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  • AI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

OpenAI Yahoo Perplexity scelgono Chrome come browser preferito per innovazione e performance avanzate

  • Redazione Assodigitale
  • 26 Aprile 2025
OpenAI Yahoo Perplexity scelgono Chrome come browser preferito per innovazione e performance avanzate

Perché Chrome è strategico per motori di ricerca e intelligenza artificiale

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Il browser web Chrome rappresenta una risorsa strategica di primaria importanza per qualsiasi azienda operante nel settore dei motori di ricerca e dell’intelligenza artificiale. La sua diffusione globale, stimata con una quota di mercato di circa due terzi, lo rende il veicolo ideale per garantire un accesso immediato e massiccio a miliardi di utenti, favorendo così la promozione di servizi di ricerca e di soluzioni AI integrate. Google sfrutta questa posizione dominante plasmando Chrome come strumento principale per veicolare la propria Ricerca predefinita, un vantaggio competitivo che deriva da anni di sviluppo e un profondo radicamento nella vita digitale degli utenti.

Indice dei Contenuti:
  • OpenAI Yahoo Perplexity scelgono Chrome come browser preferito per innovazione e performance avanzate
  • Perché Chrome è strategico per motori di ricerca e intelligenza artificiale
  • I potenziali acquirenti di Chrome: OpenAI, Perplexity e Yahoo
  • Le sfide tecniche e legali nella possibile vendita di Chrome


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La rilevanza di Chrome va oltre la semplice funzione di browser: possedere una piattaforma con un bacino utenti così ampio consente di promuovere qualunque prodotto o servizio, amplificando in modo esponenziale visibilità e applicazioni in ambito digitale. In particolare, per le aziende attive nell’intelligenza artificiale, Chrome rappresenta un’opportunità irripetibile per posizionarsi sul mercato, accedendo direttamente a un pubblico globale senza precedenti. La centralità del browser permette non solo di consolidare la posizione nei motori di ricerca ma anche di creare un ecosistema con funzionalità intelligenti in grado di trasformare radicalmente l’esperienza utente.

Risulta evidente che il controllo su Chrome significhi detenere una piattaforma chiave per la distribuzione su scala mondiale di innovazioni digitali e servizi avanzati, portando chiunque lo possieda ad acquisire un vantaggio competitivo difficilmente replicabile.

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I potenziali acquirenti di Chrome: OpenAI, Perplexity e Yahoo


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Se Chrome dovesse essere ceduto, la lista dei potenziali acquirenti include alcuni tra i più rilevanti protagonisti dell’ecosistema tecnologico, in particolare quelli che operano nel settore dell’intelligenza artificiale e dei motori di ricerca. Tra questi emergono con forza OpenAI, Perplexity e Yahoo, realtà che vedono nel browser non solo uno strumento per accedere a una vasta base utenti, ma una piattaforma strategica per rafforzare la loro presenza e scalare rapidamente l’adozione delle proprie tecnologie.

OpenAI si distingue come uno dei candidati più interessati. Già integrando funzionalità di ricerca web direttamente in ChatGPT, OpenAI ambisce ad ampliare ulteriormente la propria diffusione attraverso un browser tra i più utilizzati al mondo. Possedere Chrome significherebbe poter offrire un accesso diretto ai suoi servizi di intelligenza artificiale a miliardi di utenti, ponendosi sullo stesso piano competitivo di Google, un traguardo fondamentale per un’azienda nata come sfidante nel settore.

Perplexity, anch’essa attiva nello sviluppo di sistemi di ricerca basati sull’intelligenza artificiale, vede in Chrome la chiave per incrementare la propria visibilità e la capacità di raccolta dati. Lo sviluppo di un proprio browser suggerisce una volontà di controllo totale sull’esperienza utente, ma l’acquisizione di Chrome rappresenterebbe un’operazione capace di accelerare in modo consistente la crescita e l’efficacia delle sue soluzioni, grazie all’immediatezza dell’accesso a un pubblico globale.

