, andato in pensione a 56 anni. È inoltre prevista una maggiorazione contributiva per gli appartenenti ai corpi speciali, frequentemente pari al 20%, che consente di accumulare più rapidamente i requisiti pensionistici necessari.

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Le pensioni anticipate sono quindi la norma per questi settori, dove si privilegia la tutela della salute e della capacità lavorativa, in ragione dell’elevato livello di rischio e della particolare natura del servizio. Di conseguenza, uscire dal servizio anche prima dei 60 anni, come accade a molte figure operative, non è un’eccezione ma una prassi consolidata e disciplinata da normative specifiche.

Il tutto avviene in un contesto legislativo autonomo che non è stato influenzato dalla Riforma Fornero del 2012, la quale ha avuto effetti limitati esclusivamente ai lavoratori civili, mantenendo così un sistema pensionistico differenziato per i profili di difesa e sicurezza. Tale distinzione è cruciale per comprendere come e perché le pensioni anticipate in questi comparti non rappresentino un’ingiustizia, bensì una concreta esigenza funzionale e normativa.

specificità militari e differenze con le pensioni civili

La specificità delle pensioni per i militari, Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco si fonda su una realtà lavorativa e operativa profondamente diversa da quella del settore civile. Mentre i cittadini comuni devono adeguarsi a un’età pensionabile elevata, spesso sopra i 67 anni, chi presta servizio nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia beneficia di un trattamento previdenziale differenziato per motivi strettamente legati alle caratteristiche del ruolo.

Questi lavoratori affrontano condizioni di servizio estremamente gravose, che comprendono l’esposizione a rischi elevati, turni e reperibilità continuativi, nonché situazioni di pericolo e di elevato stress psicofisico. Questo quadro consente di riconoscere la cosiddetta “specificità militare”, una serie di fattori oggettivi che giustificano uscite anticipate rispetto alla generalità delle categorie lavorative civili.

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Inoltre, queste peculiarità sono sancite da normative ad hoc che escludono completamente il comparto Difesa e Sicurezza dalle dinamiche di inasprimento pensionistico introdotte dalla Riforma Fornero del 2012. Ciò significa che, diversamente dai lavoratori civili, i militari non hanno visto innalzarsi l’età pensionabile in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita e mantengono regole di pensionamento più favorevoli, funzionali a preservare la loro integrità fisica e mentale nel lungo termine.

Per questi motivi, il sistema previdenziale militare non può essere letto come una forma di privilegio, bensì come un adattamento necessario a condizioni lavorative particolarmente pesanti e rischiose. La normativa tiene conto anche del fatto che molte officine operative sono chiamate a ruoli di comando strategico e a missioni internazionali complesse, che richiedono requisiti fisici e psicologici elevati e una preparazione specifica, ulteriormente valorizzata attraverso maggiorazioni contributive.

requisiti e modalità di uscita per militari, carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco

I requisiti per la pensione e le modalità di uscita dal servizio per militari, Carabinieri, Poliziotti e Vigili del Fuoco sono disciplinati da normative precise, che tengono conto delle peculiarità di ciascun ruolo e del grado raggiunto. La disciplina previdenziale in questi comparti consente, in generale, un pensionamento anticipato rispetto ai lavoratori civili, con età minima che varia tipicamente tra i 54 e i 65 anni, a seconda di diversi fattori.

Per i volontari in ferma prefissata e per i militari di truppa si prevede il diritto al pensionamento con almeno 20 anni di servizio o con un’età anagrafica intorno ai 60 anni e qualche mese, mentre per gli Ufficiali e gli ufficiali superiori si estende fino a 65 anni, sempre in relazione al grado e alla qualifica maturata. In particolare, per i sottufficiali e gli agenti delle Forze di Polizia l’età pensionabile si aggira sui 60 anni, con differenze minime tra le varie forze, mentre per i Vigili del Fuoco l’età massima raggiunge i 65 anni e 7 mesi.

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L’accesso anticipato è possibile attraverso diverse combinazioni di età e contributi: chi ha maturato 41 anni di contribuzione può andare in pensione anche senza raggiungere l’età minima. Un’altra soluzione è rappresentata dalla quota 97,6 (58 anni di età e 35 di contributi) applicata in certi casi, oltre alla possibilità di uscita già a 54 anni se si è raggiunto il 4/5 dell’anzianità contributiva entro il 2011.

Le modalità di uscita sono quindi strettamente soggette a condizioni individuali, come il tipo di corpo di appartenenza, il grado raggiunto, gli anni di servizio effettivamente svolti e le situazioni particolari come missioni in teatri operativi o ruoli con esposizione a rischi elevati. È fondamentale per ogni operatore conoscere esattamente la propria posizione contributiva e normativa prima di inoltrare la richiesta di pensionamento, poiché la materia è complessa e in continua evoluzione.

 


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