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PATRIMONIO IMMOBILIARE DI PREGIO IN ITALIA. PERCHÉ RENDE POCO?

  • Paolo Brambilla
  • 20 Ottobre 2021

Intervista ad Andrea Corati, immobiliarista romano

Patrimonio immobiliare di pregio in Italia. Perché rende poco?

ITALIA, UN PATRIMONIO IMMOBILIARE DA RIQUALIFICARE

Indice dei Contenuti:
  • PATRIMONIO IMMOBILIARE DI PREGIO IN ITALIA. PERCHÉ RENDE POCO?
  • Intervista ad Andrea Corati, immobiliarista romano
  • Intervista ad Andrea Corati

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Nel nostro Paese una parte del patrimonio immobiliare rende poco o niente. Paradossalmente è proprio quello di fascia alta e di lusso.

Nel corso di un recente convegno in diretta streaming dal Centro Carlo Azeglio Ciampi per l’educazione monetaria e finanziaria sono state fornite cifre estremamente interessanti: gli immobili residenziali costruiti prima del 1918 sono più di 1,8 milioni, pari al 15% del totale, per 1,2 miliardi di metri quadri, circa il 30% di quanto si trova in Italia. Il valore totale di questo patrimonio immobiliare di pregio è valutato oltre 1.300 miliardi di euro. Ma se parte di questo patrimonio immobiliare di pregio rende poco o niente, come dicevamo, forse qualcosa non ha funzionato negli ultimi anni.

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Intervista ad Andrea Corati


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 Abbiamo chiesto ad Andrea Corati, immobiliarista romano, il perché di questa anomalia tutta italiana.

“Gli immobili -spiega Andrea Corati- nella maggior parte dei casi provengono da successioni e lasciti. L’Italia ha un patrimonio immobiliare immenso di enorme pregio e valore, ma vecchio e poco riqualificato. Malgrado ciò i proprietari pretendono affitti alti che non trovano riscontro sul mercato”.

Possiamo fare qualche esempio?

“Sì, facciamo l’esempio classico di un appartamento di ampia metratura (300/500 mq), posto nel centro di una grande città, frutto di una successione. Di regola l’unità abitativa non è mai stata ristrutturata e la scarsa manutenzione ha aggravato la situazione. Il nuovo proprietario deve affrontare grandi problemi di gestione, sia che voglia metter a reddito l’immobile, sia lo voglia rivendere.
Nel primo caso il ricorso all’indebitamento rischia di mettere in affanno il proprietario che teme di non rientrare della spesa.
Nel secondo caso il pericolo è di vendere sottocosto la proprietà”.

Come si può ovviare a questi aspetti?

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“Per ovviare a queste criticità è fondamentale non improvvisare, affidandosi a esperti del settore in grado di pianificare un business plan che valuti tutte le variabili prima di arrivare a formulare una soluzione.
Una possibilità potrebbe essere ad esempio il frazionamento dell’immobile con una parziale vendita che finanzi la ristrutturazione. Questa alzerà il valore delle unità messe in affitto, scongiurando anche la successiva vendita della parte di immobile di cui si è mantenuto il possesso.
Un’altra opportunità potrebbe essere quella di ristrutturare con mezzi propri, frazionare e mettere tutto in vendita per acquistare un altro immobile più facilmente gestibile”.

Si parla tanto di Ecobonus in questi mesi, che cosa ne pensa lei?
 
“Certo: la chiave di volta è sfruttare appieno gli aiuti che vengono dagli Ecobonus finanziati dall’Unione Europea. In questo momento sono molto vantaggiosi. Non sfruttarli sarebbe veramente un sacrilegio. Per questa ragione mi aspetterei che il Governo incentivasse demolizioni e ricostruzioni, anziché permettere nuove colate di cemento che violentano le nostre città rubando verde, creando traffico e periferie desolate”.


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Paolo Brambilla

Paolo Brambilla, bocconiano, ha seguito il mondo economico-finanziario per molti anni. Consigliere dell'Ordine dei Giornalisti di Lombardia, scrive di finanza, cultura e innovazione digitale su varie testate. E' direttore responsabile de La Mia Finanza green www.lamiafinanza.com e dirige l’Agenzia di stampa Trendiest Media www.trendiest.it E' editor in chief di www.assodigitale.it Rotariano, è stato Assistente del Governatore del Distretto 2041.

 


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