Pensione di reversibilità e affitti: come la cedolare secca può aiutarti

Pensione di reversibilità e impatto degli affitti
La pensione di reversibilità è un’ancora di salvezza per i membri della famiglia che rimangono dopo la scomparsa di un pensionato. Tuttavia, l’impatto dei redditi supplementari, come quelli derivanti da affitti, può influire in modo significativo sull’importo ricevuto. In particolare, la scelta di affittare un immobile e optare per la *cedolare secca* non esclude questi proventi dal calcolo della pensione di reversibilità. Pertanto, i beneficiari devono essere consapevoli che ogni reddito, inclusi gli affitti, contribuisce a determinare il reddito complessivo, e quindi può comportare riduzioni dell’assegno previdenziale. Questo aspetto è cruciale per evitare sorprese indesiderate nel momento in cui si inizia a percepire redditi da locazione.
Il cumulo tra redditi e pensione di reversibilità
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La pensione di reversibilità, un importante sostegno per i superstiti, è disciplinata da normative specifiche che ne regolano l’erogazione e la quantificazione. La legge n. 335 del 1995 stabilisce che tutti i redditi percepiti dal beneficiario, inclusi quelli derivanti da affitti, devono essere considerati nel calcolo del reddito complessivo, senza alcuna distinzione tra le diverse fonti di guadagno. Questo principio implica che chi percepisce una pensione di reversibilità deve prestare particolare attenzione all’ammontare dei redditi aggiuntivi generati, poiché anche l’introduzione di un contratto di affitto con *cedolare secca* non esime da questo obbligo normativo.
Infatti, la cedolare secca, pur essendo un regime fiscale sostitutivo che semplifica il carico tributario sull’affitto, non modifica l’impatto che tali entrate hanno sul reddito totale. La somma dei redditi, comprese le locazioni, si somma alla pensione di reversibilità e, pertanto, deve essere monitorata costantemente per prevenire potenziali decurtazioni nel trattamento previdenziale. Risulta fondamentale anche trasmettere queste informazioni ai beneficiari, affinché possano pianificare le loro finanze con maggiore consapevolezza.
Le soglie di reddito e le decurtazioni della pensione ai superstiti
Dal punto di vista normativo, la pensione di reversibilità è soggetta a specifiche soglie di reddito che determinano eventuali riduzioni dell’importo erogato. Le suddette soglie, stabilite dalla legge, variano a seconda del reddito complessivo del beneficiario, esclusa la pensione stessa. Per l’anno 2024, si prevedono tre fasce di reddito, ognuna delle quali comporta una percentuale di decurtazione distinta: se il reddito supera tre volte il trattamento minimo INPS, fissato a 23.345 euro annui, l’importo della pensione di reversibilità subirà una riduzione del 25%. Tale decurtazione aumenta al 40% per i redditi superiori a quattro volte il trattamento minimo, cioè oltre 31.127 euro, e raggiunge il 50% per redditi che superano cinque volte tale soglia, corrispondente a 38.909 euro annui. Questa progressività delle riduzioni è cruciale per i beneficiari, i quali devono comprendere come il reddito da affitti e altre entrate personali possano incidere sull’ammontare finale della loro pensione. Pertanto, la pianificazione finanziaria diventa imprescindibile per garantire una sostenibilità economica adeguata.
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