Pensione di vecchiaia anticipata: come ottenere il trattamento prima dei 67 anni in Italia

L’età pensionabile e i requisiti contributivi
La pensione di vecchiaia in Italia è generalmente accessibile al raggiungimento dei 67 anni di età con un minimo di 20 anni di contribuzione effettiva. Questo requisito anagrafico e contributivo si applica in modo uniforme sia a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 sia a chi ha iniziato dopo tale data. Per i lavoratori che hanno cominciato dopo il 1995, tuttavia, la normativa prevede un ulteriore vincolo: l’importo della pensione deve raggiungere una soglia minima corrispondente all’assegno sociale. Se la pensione non raggiunge tale importo, la decorrenza resta comunque fissata ai canonici 67 anni. Questa regola rappresenta il parametro standard per l’accesso alla pensione di vecchiaia, alla quale si aggiungono alcune possibili deroghe, riservate a categorie specifiche di lavoratori, che analizzeremo successivamente.
Le agevolazioni per le lavoratrici con figli
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Le donne lavoratrici possono beneficiare di un significativo anticipo sull’età pensionabile qualora abbiano avuto figli durante la vita lavorativa. Questo meccanismo si traduce in una decurtazione dell’età minima per la pensione di vecchiaia fino a un massimo di 16 mesi, distribuiti con uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un tetto di quattro figli. In concreto, una lavoratrice con quattro o più figli potrà accedere alla pensione già a 65 anni e 8 mesi, anziché a 67 anni, purché rientri nel regime contributivo puro, cioè con tutti i contributi calcolati secondo il sistema contributivo.
Per un numero minore di figli, l’anticipo si riduce proporzionalmente: con tre figli l’età scende a 66 anni, con due figli a 66 anni e 4 mesi, e con un figlio a 66 anni e 8 mesi. Questo metodo non è applicabile a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, poiché per queste lavoratrici vigono altre regole di calcolo più complesse. L’obiettivo della norma è riconoscere il ruolo sociale della maternità come fattore che impatta sulla carriera lavorativa e sulla capacità contributiva, offrendo un beneficio concreto in termini di anticipo previdenziale.
Le deroghe per i lavori gravosi e usuranti
I lavoratori impiegati in mansioni gravose o usuranti godono di specifiche deroghe per anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia. A partire dal 2019, l’età pensionabile generale è stata innalzata a 67 anni, ma per queste categorie è rimasta fissata a 66 anni e 7 mesi, corrispondente al requisito precedente alla modifica normativa. Questo beneficio è riconosciuto a patto che il lavoratore abbia maturato almeno 30 anni di contributi versati, esclusivamente riferiti a periodi di attività effettiva, senza includere contribuzioni volontarie, figurative o derivanti da riscatti.
L’anticipo di tre mesi rispetto all’età ordinaria rappresenta un riconoscimento del maggiore impatto fisico e psicologico associato a queste attività lavorative. Tra queste rientrano le professioni tutelate dall’Ape Sociale, la quota 41 per i lavoratori precoci e altre categorie che si confrontano quotidianamente con condizioni di lavoro particolarmente pesanti.
È fondamentale precisare che, oltre al requisito economico contributivo, l’accesso alla pensione anticipata per usuranti e gravosi è subordinato all’effettiva dimostrazione della natura usurante dell’attività svolta, seguendo i parametri stabiliti dalla normativa vigente. Questa misura evita discrezionalità e garantisce un’applicazione rigorosa, tutelando chi svolge lavori particolarmente logoranti attraverso un trattamento pensionistico più favorevole rispetto al regime ordinario.
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