Passaporto Criptovalute e Mercato Unico UE: La Francia Sfida le Regole di MiCA

Il contenzioso della Francia sul passaporto MiCA e le implicazioni per il mercato unico UE
Il contenzioso istituzionale avviato dalla Francia sul passaporto previsto dal regolamento MiCA ha innescato un acceso dibattito sulle fondamenta del mercato unico europeo per i servizi cripto. La decisione dell’Autorité des Marchés Financiers (AMF) di valutare restrizioni sull’operatività degli operatori autorizzati in altri Paesi membri, in particolare per contrastare l’arbitraggio regolamentare, rappresenta una sfida diretta al principio cardine del passaporto UE, che garantisce la libera circolazione degli operatori conformi. Tale posizione mette in discussione la promessa di un sistema normativo armonizzato volto a facilitare l’accesso transfrontaliero e la coerenza regolamentare in tutto il continente.
Indice dei Contenuti:
Secondo quanto riscontrato dai documenti interni all’AMF, il confronto su possibili limitazioni è attivo da metà 2024, riflettendo la necessità di mitigare i rischi per l’integrità del mercato e la tutela degli investitori. Tuttavia, questa iniziativa ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità di un approccio frammentato all’interno di un quadro normativo che, per definizione, si applica uniformemente in tutti i 27 Stati membri.
La Francia, sostenuta da Austria e Italia, ha anche formalmente avanzato la richiesta di conferire maggiori poteri di supervisione centralizzata all’ESMA, auspicando un ruolo più determinante nella vigilanza degli operatori cripto di maggiore rilevanza paneuropea. Questa proposta intende uniformare l’applicazione delle norme e ridurre le divergenze tra le autorità nazionali, contrastando così la proliferazione di comportamenti opportunistici e garantendo un controllo più stringente sulle attività a rischio.
Il nodo centrale del contenzioso riguarda il bilanciamento tra sovranità nazionale in materia di regolamentazione finanziaria e l’effettiva realizzazione di un mercato unico digitale efficiente e integrato. Se da un lato è condivisibile l’intento di rafforzare le tutele, dall’altro è evidente il pericolo di compromettere la disciplina uniforme e di alimentare incertezze legali, con potenziali ripercussioni negative sullo sviluppo del settore cripto e sugli operatori che fanno affidamento sulla libera circolazione nel mercato europeo.
Il funzionamento del passaporto MiCA e le criticità regolamentari emerse
Il passaporto MiCA è concepito come uno strumento fondamentale per consentire agli operatori autorizzati di prestare servizi di cripto-asset in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea mediante una semplice notifica, senza dover ripetere iter autorizzativi complessi. Questo meccanismo si basa sul principio dell’armonizzazione normativa e sull’obiettivo di favorire la crescita di un mercato unico digitale efficiente e integrato.
In concreto, il regolamento stabilisce che un Crypto-Asset Service Provider (CASP) che ottiene l’autorizzazione in uno Stato membro può estendere la propria operatività in tutti gli altri Paesi UE con un iter semplificato, subordinato al rispetto di requisiti di trasparenza, condotta e tutela degli investitori.
Tuttavia, nella pratica stanno emergendo diverse criticità di interpretazione, in particolare sull’ambito di applicazione tra MiCA e il regime MiFID II, che disciplina strumenti finanziari tradizionali. La sovrapposizione normativa crea zone grigie che ampliano la possibilità di arbitraggio regolamentare, con operatori che scelgono giurisdizioni percepite come più permissive per ottenere licenze operative vantaggiose, esercitando poi attività in mercati più rigorosi senza un controllo uniforme.
Questa situazione genera problemi di coerenza applicativa tra le autorità nazionali, difficoltà di vigilanza sulle operazioni transfrontaliere e rischi concreti per la tutela degli investitori, soprattutto in relazione a prodotti cripto che possono presentarsi come strumenti finanziari mascherati.
Altro punto critico è legato alla gestione delle segnalazioni e delle eventuali misure restrittive: MiCA prevede la libera circolazione degli operatori autorizzati, ma non definisce con chiarezza procedure e competenze per contrastare attività sospette o non conformi negli Stati membri ospitanti, lasciando spazio a controversie interpretative e possibili conflitti tra regolatori nazionali.
In definitiva, il funzionamento del passaporto MiCA rivela tensioni strutturali tra apertura del mercato e necessità di tutela, rendendo urgente un intervento coordinato a livello europeo per stabilire criteri uniformi, chiarire il perimetro normativo e definire strumenti efficaci di supervisione transfrontaliera.
Proposte di rafforzamento della vigilanza ESMA e scenari futuri per gli operatori cripto
Le proposte di rafforzamento della vigilanza da parte di ESMA rappresentano una risposta strategica alle criticità evidenziate dal contenzioso francese sul passaporto MiCA. Francia, Austria e Italia spingono affinché ESMA acquisisca un ruolo di supervisione diretta sui principali operatori cripto paneuropei, con l’obiettivo di uniformare gli standard regolamentari e mitigare le discrepanze tra le diverse autorità nazionali. Un controllo centralizzato consentirebbe una gestione più efficace delle aree grigie tra MiCA e MiFID II e ridurrebbe il rischio di arbitraggio regolamentare, garantendo maggiore trasparenza e tutela degli investitori.
Tra i possibili scenari futuri, si distingue un modello di vigilanza “ibrida”: ESMA coordinerebbe le attività di controllo e gli scambi informativi, pur lasciando alle autorità nazionali la responsabilità di interventi operativi mirati. In alternativa, si ipotizza un rafforzamento diretto delle competenze di ESMA sulle decisioni di autorizzazione e sugli strumenti di enforcement, soprattutto per gli operatori con influenza sistemica a livello UE.
Per gli operatori cripto, queste evoluzioni implicano una fase di adeguamento normativa e organizzativa, con possibili aumenti dei costi di compliance e modifiche nei processi di notifica e governance transfrontaliera. I clienti potrebbero riscontrare maggiori controlli sui servizi offerti e comunicazioni più dettagliate sui rischi connessi alle attività degli operatori autorizzati.
Nel breve termine, la situazione si configura come un equilibrio delicato tra esigenze di tutela e mantenimento dell’integrità del mercato unico. In assenza di interventi coordinati e chiari, permarrebbero rischi di frammentazione e di contenziosi, mentre un potenziamento del ruolo di ESMA promette una maggiore certezza giuridica e un consolidamento della regolamentazione cripto nell’UE.
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