Pensioni 2026 2027 2028 requisiti aggiornati per ogni anno di nascita in dettaglio
Requisiti di pensionamento ordinario per il triennio 2026-2028
Le modalità di accesso alle pensioni ordinarie nel triennio 2026-2028 saranno caratterizzate da un quadro normativo sostanzialmente stabile con alcune variazioni mirate. Nel 2026, la pensione anticipata resterà accessibile per gli uomini che raggiungono 42 anni e 10 mesi di contributi e per le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi. La finestra mobile di 3 mesi rimarrà invariata e non sarà previsto nessun limite di età per questa forma pensionistica.
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A partire dal 2027, si prevede un possibile incremento di 3 mesi nei requisiti contributivi, portando la soglia a 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. Tale adeguamento potrebbe non essere applicato ai lavoratori impegnati in mansioni gravose o usuranti, nonché a chi avrà già compiuto 67 anni nel corso del 2027.
Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico sarà fissato a 67 anni con almeno 20 anni di contributi. Questo limite resterebbe invariato per il 2026; tuttavia, per i soggetti con contribuzione interamente calcolata con il metodo contributivo, sarà necessario che la pensione maturata non sia inferiore all’importo dell’assegno sociale.
Nel 2027 è atteso un inasprimento della soglia anagrafica di 3 mesi, con la possibilità di congelamento per alcuni casi specifici, integrato da una finestra di decorrenza della pensione pari a un mese nel 2027 e due mesi nel 2028. Pertanto, nel 2026 avranno diritto al pensionamento coloro nati nel 1959, mentre per i nati nel 1960 le condizioni definitive dipenderanno dalle prossime decisioni governative.
Pensione a 64 anni: criteri e limitazioni per i prossimi anni
La pensione a 64 anni di età resta, per i prossimi anni, un traguardo riservato esclusivamente ai lavoratori con contribuzione interamente calcolata con il sistema contributivo, cioè ai cosiddetti “contributivi puri”. Chi ha versamenti anteriori al 1996 non potrà accedervi, se non rispettando requisiti più stringenti e in regime ordinario. Per accedere a questa modalità di pensionamento, è indispensabile aver maturato almeno 20 anni di contributi e raggiungere un importo pensionistico non inferiore a tre volte l’assegno sociale, requisito che per le lavoratrici viene modulato in base al numero di figli: almeno 2,8 volte l’assegno per chi ha avuto un figlio e 2,6 volte per quelle con più figli.
Nel 2026, 2027 e 2028 non sono previste novità legislative che estendano la pensione a 64 anni ad altre categorie o agevolazioni sul plan di uscita anticipata. Resta quindi una strada riservata e rigorosamente selettiva, soprattutto per i lavoratori con contribuzione mista o storica. Per i nati nel 1955 e diversamente per quelli del 1956 e 1957 nei rispettivi anni successivi, se contribuenti puri, sarà invece possibile il pensionamento a 71 anni di età con almeno 5 anni di versamenti contributivi, salvo l’eventuale applicazione dell’adeguamento legato all’aspettativa di vita, che potrebbe anticipare o posticipare questo limite.
Va sottolineato che non è stata approvata alcuna misura dedicata ai 64enni con requisiti misti, né sono state introdotte nuove possibilità di utilizzo del TFR o di agevolazioni tramite la previdenza complementare per anticipare l’uscita dal lavoro a questa età. Pertanto, per la pensione a 64 anni resta in vigore il modello restrittivo attuale, la cui applicazione continuerà a essere rigorosa e scandita da criteri economici e contributivi ben definiti.
Misure speciali e prospettive per categorie specifiche nel 2026, 2027 e 2028
Nel triennio 2026-2028, le misure speciali rivolte a specifiche categorie di lavoratori manterranno un ruolo determinante nelle strategie pensionistiche. Resta confermata la validità di Quota 103, che consente di anticipare il pensionamento a 62 anni di età sulla base del calcolo contributivo, senza applicazioni di penalizzazioni lineari, con riferimento soprattutto ai nati nel 1964. Tale strumento si distingue per la sua esclusività, rimanendo la principale opzione per chi cerca flessibilità in uscita.
Per i lavoratori appartenenti alle categorie protette, quali invalidi, caregiver, disoccupati e addetti a mansioni gravose, continuerà a essere attiva l’Ape Sociale. Questa misura consente l’uscita anticipata a 63 anni e 5 mesi con un minimo di 30 o 36 anni di contributi, a seconda della specifica condizione. Parallelamente, persiste anche la possibilità di pensionamento con Quota 41 precoci, ormai consolidata come strumento permanente e non soggetto a rinnovi annuali, garantendo continuità di accesso alle pensioni anticipata per chi ha iniziato precocemente il lavoro.
Nel panorama femminile, è attesa conferma per Opzione Donna, che nel 2026 permetterà alle lavoratrici di uscire con almeno 35 anni di contributi e 59 anni di età, a patto che tali requisiti siano maturati entro il 31 dicembre 2025. La misura prevede parametri differenziati in relazione al numero di figli e allo stato occupazionale, riservandosi a categorie specifiche quali le esodate, caregiver e invalide, con l’obiettivo di offrire un’uscita anticipata calibrata sulle esigenze di tali profili.
Non sono allo studio ulteriori ampliamenti di queste misure né l’introduzione di nuovi strumenti analoghi, segnalando una stabilità normativa nel medio termine. Tuttavia, resta alta l’attenzione per eventuali sviluppi che possano tutelare lavoratori in condizioni di particolare fragilità o con carriere lavorative gravose, per i quali sono mantenute attive specifiche agevolazioni e deroghe nelle regole generali di pensionamento.