Pensioni 2026 aggiornamenti importanti per disoccupati con età pensionabile variabile tra 59 e 63,5 anni

Pensioni anticipate per disoccupati: le nuove agevolazioni del 2026
Le novità sulle pensioni anticipate previste per il 2026 introducono forme di agevolazione specifiche per i disoccupati, con l’obiettivo di riconoscere il diritto al pensionamento anticipato a fasce di lavoratori particolarmente svantaggiate. Il governo sta infatti valutando una proroga e un ampliamento delle misure previdenziali già esistenti, focalizzandosi soprattutto sul recupero previdenziale per chi ha perso involontariamente il lavoro. Questi interventi mirano a garantire un’uscita anticipata più equa, contemperando sostenibilità economica e tutela sociale per categorie svantaggiate, soprattutto le donne disoccupate.
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Per il 2026, sarà possibile andare in pensione anticipata attraverso opzioni specifiche riservate ai disoccupati. In particolare, le donne disoccupate potranno beneficiare della proroga dell’“opzione donna”, con la possibilità di accedere alla pensione a partire dai 59 anni, purché in possesso di almeno 35 anni di contributi. A queste condizioni, si intende estendere la platea delle beneficiarie a tutte le donne che abbiano perso il lavoro indipendentemente dalla causa.
Un aspetto fondamentale è il requisito della disoccupazione involontaria; infatti, per poter usufruire di tali agevolazioni, è necessario aver terminato la NASpI, ossia l’indennità di disoccupazione, fino alla scadenza completa della prestazione. La norma intende quindi premiare chi si trova in condizione di perdita del lavoro senza colpa diretta, come nel caso di licenziamenti individuali o collettivi, scadenza contrattuale o dimissioni per giusta causa.
Per coloro che non rientrano nelle condizioni per la pensione anticipata a 59 anni, resta valida l’alternativa rappresentata dall’Ape sociale, confermata fino al 2026, con requisiti di accesso più stringenti, tra cui l’età minima di 63 anni e 5 mesi e almeno 30 anni di contributi.
Opzione donna estesa: requisiti e condizioni per l’accesso a 59 anni
L’ampliamento dell’«Opzione Donna» per il 2026 rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento delle tutele previdenziali dedicate alle lavoratrici disoccupate. La proposta del governo prevede la proroga della misura con un’estensione significativa della platea delle beneficiarie, rivolta a tutte le donne che al 31 dicembre 2025 avranno maturato almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi.
La pensione sarà erogata con il calcolo interamente contributivo, mantenendo la logica di flessibilità che caratterizza l’Opzione Donna. È confermato inoltre lo sconto contributivo per ogni figlio, che può anticipare l’età pensionabile fino a un massimo di due anni, consentendo a chi ha figli di accedere alla pensione a partire dai 59 anni.
Non si tratta di un semplice rinnovo, ma di una revisione che supera i limiti restrittivi attuali. Attualmente, infatti, l’accesso anticipato è consentito solo in presenza di specifiche condizioni, come il licenziamento da aziende con tavoli di crisi oppure per le caregiver o invalide con almeno due figli, con età di accesso scalata in base al numero di figli.
Per poter usufruire di questa agevolazione al momento dell’uscita, è imprescindibile che la lavoratrice abbia esaurito integralmente l’erogazione della NASpI, quale condizione obbligatoria per attestare la disoccupazione involontaria. La misura mira così a tutelare in maniera più ampia le donne che si trovano in condizioni di precarietà lavorativa, offrendo una possibilità concreta di pensionamento anticipato rispetto ai tradizionali requisiti anagrafici previsti dal sistema previdenziale.
Ape sociale confermata: le alternative per chi non rientra in opzione donna
Per i disoccupati che non possono beneficiare dell’«Opzione Donna» estesa, resta un’ancora di salvezza rappresentata dall’«Ape Sociale», misura confermata anche per il 2026 con requisiti specifici. L’Ape Sociale consente infatti un accesso anticipato alla pensione a partire dai 63 anni e 5 mesi di età, a condizione di aver accumulato almeno 30 anni di contributi. Questa alternativa si rivolge principalmente a soggetti in stato di disagio lavorativo e sociale, inclusi disoccupati di lunga durata, caregiver, lavoratori con disabilità, e altre categorie svantaggiate.
Per accedere a questa prestazione, è indispensabile essere in condizioni di disoccupazione involontaria, certificata dalla completa fruizione del trattamento di NASpI. La legge prevede che nel caso della cessazione del rapporto di lavoro non volontaria — quale licenziamento, scadenza del contratto a termine o dimissioni per giusta causa — il lavoratore può anticipare l’uscita dal mercato del lavoro attraverso l’Ape Sociale.
Questa misura, pur non garantendo l’uscita così anticipata come nel caso dell’Opzione Donna a 59 anni, rappresenta una valida soluzione per molti lavoratori che non soddisfano i requisiti più stringenti richiesti dall’altra opzione, offrendo così una rete di protezione nel difficile passaggio alla pensione per chi ha perso il lavoro in situazioni di fragilità economica o personale.




