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Ondate di calore in Europa causano il 95% dei decessi legati a eventi estremi climatici

  • Redazione Assodigitale
  • 19 Agosto 2025
Ondate di calore in Europa causano il 95% dei decessi legati a eventi estremi climatici

Impatti del cambiamento climatico sulla salute

Il cambiamento climatico presenta numerosi rischi per la salute umana, aggravando in modo significativo le problematiche legate alle ondate di calore. Le evidenze scientifiche dimostrano che le ondate di calore hanno registrato un aumento in termini di frequenza, intensità e durata a partire dal 2000, un fenomeno collegato in modo diretto al riscaldamento globale. Secondo i report dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), questi eventi estremi hanno portato a un’impennata delle temperature, con un conseguente impatto diretto sulla salute pubblica. Durante le ondate di calore, il corpo umano fatica a mantenere una temperatura interna stabile, risultando così vulnerabile a malformazioni termiche, disidratazione e aggravamento di patologie preesistenti, in particolare quelle cardiovascolari e respiratorie.

Le statistiche sono allarmanti: per esempio, durante le ondate di calore, il Portogallo ha sperimentato un aumento del 19% nei ricoveri ospedalieri, mentre la Francia ha visto raddoppiare le visite al pronto soccorso per malattie correlate al calore. La combinazione di stress termico e inquinamento atmosferico esacerba ulteriormente i rischi per la salute, contribuendo a un aumento della mortalità legata a problemi cardiovascolari e respiratori. In questo contesto, l’EEA sottolinea che anche esposizioni brevi a sostanze inquinanti, come l’ozono troposferico, possono causare irritazione del sistema respiratorio e compromettere la funzionalità polmonare.

Numero crescente di decessi legati al calore

Secondo l’EEA, le ondate di calore già significativamente letali stanno continuando a rappresentare una minaccia crescente per la popolazione europea. Nel solo 2022, si stima che circa 70.000 decessi siano stati attribuiti a temperature estreme, un dato che ha colpito in particolare le aree mediterranee. Gli eventi estremi del 2023 hanno visto oltre 47.000 persone perdere la vita a causa del calore. L’agenzia mette in evidenza come queste morti siano correlate all’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi, legati all’aumento della temperatura globale e al cambiamento climatico. Inoltre, si osserva che il numero di giorni caldi e notti tropicali è destinato ad aumentare in modo significativo, aggravando ulteriormente la situazione.

Le stime del futuro preoccupano gli esperti: si prevede che dal 2060 in poi, i decessi legati al calore potrebbero crescere in modo esponenziale nei paesi meridionali dell’Europa, già ora tra i più colpiti. La situazione è tanto più grave poiché i gruppi vulnerabili, quali anziani, bambini e persone con condizioni di salute precarie, sono particolarmente suscettibili agli effetti del calore estremo. L’EEA sottolinea che, nel contesto urbano, il 46% degli ospedali e il 43% delle scuole europee si trovano in zone più calde rispetto alla media regionale, suggerendo una chiara necessità di una strategia di mitigazione efficace. Ad oggi, la reazione delle istituzioni è considerata insufficiente e inadeguata rispetto alle sfide crescenti che il clima estrema rappresenta per la salute pubblica.

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Vulnerabilità delle popolazioni a rischio

Le ondate di calore mettono in evidenza la vulnerabilità di diverse fasce della popolazione, amplificando il rischio per coloro che si trovano già in condizioni di salute precarie. Tra i gruppi più a rischio figurano anziani, bambini, donne in gravidanza e lavoratori all’aperto. Queste categorie sono particolarmente suscettibili agli effetti diretti del calore, poiché la loro capacità di termoregolazione è generalmente compromessa. Secondo l’EEA, la crescente incidenza di temperature estreme pone una sfida considerevole per la salute pubblica in Europa, accentuando ora più che mai l’urgenza di interventi mirati per garantire la sicurezza e il benessere di queste popolazioni vulnerabili.

Un fenomeno preoccupante riguarda la distribuzione urbana degli spazi verde. Nei contesti metropolitani, ustioni termiche e stress idrico colpiscono in modo sproporzionato coloro che vivono in aree con scarsa disponibilità di aree verdi. Infatti, l’EEA riporta che il 46% degli ospedali e il 43% delle scuole risiedono in zone con temperature media di almeno 2 °C superiori rispetto al resto della regione, evidenziando una carenza di spazi verdi che potrebbero mitigare le temperature e fornire un rifugio dal calore. Questi dati pongono in evidenza la necessità di strategie di pianificazione urbana che integrino una maggiore presenza di vegetazione per attenuare l’impatto delle ondate di calore.

