Pensione a 64 anni e 8 mesi con soli 20 anni di contributi in Italia guida completa

Pensione a 64,8 anni: il caso unico per le donne con 20 anni di contributi
La possibilità di andare in pensione a 64 anni e 8 mesi è un’eccezione riservata esclusivamente a determinate lavoratrici con almeno 20 anni di contributi. Tale beneficio si applica solo a chi ha avuto più figli e ha maturato contributi secondo il sistema di calcolo contributivo, sfruttando lo sconto previsto dalla riforma Dini, che garantisce una riduzione di 4 mesi dell’età pensionabile per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi per le madri di quattro o più figli. Questa particolare misura riconosce finalmente il valore del ruolo materno nel mondo del lavoro, permettendo un’uscita anticipata dal lavoro sulla base di un criterio che lega la decorrenza della pensione al numero dei figli e all’anzianità contributiva maturata. Tuttavia, è imprescindibile che l’importo della pensione sia almeno pari all’assegno sociale, condizione necessaria per accedere a questa forma di anticipo pensionistico.
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In pratica, solo le donne che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi, che abbiano accumulato almeno 20 anni di contributi e abbiano avuto quattro o più figli, possono beneficiare di questo vantaggio che posiziona l’età pensionabile a 64 anni e 8 mesi. Si tratta dunque di una situazione molto circoscritta ma significativa, volta a valorizzare l’impegno lavorativo e familiare di queste lavoratrici.
Come i figli influenzano l’età di uscita dal lavoro
Il numero di figli rappresenta un elemento cruciale nel determinare l’età di pensionamento per le lavoratrici con contribuzione dal 1996 in avanti. La normativa vigente prevede una riduzione dell’età pensionabile proporzionale alla quantità di figli avuti, riconoscendo in tal modo il peso aggiuntivo che la maternità comporta nella vita lavorativa. Per ogni figlio viene sottratto un periodo di 4 mesi dall’età prevista per la pensione di vecchiaia, sino a un massimo di 16 mesi per chi ha quattro o più figli.
Ciò significa che una donna con quattro figli può andare in pensione a 64 anni e 8 mesi con 20 anni di contributi, mentre con tre figli l’età si porta a 66 anni. Con due figli l’uscita avviene a 66 anni e 4 mesi, e con un solo figlio a 66 anni e 8 mesi. Questa scala progressiva premia le madri lavoratrici, incentivando anche il riconoscimento sociale ed economico del loro contributo sia familiare che professionale.
Tuttavia, oltre al requisito anagrafico e al numero di figli, è imprescindibile che la pensione maturata superi la soglia minima dell’assegno sociale, fissata a 538,69 euro. Solo in tal caso le lavoratrici possono beneficiarne, evitando così pensioni troppo basse che non garantirebbero una reale autonomia economica post-lavorativa. La presenza di fondi pensionistici integrativi o una contribuzione elevata può inoltre migliorare la situazione, integrando il calcolo pensionistico e consentendo l’accesso a questo beneficio.
Pensioni anticipate contributive: requisiti e agevolazioni per le madri lavoratrici
Le pensioni anticipate nel sistema contributivo rappresentano un’importante opportunità per le donne che hanno svolto attività lavorativa e sono madri, con specifiche agevolazioni legate alla maternità. Il requisito minimo per accedere a questo tipo di pensionamento è il raggiungimento dei 64 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. Anche in questo ambito, la normativa prevede una riduzione dell’età pensionabile proporzionale al numero dei figli, con uno sconto massimo di 16 mesi per chi ha avuto quattro o più figli.
Per poter beneficiare di queste condizioni agevolate, è necessario che la pensione risultante dal calcolo contributivo non sia inferiore a un importo minimo, stabilito in tre volte l’assegno sociale. Questa soglia si riduce per le madri: scende a 2,8 volte per chi ha almeno un figlio e fino a 2,6 volte l’assegno sociale per chi ne ha più di uno, riconoscendo quindi un valore concreto al ruolo genitoriale.
Importante sottolineare che tali vantaggi sono riservati esclusivamente alle lavoratrici con il primo accredito contributivo a partire dal 1° gennaio 1996, in linea con le recenti riforme previdenziali. Inoltre, il requisito contributivo minimo resta fermo a 20 anni, senza la necessità di un’anzianità superiore. Questo sistema premia la conciliazione tra lavoro e famiglia, consentendo a un numero selezionato di madri lavoratrici un’uscita anticipata dal mondo del lavoro con condizioni più favorevoli e una pensione adeguata alle soglie previste.
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