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Nuovi libri digitali a scuola vietati per legge, si ritorna alle origini con il testo cartaceo, una brutta storia italiana

  • Redazione Assodigitale
  • 23 Luglio 2013
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Gli eBook non verranno impiegati nelle scuole. La decisione è stata presa qualche giorno fa dal nuovo ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.

Il bello è che così viene completamente cancellata l’indicazione del precedente ministro, Alessandro Profumo.

Facciamo un passo indietro. Nel mese di Marzo di quest’anno il ministro Profumo aveva firmato un decreto che rendeva obbligatorio l’introduzione per l’anno 2014-2015 dei libri digitali nelle scuole. Perciò negli zaini dei ragazzi i vecchi libri di carta avrebbero fatto spazio ai moderni tablet o ebook reader. Ovviamente anche i professori si sarebbero dovuti adattare a quella che sembrava una rivoluzione copernicana nel mondo della scuola.

Ciò avrebbe permesso un notevole risparmio nelle tasche delle famiglie degli studenti, visto il maggiore risparmio sull’acquisto dei libri. Infatti il ministero sottolineava in una nota come “i risparmi ottenuti potranno essere utilizzati dalle scuole per dotare gli studenti dei supporti tecnologici necessari (tablet, PC/portatili) ad utilizzare al meglio i contenuti digitali per la didattica e l’apprendimento”. Già in alcune classi elementari si era partiti con una sorta di sperimentazione per valutare l’efficacia di questa novità. Ma in questi casi non sempre tutti sono d’accordo.

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Così l’associazione nazionale degli editori mostrava le sue perplessità in merito ad una novità che inevitabilmente avrebbe finito per danneggiare gli stessi editori: “Il decreto, secondo i componenti della filiera, oltre a non tenere conto delle indicazioni del Parlamento, volte ad assicurare equilibrio, misura e gradualità, e a non limitare l’autonomia delle scuole e il principio costituzionale della libertà di insegnamento, non considera in alcun modo l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, Wi-Fi, dotazioni tecnologiche, …). Inoltre, le disposizioni firmate da Profumo non prevedono (come succede normalmente negli altri paesi che analogamente affrontano il tema della digitalizzazione nelle scuole) investimenti pubblici.

Al contrario, riversano sulle imprese e sulle famiglie l’onere per l’innovazione scolastica, prevedendo, addirittura, che queste ultime versino alle scuole quanto eventualmente risparmiato o lo destinino per l’acquisto di tablet o pc”. Quelle che all’inizio erano solo normali rimostranze, visto gli interessi economici in ballo, si erano trasformate in tempi alquanto rapidi, circa 2 mesi dalla firma del decreto, in una sorta di ‘azione di forza’ da parte degli editori. Infatti non erano rimasti con le mani in mano e per evitare ciò che sembrava inevitabile avevano deciso di ricorrere al Tar. Una decisione abbastanza forte per cercare di difendere i loro interessi.

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Nel frattempo con l’insediamento del nuovo governo Letta era anche cambiato il ministro dell’istruzione. Il nuovo ministro, Maria Chiara Carrozza ha deciso di non andare allo scontro frontale. Pertanto dopo aver incontrato in settimana gli editori, il ministro ha deciso di bloccare momentaneamente tutto. Rinviato a data da destinarsi. “Fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo.

Deponete le armi” le parole del ministro agli editori. Una sorta di resa? Punti di vista, quello che è certo è che per il momento gli eBook restano una sorta di chimera, mentre i libri tradizionali restano saldamente al loro posto negli zaini degli studenti. Il ministro per il momento si è riservata la possibilità di rivedere a fondo la questione. Mentre gli editori commentano soddisfatti: “L’accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche”.

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Sarà, ma nel frattempo l’Ocse ci ricorda che l’evoluzione tecnologica scolastica dell’Italia è una delle più lente in Europa, basti pensare come in Inghilterra quasi l’80% delle classi sono digitalizzate. Una bella cifra. Invece in Italia rimaniamo come siamo ora. L’importante è che per il momento i libri nei magazzini degli editori, che con questa svolta sarebbero finiti al macero, per ora sono sani e salvi. Altrimenti poi chi li pagava?


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