Pensioni 2026: riforma Meloni amplia accesso a 64 anni con vantaggi e sconti potenziati

estensione della pensione a 64 anni per tutti i lavoratori
La riforma pensionistica prevista per il 2026 si propone di estendere la possibilità di andare in pensione a 64 anni a tutti i lavoratori italiani, superando le distinzioni finora esistenti tra categorie contributive. Attualmente, questa opzione è riservata esclusivamente ai lavoratori con sistema contributivo puro, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995. L’introduzione di questa misura rappresenterebbe un cambiamento significativo, rendendo più equo l’accesso al pensionamento anticipato e consentendo a un ampio bacino di lavoratori, anche a quelli misti, di beneficiare degli stessi vantaggi previdenziali.
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Tale estensione è particolarmente importante poiché eliminerebbe una disparità storica che ha penalizzato chi ha una carriera contributiva mista, iniziata prima del 1996 e proseguita successivamente. I lavoratori con questa posizione potranno usufruire di un’opportunità finora loro preclusa: uscire dal mondo del lavoro due anni prima dell’età attualmente richiesta per la pensione di vecchiaia, senza perdere i vantaggi economici associati al calcolo contributivo. Questo intervento mira a dare maggiore flessibilità in uscita, favorendo in particolare chi non raggiunge facilmente i 41 anni e 10 mesi di contributi richiesti per la pensione anticipata canonica.
La proposta del governo Meloni riflette la volontà di armonizzare le regole tra differenti sistemi di calcolo e di garantire una maggiore inclusività nell’accesso alla pensione, ponendo le basi per un sistema previdenziale più equo e funzionale alle esigenze attuali del mercato del lavoro italiano.
vantaggi per lavoratrici con figli e benefici maggiorati
Le lavoratrici con figli rappresentano una categoria centrale nella revisione delle pensioni, con benefici specifici che mirano a riconoscere il valore sociale ed economico della maternità nell’ambito previdenziale. Attualmente, nel sistema contributivo puro, sono previsti sconti temporali per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi di anticipo sulla pensione. Questi vantaggi consentono alle madri di ridurre l’età pensionabile complessiva, un elemento fondamentale per garantire una maggiore equità di genere e compensare le interruzioni lavorative inevitabili legate alla cura familiare.
Con la riforma in cantiere, tali benefici verrebbero estesi anche ai lavoratori con carriera mista, superando una storica esclusione. In pratica, le madri potranno usufruire di sconti di 4 mesi per ciascun figlio, favorendo un’uscita anticipata che scende potenzialmente fino a 62 anni e 8 mesi per chi ha almeno due figli. Inoltre, sarà possibile applicare coefficienti di calcolo più favorevoli, attualmente riservati solo al sistema contributivo puro, migliorando così l’importo finale della pensione senza penalizzazioni significative.
Questi interventi rappresentano un avanzamento sostanziale rispetto alla situazione attuale, poiché non si limitano a introdurre semplici correttivi, ma costruiscono un sistema previdenziale in cui la maternità è valorizzata e tutelata economicamente su più fronti, assicurando alle lavoratrici con figli condizioni più vantaggiose e tempi di pensionamento più flessibili.
abolizione delle differenze tra sistema contributivo e misto
L’abolizione delle differenze tra sistema contributivo e misto costituisce il cuore della riforma pensionistica in fase di definizione, con l’obiettivo di superare una distinzione che ha influito negativamente sull’equità del sistema previdenziale italiano. Attualmente, i lavoratori con sistema misto – ossia con contributi versati sia prima che dopo il 1996 – non possono godere di tutti i benefici riconosciuti ai contributivi puri, in particolare riguardo all’età pensionabile e ai coefficienti di calcolo applicati. La proposta del governo Meloni punta a sanare questa disparità, uniformando le condizioni di accesso e di calcolo della pensione.
Tra le novità più rilevanti vi è l’estensione agli iscritti al sistema misto delle agevolazioni spettanti alle lavoratrici madri, come lo sconto di 4 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 16 mesi di anticipo. Inoltre, si valuta la possibilità di utilizzare i coefficienti previsti per i contributivi anche per gli misti, garantendo così un calcolo previdenziale più vantaggioso senza la penalizzazione legata all’anzianità contributiva pre-1996.
Questa riforma, se approvata, comporterebbe una profonda modifica strutturale: verrebbe meno la doppia normativa che ha finora distinto i trattamenti pensionistici, consolidando un sistema più equo e semplificato. In tal modo, il sistema previdenziale italiano si avvicinerebbe a una maggiore uniformità, assicurando agli iscritti una parità di trattamento reale e non solo formale, e facilitando così una pianificazione previdenziale più chiara e trasparente per tutti i lavoratori.
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