Yahoo, dal canto suo, ha mostrato interesse in questa operazione come leva fondamentale per riaffermare la propria presenza sul mercato. Lo sviluppo interno di un browser non è sufficiente per riguadagnare un’utenza significativa in tempi brevi, mentre l’acquisto di Chrome permetterebbe a Yahoo di raggiungere immediatamente un bacino di utenti vastissimo, ampliando l’impatto dei propri servizi e potenzialmente rivitalizzando il brand in un settore sempre più competitivo. L’azienda conta sul supporto finanziario di Apollo Global Management per affrontare una spesa considerevole, necessaria per una simile acquisizione.

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Il valore economico di Chrome è stimato in decine di miliardi di dollari. Secondo le testimonianze raccolte nel processo, il prezzo potrebbe oscillare fino a 50 miliardi, una cifra che riflette l’importanza capitale di questa piattaforma nell’ecosistema digitale globale. Nonostante l’entità dell’investimento, le potenziali ricadute strategiche sono tali da motivare questi attori a considerare seriamente l’acquisto, consapevoli del vantaggio competitivo quasi esclusivo dato dall’accesso diretto a miliardi di utenti in tutto il mondo.

Le sfide tecniche e legali nella possibile vendita di Chrome

Il processo di possibile vendita di Chrome si scontra con numerose e complesse sfide sia di natura tecnica che legale, che rendono difficile immaginare una semplice cessione del browser a terzi. Uno dei principali ostacoli riguarda l’estrema integrazione di Chrome con l’intero ecosistema Google, che include servizi chiave come la navigazione sicura, la gestione delle password, l’aggiornamento automatico e numerose funzioni di sicurezza che si basano su infrastrutture condivise proprietarie. Tale livello d’integrazione non è replicabile facilmente da un’altra azienda senza un significativo investimento in tempo, risorse e know-how, elementi che contribuiscono a valorizzare ancor di più Chrome come asset esclusivo di Google.

Parisa Tabriz, Direttore Generale di Google Chrome, ha sottolineato come il browser sia il risultato di oltre 17 anni di sviluppo continuativo e collaborativo, rafforzando l’idea che la “districabilità” di Chrome dal resto dell’ecosistema Google risulti senza precedenti e praticamente impraticabile. Le funzionalità essenziali, come le notifiche di password compromesse e la protezione dalle minacce web, sono strettamente collegate alla capacità di Google di integrare dati e tecnologie proprietarie, un vantaggio competitivo che non si trasferirebbe semplicemente con la cessione del codice o del browser in sé.

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Un ulteriore elemento di complessità deriva dal codice sorgente utilizzato da Chrome, basato su Chromium: Google contribuisce con oltre il 90% del codice al progetto open source dal 2015, investendo centinaia di milioni di dollari ogni anno. Questo crea un vincolo tecnico e commerciale che si riflette anche nel contesto legale, dove il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti non solo richiede la vendita del browser, ma chiede anche a Google di condividere i dati raccolti con concorrenti e di eliminare accordi di pagamento che garantiscono a Google il posizionamento predefinito nei browser di terzi, come Safari di Apple.

La potenziale imposizione di tali restrizioni da parte del DOJ potrebbe modificare radicalmente le dinamiche di mercato, limitando l’efficacia di Google nell’imporre il proprio motore di ricerca come predefinito e aprendo scenari di competizione più equilibrata. Tuttavia, in termini tecnici, sviluppare o mantenere un browser che offra le stesse prestazioni, sicurezza e integrazione presenti in Chrome rappresenta una sfida monumentale per chiunque altro, confermando la complessità di gestire una transizione di questo tipo.

La complessità legale si aggiunge alla difficoltà tecnica. Ottenere l’approvazione per la vendita di un prodotto così strategico implica la definizione di termini stringenti per evitare che l’operazione finisca per consolidare o spostare semplicemente un monopolio a un altro attore del mercato. La valutazione economica, che oscilla attorno a valori tra decine e persino cinquanta miliardi di dollari come stimato nel processo, testimonia anche la posta in gioco altissima, che potrebbe condizionare non solo il settore dei motori di ricerca e dei browser, ma l’intero mercato digitale globale.


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