Inoltre, l’interazione tra il calore estremo e le malattie respiratorie e cardiovascolari solleva preoccupazioni per la salute pubblica. Le persone affette da patologie preesistenti, come l’asma e altre malattie croniche, trovano le loro condizioni aggravate dalle elevatissime temperature, aumentando la pressione sui servizi sanitari. L’EEA sottolinea dunque l’importanza di adottare misure preventive, inclusi piani di emergenza e campagne informative, per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione dalle conseguenze gravi delle ondate di calore, sottolineando che il tempo per l’azione è ora.

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Impatti economici e infrastrutturali delle ondate di calore

Le ondate di calore non hanno solo impatti diretti sulla salute, ma comportano anche severe conseguenze economiche e infrastrutturali. L’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) stima che le perdite economiche derivanti dalle ondate di calore ammontano attualmente a circa lo 0,5% del prodotto interno lordo (PIL) annuale dell’Europa. Proiezioni suggeriscono che questa cifra potrebbe salire sopra il 3% nei paesi del sud dell’Europa entro il 2060, territori già duramente colpiti dal cambiamento climatico. Questo incremento è attribuibile a diversi fattori, tra cui la diminuzione della produttività lavorativa e il deterioramento delle infrastrutture, in particolare di quelle di trasporto, che sono vulnerabili alle elevate temperature.

I lavoratori all’aperto e in ambienti non climatizzati sono tra i più colpiti, poiché l’innalzamento delle temperature compromette sia le prestazioni fisiche che le funzioni cognitive. Le ondate di calore, infatti, influiscono negativamente sulla capacità di concentrazione e sull’efficienza lavorativa, portando a maggiori assenze e ridotta produttività. In ambito sanitario, l’EEA ha evidenziato un aumento esponenziale delle richieste di ricovero e assistenza medica durante le ondate di calore, rappresentando un onere significativo per i sistemi sanitari già sotto pressione.

Oltre agli impatti diretti sull’economia, il cambiamento climatico colpisce anche l’infrastruttura energetica. Con l’aumento della domanda di raffreddamento e climatizzazione, i sistemi energetici vengono messi a dura prova, aumentando il rischio di blackout e interruzioni del servizio. La vulnerabilità delle reti di trasporto è evidente: strade e binari possono subire danni a causa delle elevate temperature, richiedendo investimenti significativi in manutenzione e ripristino. In questo contesto, la mancanza di preparazione e resilienza delle infrastrutture rappresenta una sfida cruciale che richiede un’adeguata pianificazione e investimenti strategici.

Politiche e preparazione per affrontare il calore estrema

Negli ultimi anni, il riconoscimento del rischio rappresentato dalle ondate di calore ha portato molti stati europei a considerare misure di emergenza per affrontare le conseguenze sanitarie e sociali di tali eventi estremi. Attualmente, secondo l’EEA, ben 21 dei 38 paesi della regione hanno implementato piani d’azione volti a gestire l’impatto del calore sulla salute pubblica. Nonostante questi progressi, la pianificazione appare insufficiente rispetto all’entità della crisi imminente e alla crescente frequenza delle ondate di calore.

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È importante notare che le politiche attuate sono frequentemente correlate a problematiche come le malattie cardiovascolari e respiratorie. Tuttavia, l’EEA evidenzia che, sebbene i piani esistano, la loro attuazione rimane eterogenea e inadeguata a fronteggiare il potenziale elevato di mortalità e morbidità legato al caldo estremo. Le difficoltà operative si manifestano in vari fronti; ad esempio, il numero limitato di spazi verdi nelle aree urbane riduce la capacità di mitigazione del microclima, ostacolando gli sforzi per migliorare le condizioni di vita in contesti altamente urbanizzati.

Inoltre, il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia delle politiche adottate è un aspetto fondamentale che deve essere rafforzato. Solo un approccio basato su dati e analytics consentirà di avere risposte tempestive e strategie efficaci. Si stima che le ondate di calore non solo aumenteranno in frequenza ma diventeranno anche più intense, rendendo urgente una revisione delle attuali politiche di emergenza. Le amministrazioni locali devono essere dotate di risorse adeguate per attuare piani di sensibilizzazione, informare i cittadini dei rischi e promuovere comportamenti proattivi per affrontare le temperature estreme.

Allo stesso tempo, la collaborazione tra diversi settori – dalla salute pubblica al governo locale fino alle organizzazioni non governative – è necessaria per sviluppare una rete di supporto efficiente che garantisca continuare a funzionare nei momenti di picco di temperature. In tale contesto, incentivare la creazione di aree verdi e promuovere l’educazione ambientale saranno passi cruciali per ridurre la vulnerabilità delle comunità. Queste azioni rappresentano non solo misure di adattamento, ma anche investimenti strategici per il futuro, contribuendo a costruire città resilienti di fronte alle sfide climatiche crescenti.

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