Pensione più alta come ottenerla strategie efficaci per aumentare l’importo mensile garantito

Maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo
Molti pensionati in Italia si trovano a dover affrontare assegni pensionistici insufficienti a garantire una qualità di vita dignitosa, soprattutto per chi percepisce importi vicini al trattamento minimo. È fondamentale conoscere le misure messe a disposizione dall’INPS per incrementare la pensione, soprattutto in relazione alla propria situazione reddituale e familiare. Tra queste, le maggiorazioni sociali e l’integrazione al trattamento minimo rappresentano strumenti essenziali per aumentare gli importi mensili e assicurare un sostegno economico più adeguato.
Indice dei Contenuti:
Le maggiorazioni sociali sono erogate automaticamente dall’INPS a chi possiede redditi inferiori a precise soglie, differenziate in base all’età del pensionato. Per il 2025, sono previste le seguenti maggiorazioni:
- 25,83 euro al mese per pensionati fino a 64 anni;
- 82,64 euro al mese per chi ha tra i 65 e i 69 anni;
- 136,44 euro al mese per gli over 70, ridotti a 124,44 euro se si è titolari anche della quattordicesima.
Parallelamente, l’integrazione al trattamento minimo garantisce che la pensione complessiva non scenda sotto una soglia prestabilita, sempre subordinata al controllo dei redditi personali e familiari. È importante sottolineare che tali imprese di sostegno sono riservate solo a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996; i soggetti con pensione interamente contributiva, derivante da carriere successive al 1995, non vi hanno diritto.
Conoscere e attivare questi strumenti, quando possibile, è un passo imprescindibile per migliorare l’entità del proprio assegno pensionistico e affrontare con maggiore serenità le spese quotidiane.
Ricostituzione della pensione e ricalcolo contributivo
La ricostituzione della pensione rappresenta un’importante opportunità per chi desidera incrementare l’importo del proprio assegno mensile, soprattutto in presenza di situazioni contributive complesse o variate nel tempo. Si tratta di una procedura che consente di aggiornare il calcolo pensionistico alla luce di nuovi elementi, come redditi mutati o versamenti pregressi non considerati.
In particolare, la ricostituzione reddituale è rivolta a chi, dopo il primo riconoscimento del trattamento, ha subito una diminuzione o un cambiamento nei propri redditi. Se tali variazioni rientrano nei limiti stabiliti dalla normativa per accedere a maggiorazioni o assegni familiari, è possibile richiedere all’INPS un ricalcolo del trattamento, con conseguente aumento.
Altro strumento fondamentale è la ricostituzione contributiva, attuabile quando sono stati versati contributi non presi in considerazione nella liquidazione iniziale della pensione. Questa situazione può verificarsi ad esempio in caso di periodi lavorativi successivamente certificati o di revisioni contributive.
Il ricalcolo così effettuato tiene conto di tutte le contribuzioni effettivamente versate, assicurando un adeguamento dell’importo pensionistico più rispondente alla reale carriera lavorativa. È essenziale presentare domanda all’INPS corredandola della documentazione che attesti la presenza di nuove contribuzioni o della variazione reddituale, per poter avviare la procedura corretta.
Effetti della sentenza della Cassazione sul ricalcolo della pensione
Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha introdotto novità rilevanti che possono consentire un aumento della pensione per numerosi pensionati penalizzati da calcoli previdenziali errati o svantaggiosi. Spesso, per raggiungere i requisiti per la pensione anticipata, sono stati considerati periodi contributivi che, pur utili al raggiungimento degli anni richiesti, hanno determinato una riduzione dell’importo finale del trattamento pensionistico. Con questa sentenza, tali periodi possono essere esclusi dal calcolo quando non necessari per soddisfare il minimo contributivo, permettendo di ottenere un nuovo ricalcolo favorevole.
Ciò significa che chi ha anticipato il pensionamento utilizzando questo meccanismo e ha subito una decurtazione sul proprio assegno potrà richiedere la cosiddetta “sterilizzazione” di quei contributi penalizzanti al compimento dei 67 anni di età. L’INPS, a seguito di tale richiesta, effettuerà un ricalcolo che non tiene conto di quei periodi contributivi, incrementando l’importo mensile percepito.
Questo intervento della Cassazione rappresenta una vera e propria svolta, mettendo al centro il principio di equità contributiva e permettendo di correggere errori di calcolo che si protraggono da anni. È fondamentale, quindi, informarsi sulle condizioni per poter presentare domanda all’INPS e avvalersi di questa opportunità concreta per migliorare il proprio trattamento pensionistico.
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