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OPYN / IPSOS: AI e Credit Management: tra promesse e realtà, il futuro passa dall’equilibrio uomo-macchina

  • Michele Ficara Manganelli ✿
  • 27 Giugno 2025

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Solo un’azienda italiana su quattro utilizza davvero l’intelligenza artificiale nella valutazione del merito creditizio. Una fotografia in chiaroscuro emerge dalla prima ricerca italiana dedicata all’adozione dell’AI nel credit management, condotta da IPSOS e promossa da Opyn. Le banche corrono, le imprese arrancano. E il nodo resta uno: l’equilibrio tra algoritmi e giudizio umano.

Indice dei Contenuti:
  • OPYN / IPSOS: AI e Credit Management: tra promesse e realtà, il futuro passa dall’equilibrio uomo-macchina
  • AI e credito: una rivoluzione ancora a metà
  • Un mercato in espansione: AI e fintech verso la convergenza
  • Visione al 2030: AI, giudizio umano e sostenibilità del credito
  • AI non sostituirà l’uomo, ma chi saprà usarla meglio.


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Il credito aziendale in Italia si trova di fronte a un bivio: da un lato l’urgenza dell’innovazione, dall’altro la cautela di un tessuto imprenditoriale ancora ancorato a dinamiche tradizionali. È quanto emerge dalla prima indagine italiana sull’applicazione dell’Intelligenza Artificiale nel credit management, presentata da Opyn, fintech italiana leader nei servizi di Lending-as-a-Service, in collaborazione con Ipsos.

Lo studio, che ha coinvolto oltre 70 CFO e responsabili finanziari di aziende italiane e 13 istituzioni finanziarie tra cui banche e fintech, offre un’analisi dettagliata di un mercato in piena trasformazione. Se da un lato l’89% delle imprese dichiara di avere almeno avviato sperimentazioni con l’AI, solo il 27% la applica in modo concreto alla valutazione del merito creditizio. Un dato che stona con l’adozione ben più avanzata da parte delle banche, dove l’AI è già impiegata per onboarding, analisi del rischio, antiriciclaggio e prevenzione frodi.

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“Il futuro della gestione del credito sarà ibrido – sottolinea Antonio Lafiosca, COO e co-fondatore di Opyn – dove algoritmi potenti e controllo umano dovranno convivere per garantire affidabilità, trasparenza e fiducia.”

Secondo la ricerca, tra le imprese che già impiegano l’AI per la valutazione del credito, solo il 16% lo fa con competenze interne. L’11% invece si affida a provider esterni. Ma la vera cesura riguarda la cultura del rischio e la frequenza del monitoraggio: le banche aggiornano i rating anche quotidianamente, mentre solo due terzi delle imprese effettuano controlli regolari – e solo sui nuovi clienti.

La presentazione dell’indagine è stata anche l’occasione per riflettere sul futuro: il mercato dell’AI nel credito alle imprese, secondo il Business Research Company, raggiungerà 29,58 miliardi di dollari nel 2029, con un tasso di crescita del 26,3% annuo. Ma in questo scenario ad alta velocità, l’Italia si muove ancora con il freno a mano tirato.


AI e credito: una rivoluzione ancora a metà

Il cuore della ricerca firmata Opyn-Ipsos batte su una dissonanza evidente: le potenzialità dell’AI sono chiare a tutti, ma la loro adozione effettiva nel credit management resta limitata. Le imprese italiane, pur consapevoli del valore della tecnologia, si scontrano con resistenze culturali e limiti organizzativi.

“L’IA offre un enorme potenziale per trasformare il settore del credito – ha spiegato Monica Mantovani, Client Officer di Ipsos – velocizzando operazioni ricorrenti e liberando risorse per attività strategiche. Ma è fondamentale garantire la trasparenza dei processi ed evitare che l’intelligenza artificiale diventi una black box.”

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Un altro dato significativo riguarda la percezione dell’AI: il 49% delle aziende non ha un’idea chiara del suo impatto sull’accesso al credito. Il 40% teme che l’automazione possa ridurre le possibilità di finanziamento, mentre solo l’11% si aspetta un ampliamento.

Le banche, al contrario, hanno ormai pienamente integrato i modelli di AI nei flussi di valutazione: non solo per i nuovi clienti, ma anche attraverso un monitoraggio continuo e proattivo della clientela esistente. In questo senso, il settore bancario è in anticipo di almeno 3-5 anni rispetto al tessuto imprenditoriale.


Un mercato in espansione: AI e fintech verso la convergenza

Il 2024 è stato un anno record per l’intelligenza artificiale in Italia. Secondo i dati dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience del Politecnico di Milano, il mercato ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, con una crescita del +58% rispetto al 2023. Di questo valore, il 43% è generato da progetti di Generative AI – come chatbot e content generation – mentre il resto è costituito da soluzioni più classiche.

Ma il comparto più in fermento resta il credit management, anche grazie all’espansione delle piattaforme fintech. Camilla Cionini Visani, Direttrice di ItaliaFintech, ha sottolineato: “L’intelligenza artificiale sta ormai plasmando anche il settore fintech. L’equilibrio tra efficienza tecnologica e supervisione umana sarà la chiave del prossimo decennio”.

Opyn, tra i protagonisti italiani del Lending-as-a-Service, ha giocato un ruolo pionieristico. Con oltre 10 anni d’esperienza, la società ha introdotto nel 2022 Opyn Pay Later, primo servizio Buy Now Pay Later B2B in Italia. La piattaforma Opyn Universe permette oggi a imprese e merchant di offrire rateizzazioni digitali flessibili, in store o online, con un modello tecnologico scalabile e sicuro.

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Visione al 2030: AI, giudizio umano e sostenibilità del credito

Guardando al futuro, la grande sfida sarà armonizzare l’intelligenza artificiale con la dimensione etica, giuridica e relazionale del credito. In un contesto dove la fiducia è ancora il motore principale delle relazioni economiche, l’automazione totale è vista con sospetto.

“Le basi per l’adozione di AI sono processi omnicanale, dati strutturati e competenze adeguate – ha affermato Sara Zagaria, Direttrice dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience – senza questi pilastri l’AI non si tradurrà in valore reale né per il business né per il cliente.”

Non sorprende, quindi, che tutte le banche e aziende intervistate abbiano dichiarato di affidare ancora la decisione finale a un essere umano. L’AI diventa dunque uno strumento, non un sostituto. L’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di passare dalla fase sperimentale a un’adozione matura e diffusa, fondata su modelli di responsabilità condivisa.

Come ha ben sintetizzato Fabrizio Pallini, Vicepresidente di ACMI e Credit Manager di Hilti: “La tecnologia è già pronta. Ora tocca alle aziende sviluppare la cultura e le competenze per utilizzarla con intelligenza e criterio”.


AI non sostituirà l’uomo, ma chi saprà usarla meglio.

La partita del credito si gioca oggi tra l’inerzia del passato e le promesse di un futuro data-driven. Opyn e Ipsos hanno acceso i riflettori su una transizione già iniziata: ora spetta a imprese e istituzioni finanziare scrivere il prossimo capitolo, con coraggio, competenza e visione.

 


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Bitcoiner Evangelist, portatore sano di Ethereum e Miner di crypto da tempi non sospetti. Sono a dir poco un entusiasta della vita, e già questo non è poco. Intimamente illuminato dalla Cultura Life-Hacking, nonchè per sempre ed indissolubilmente Geek, giocosamente Runner e olisticamente golfista. #senzatimore è da decenni il mio hashtag e significa il coraggio di affrontare l'ignoto. Senza Timore. Appunto

 


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