Pensionati under 60: analisi del crollo delle pensioni negli ultimi 15 anni in Italia

L’evoluzione dell’età pensionabile negli ultimi 15 anni
▷ GUADAGNA & RISPARMIA con i nostri Coupon & Referral Code: CLICCA QUI ORA!
Negli ultimi quindici anni, il sistema pensionistico italiano ha subito una trasformazione profonda che ha inciso direttamente sull’età di uscita dal lavoro. Le riforme legislative introdotte, soprattutto quella targata 2012, hanno progressivamente innalzato i requisiti anagrafici e contributivi, rendendo ormai un ricordo lontano il pensionamento prima dei 60 anni. Una volta considerata la norma, oggi questa condizione è diventata pressoché eccezionale. I dati confermano un drastico ridimensionamento delle uscite anticipate, con conseguenze evidenti sulla composizione demografica dei pensionati e sulla struttura del mercato del lavoro nazionale.
USA IL CODICE MFL25BLCONS PER AVERE LO SCONTO DEL 20% SUL BIGLIETTO DI INGRESSO! ==> CLICCA QUI!
Fino al 2009, circa il 90% dei pensionati aveva conseguito il diritto a lasciare la propria attività lavorativa prima dei 60 anni, ma nel 2023 questa quota si è ridotta a poco più del 10%. La modifica sostanziale è stata determinata dall’introduzione della legge Fornero, che ha alzato la soglia minima per il pensionamento anticipato, bilanciando la necessità di sostenibilità economica del sistema con l’allungamento delle aspettative di vita. L’età media di cessazione dell’attività lavorativa si è così incrementata in modo significativo, specie per gli uomini, tradizionalmente protagonisti delle pensioni anticipabili.
Il quadro attuale illustra una realtà in cui l’uscita dal lavoro è legata a condizioni più stringenti, che hanno spostato in avanti l’orizzonte temporale per accedere alla pensione, superando la soglia storica dei 60 anni con continuità e sistematicità. Il contesto normativo ha deflazionato drasticamente le opportunità di percepire il primo assegno pensionistico in età precoce, configurando un sistema che privilegia la permanenza prolungata nel mercato del lavoro rispetto al passato.
Quota 100 e le misure temporanee di flessibilità pensionistica
Nel tentativo di attenuare l’inasprimento delle condizioni pensionistiche, nel 2019 il governo italiano ha introdotto Quota 100, un meccanismo sperimentale finalizzato a consentire un’uscita anticipata dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi versati. Questa misura ha rappresentato un’importante eccezione rispetto alla rigidità della riforma Fornero e ha offerto una possibilità concreta di flessibilità pensionistica per un triennio.
Tuttavia, con la scadenza di Quota 100 nel 2021, il sistema è rapidamente tornato a un assetto più rigido. Successivamente sono state introdotte Quota 102 e Quota 103, che hanno ulteriormente inasprito i requisiti, limitando le possibilità di accesso anticipato esclusivamente a canali più selettivi e basati sul metodo contributivo. Queste novità hanno ristretto l’orizzonte per quanti aspirano a un pensionamento prima dell’età legale, riducendo la platea dei beneficiari e smorzando le aspettative di uscita anticipata.
Parallelamente, si è assistito a una progressiva esclusione o revisione di altri strumenti paralleli, quali le opzioni riservate ai lavoratori impegnati in attività usuranti o gravose, irrigidendo ulteriormente il quadro complessivo. La parentesi di Quota 100, dunque, è stata l’ultima finestra significativa di flessibilità temporanea concessa ai lavoratori, ora sostituita da un sistema più selettivo e rigoroso volto a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale.
Differenze regionali, di genere e istruzione nel pensionamento
Le statistiche evidenziano come l’età al pensionamento in Italia vari notevolmente in relazione a fattori territoriali, di genere e livello di istruzione, incidendo profondamente sulle dinamiche di uscita dal mondo del lavoro. Nel Mezzogiorno la permanenza attiva sul mercato del lavoro si allunga, con una media di 62,3 anni per la pensione, superiore a quella del Centro-Nord, segnalando difficoltà economiche e strutturali che influenzano la capacità di anticipare il ritiro.
Le differenze di genere sono altrettanto significative: le donne, mediamente, raggiungono la pensione a 61 anni, leggermente sopra la media maschile di 60,8 anni. Questo dato contrasta con il contesto europeo, in cui le lavoratrici tendono a lasciare il lavoro prima degli uomini, riflettendo peculiarità socio-lavorative italiane legate a percorsi di carriera differenti e a interruzioni lavorative più frequenti.
Un ulteriore elemento che incide sull’età pensionabile è il livello di istruzione. I lavoratori con titolo universitario conseguono la pensione più tardi, in media a 63,1 anni, influenzati dall’ingresso più tardivo nel mercato e da carriere professionali più stabili ma spesso più lunghe. Tra gli stranieri, l’età di pensionamento risulta più elevata, attestandosi in media a 63,5 anni, a causa di percorsi contributivi frammentati e spesso discontinui.
Sostieni Assodigitale.it nella sua opera di divulgazione
Grazie per avere selezionato e letto questo articolo che ti offriamo per sempre gratuitamente, senza invasivi banner pubblicitari o imbarazzanti paywall e se ritieni che questo articolo per te abbia rappresentato un arricchimento personale e culturale puoi finanziare il nostro lavoro con un piccolo sostegno di 1 chf semplicemente CLICCANDO QUI.