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Osservatori avvertono: la vendita di Bitcoin da parte del governo USA è un errore strategico

  • Redazione Assodigitale
  • 3 Dicembre 2024
Osservatori avvertono: la vendita di Bitcoin da parte del governo USA è un errore strategico

Decisione strategica della vendita di Bitcoin

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La decisione del governo degli Stati Uniti di procedere con la vendita di Bitcoin è stata accolta con forte scetticismo. Un’importante voce dissonante proviene dal Maggiore della Space Force, Jason Lowery, che ha affermato senza mezzi termini: “Non esiste un prezzo al quale abbia senso per gli Stati Uniti vendere Bitcoin”. Il valore di 1,9 miliardi di dollari attribuito alla recenti transazioni di Bitcoin è stato giudicato come un errore strategico significativo. Lowery, autore del libro Softwar: A Novel Theory on Power Projection and the National Strategic Significance of Bitcoin, ha sottolineato una precarietà nella comprensione da parte del governo riguardo al potenziale e alla rilevanza di questa tecnologia emergente.

Indice dei Contenuti:
  • Osservatori avvertono: la vendita di Bitcoin da parte del governo USA è un errore strategico
  • Decisione strategica della vendita di Bitcoin
  • Critiche degli esperti del settore
  • Implicazioni storiche e legali
  • Analisi delle recenti transazioni
  • Possibili scenari futuri per il Bitcoin negli Stati Uniti


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Lowery ha sollevato preoccupazioni riguardo alla mancanza di consapevolezza del governo sull’asset di cui dispone. Ha evidenziato che, in futuro, potrebbe esserci un tentativo di giustificare un nuovo provvedimento simile all’EO 6102, emesso nel 1933 da Franklin D. Roosevelt, volto a vietare l’accumulo di oro. Tale mossa è vista come un segnale della confusione strategica attuale, suggerendo una potenziale incapacità di trarre vantaggio dall’innovazione tecnologica rappresentata dal Bitcoin.

Nel contesto attuale, i movimenti di Bitcoin da parte degli Stati Uniti continuano a suscitare interrogativi non solo sulle motivazioni ma anche sugli eventuali piani futuri riguardanti altri asset digitali e sull’uso strategico delle risorse finanziarie nazionali.

Critiche degli esperti del settore

Le reazioni degli esperti del settore crypto riguardo alla recente decisione del governo statunitense di vendere Bitcoin sono state fortemente critiche e devono essere analizzate con attenzione. Tra le voci più prominenti, il CEO di Coinbase, Brian Armstrong, ha messo in dubbio l’intelligenza strategica della mossa del governo, affermando che sebbene ci sia consapevolezza generale sulla scarsa competenza delle istituzioni governative in materia di criptovalute, “painfully obvious” è che tale scelta potrebbe essere un errore irreversibile. Armstrong ha sottolineato che un eventuale vendita di Bitcoin porterebbe a un immediato assorbimento dell’offerta da parte del mercato.

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In aggiunta, l’educatore nel campo delle criptovalute Toby Cunningham ha messo in evidenza le potenziali conseguenze dannose di questa decisione, avvertendo che il mercato potrebbe reagire violentemente a una vendita governativa, mangiando istantaneamente l’offerta disponibile. Anche un altro analista ha insinuato che la giunta attuale, guidata da Joe Biden, possa operare danni irreparabili alle politiche economiche relative alle criptovalute prima della scadenza del suo mandato.

Nonostante le speculazioni sulla possibilità che le recenti transazioni siano in realtà azioni di custodia e non vendite effettive, la mancanza di chiarezza nella comunicazione ha alimentato preoccupazioni tra i leader del settore. Esiste un consenso generale sul fatto che la mancanza di strategie informate da parte del governo possa compromettere non solo la stabilità dei prezzi di Bitcoin ma anche l’intero ecosistema delle criptovalute.

Implicazioni storiche e legali

L’azione del governo statunitense di vendere Bitcoin solleva importanti questioni legate alla storia del diritto economico e alla regolamentazione degli asset. Il riferimento all’EO 6102, emesso nel 1933 e volto a proibire l’accumulo di oro, è emblematico delle ripercussioni legali e politiche che una decisione del genere potrebbe innescare. Il timore è che analoghe misure possano essere adottate per limitare o controllare il possesso di criptovalute, riflettendo un clamoroso passo indietro rispetto ai progressi compiuti in termini di libertà economica e innovazione tecnologica.

La questione legale non riguarda soltanto il controllo sulle risorse digitali, ma si estende anche all’interpretazione delle normative attuali in materia di beni e valute. La potenziale vendita di Bitcoin potrebbe portare a nuovi dibattiti sullo status giuridico del Bitcoin e sulle modalità attraverso cui il governo intende gestire gli asset digitali confiscati. Questa situazione pone i responsabili politici di fronte a una sfida: devono bilanciare la necessità di regolamentare il mercato con la necessità di promuovere un ambiente di crescita per l’innovazione tecnologica e l’economia digitale.

