Oro importato dalla Svizzera senza dazi: la nuova decisione di Trump per il commercio internazionale

nessun dazio sull’oro importato dalla svizzera: le dichiarazioni di trump
Donald Trump ha chiarito la posizione americana riguardo l’imposizione di dazi sull’oro importato dalla Svizzera, smentendo l’ipotesi avanzata dalla dogana statunitense, che aveva paventato una tassazione su lingotti d’oro standard da un chilo e 100 once. Questa conferma arriva a pochi giorni da una fase di incertezza che aveva causato un brusco rallentamento delle esportazioni di oro dalla Confederazione verso gli Stati Uniti, con conseguenti ripercussioni sull’intero settore della raffinazione, in particolare nel Canton Ticino.
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La decisione di non applicare dazi rappresenta un sollievo significativo per il mercato svizzero, duramente colpito dalla precedente introduzione di una sovrattassa del 39% su altri prodotti importati negli Usa. Il presidente ha sottolineato che l’oro continuerà a essere escluso dalle tariffe commerciali, consolidando il ruolo chiave della Svizzera nell’approvvigionamento globale di metallo prezioso e scongiurando distorsioni nei flussi commerciali che avrebbero potuto minacciare la stabilità del sistema finanziario internazionale.
Quest’ultima dichiarazione dopo mesi di tensione apre nuovamente la fase di normalizzazione negli scambi e permette di evitare strategie di deviazione del mercato verso altri hub, come Londra, che avevano iniziato a diffondersi durante il periodo di incertezza. In questo contesto si conferma come decisiva l’interazione tra politiche commerciali e la gestione dei mercati dei metalli preziosi a livello globale.
impatto sui mercati e sui flussi di metalli preziosi
L’annuncio di Donald Trump ha avuto immediate ripercussioni positive sui mercati dell’oro, che nelle ore precedenti avevano mostrato segni di nervosismo con una perdita oltre il 2,5%. La notizia dell’esclusione dei lingotti svizzeri dall’imposizione di dazi ha rilanciato la fiducia degli operatori, favorendo un parziale recupero dopo la flessione registrata.
Il blocco temporaneo delle spedizioni di oro dalla Svizzera verso gli Stati Uniti aveva causato una significativa distorsione nei flussi di metalli preziosi, costringendo diverse raffinerie a sospendere le esportazioni per evitare conseguenze economiche pesanti. La conferma che l’oro rimane esente da tariffe evita l’aumento dei costi logistici e doganali, fondamentale per mantenere la fluidità dei traffici tra i principali centri mondiali di raffinazione e il mercato americano.
Questa stabilità nei flussi è cruciale per il settore, dato che l’oro ha un ruolo strategico nei sistemi di copertura tramite future e contratti derivati sul Comex. Un incremento dei dazi avrebbe inevitabilmente complicato tali operazioni, spingendo i volumi fuori dagli Stati Uniti e minacciando la posizione di New York come hub centrale per il commercio di oro fisico e finanziario. Il nuovo corso annunciato consente, quindi, di evitare una frammentazione del mercato e di preservare la sua efficienza operativa su scala globale.
implicazioni per il mercato globale e le prossime mosse della fed
Le ripercussioni dell’esclusione dei dazi sull’oro importato dalla Svizzera si estendono ben oltre il singolo mercato nazionale, coinvolgendo dinamiche fondamentali dell’intero sistema finanziario globale. L’oro, infatti, riveste un ruolo imprescindibile nel funzionamento dei mercati dei metalli preziosi, in particolare attraverso i contratti future negoziati sul Comex. La possibilità di importare lingotti fisici senza costi aggiuntivi mantiene la fluidità necessaria per regolare tali contratti, evitando tensioni che avrebbero potuto indebolire la posizione di New York come centro nevralgico del commercio aurifero.
In assenza di dazi, il mercato continuerà a beneficiare della competitività e dell’efficienza garantite dalla Svizzera, fulcro strategico della raffinazione e distribuzione internazionale di oro. La decisione americana scongiura inoltre possibili spostamenti verso altri hub, come Londra, che avrebbero potuto alterare la geografia commerciale e aumentare i costi di transazione.
Sul fronte macroeconomico, l’attenzione degli investitori si concentra ora sull’andamento dell’inflazione statunitense, fattore chiave per le future decisioni della Federal Reserve in tema di politica monetaria. L’indice dei prezzi al consumo di luglio, atteso con un incremento stimato al 2,8% su base annua, sarà determinante per valutare la possibilità di ulteriori tagli dei tassi di interesse. Un’inflazione contenuta potrebbe favorire un atteggiamento accomodante della Fed, condizione che sostiene storicamente la domanda dell’oro come bene rifugio e protezione dal rischio monetario.
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