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Inoltre, eventuali precedenti stabiliti con questa decisione potrebbero avere un impatto duraturo sulle strategie future del governo riguardo alle criptovalute. L’adozione di politiche che penalizzano o limitano il possesso di Bitcoin potrebbe portare a un clima di incertezza giuridica, scoraggiando investitori nazionali e internazionali dall’entrare nel settore crypto, minando così gli sforzi di innovazione e di sviluppo economico a lungo termine.

Analisi delle recenti transazioni

Le recenti transazioni effettuate dal governo degli Stati Uniti riguardanti Bitcoin hanno sollevato un acceso dibattito tra analisti e osservatori di mercato. Il 2 dicembre, circa 19,800 BTC, pari a circa 1,9 miliardi di dollari, sono stati trasferiti a un indirizzo su Coinbase Prime. Secondo Gabor Gurbacs, stratega di Tether, questi movimenti potrebbero non riflettere una vera e propria vendita, ma piuttosto una strategia di consolidamento o aggiornamento degli indirizzi. Gurbacs ha affermato che manchiamo di informazioni certe, sottolineando che non esistono dati ufficiali riguardo a eventuali aste o vendite programmate.

D’altra parte, i dati forniti dall’analisi di Spot On Chain suggeriscono che il governo degli Stati Uniti potrebbe detenere circa 183,850 BTC, basandosi su indirizzi noti, il che equivale a un valore approssimativo di 17,7 miliardi di dollari in Bitcoin. Questa contabilizzazione interessa non solo gli investitori ma anche i politici, che devono ponderare le implicazioni di una vendita su larga scala di asset così significativi.

Tra gli esperti, Julio Moreno, capo della ricerca presso CryptoQuant, ha ipotizzato che durante il recente trasferimento solo un segmento di Bitcoin, pari a 10,000 BTC, sia stato effettivamente venduto, mentre la restante quantità potrebbe essere stata destinata a un nuovo indirizzo. Tuttavia, le azioni immediate del mercato sono state significative: il prezzo di Bitcoin ha subito una flessione di quasi il 3%, scendendo a 94,500 dollari, contestualmente ai trasferimenti. Questo comportamento del mercato evidenzia la vulnerabilità e la sensibilità dei prezzi degli asset digitali in risposta a mosse governative, richiamando l’attenzione su aspetti più ampi riguardanti l’interazione tra governo e criptovalute.

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Ciò che emerge è un quadro complesso, in cui le recenti transazioni di Bitcoin da parte del governo statunitense non solo destano preoccupazioni strategiche, ma pongono anche interrogativi sulle reali motivazioni dietro tali scelte e sulle loro conseguenze in un contesto economico sempre più interconnesso e volatile.

Possibili scenari futuri per il Bitcoin negli Stati Uniti

Le recenti scelte del governo degli Stati Uniti riguardo alla gestione del Bitcoin suscitano interrogativi significativi sulle direzioni future che potrebbe prendere la criptovaluta nel contesto economico nazionale e internazionale. Il governo, attualmente in possesso di circa 183,850 BTC, potrebbe riconsiderare la sua strategia d’approccio alla criptovaluta, ponendo l’accento su un utilizzo più lungimirante e ponderato di tale asset.

Le dichiarazioni di esperti come Jason Lowery e Brian Armstrong mettono in evidenza che vendere una quantità significativa di Bitcoin potrebbe portare non solo a oscillazioni immediate del mercato, ma anche a un deterioramento della reputazione degli Stati Uniti nel campo delle criptovalute. Con l’interesse crescente per le soluzioni basate su blockchain e l’adozione di criptovalute a livello globale, la strategia sul Bitcoin potrebbe evolversi verso un approccio più integrato e strategico.

Nel lungo termine, una gestione proattiva del portafoglio di Bitcoin da parte del governo potrebbe tradursi in politiche più favorevoli per i settori dell’innovazione, della tecnologia e del fintech. La possibilità di utilizzare i Bitcoin in modo mirato per promuovere iniziative economiche avrebbe il potenziale di rafforzare la posizione degli Stati Uniti come leader nel settore delle criptovalute. Tuttavia, la fragilità della situazione attuale e le pressioni politiche potrebbero influenzare decisamente il futuro delle criptovalute nel paese, accrescendo l’incertezza su quali misure normative potrebbero essere introdotte in risposta ai cambiamenti di mercato.

In ultima istanza, il modo in cui il governo degli Stati Uniti gestirà i propri Bitcoin non solo influenzerà il mercato domestico delle criptovalute, ma potrebbe anche avere ripercussioni su scala globale, definendo nuovi standard e pratiche per il rapporto tra governi e asset digitali.


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