Internazionalizzazione e Canada: quello che l’imprenditore italiano deve sapere
Paolo Quattrocchi, equity partner di Nctm Studio Legale, specializzato in diritto commerciale e societario, assiste gruppi italiani e stranieri in transazioni internazionali. Dal 2017 ha fondato e dirige il Centro Studi Italia-Canada, un luogo d’incontro fisico e virtuale che sostiene il dialogo e promuove la conoscenza reciproca tra Italia e Canada attraverso l’organizzazione di eventi e attività di studio, analisi e ricerca nei settori dell’economia, della società, della scienza e della cultura.
Intervistato dal magazine online Formiche.net, Il Direttore del Centro Studi Italia-Canada ha dichiarato: “Come sempre accade nei processi di internazionalizzazione è fondamentale studiare il Paese, la mentalità e le regole, soprattutto quelle non scritte. Nel caso del Canada può accadere che si rimanga dalle molte positività, evidenti e di grande impatto sulla quotidianità. Bisogna comprendere che se ci sono tanti indiscutibili fattori validi è innanzitutto perché c’è un sistema che funziona, gestito con rigore: il rispetto delle regole, spesso stringenti e non sempre comprese, è alla base di tutto. A ciò va aggiunta una avanzata digitalizzazione di tutti i servizi, pubblici e privati, condizione questa spesso mal vissuta dall’imprenditore italiano abituato diversamente. I must che un imprenditore deve possedere per operare in Canada? Direi quindi pochi ma essenziali: programmazione accurata, capacità d’investimento, qualità dell’offerta, digitalizzazione, presenza fisica sul territorio, adesione al modello organizzativo gestionale, perseveranza.”
“La differenza tra USA e Canada – ha aggiunto il Direttore del Centro Studi Italia-Canada – è profonda e si manifesta anche nelle modalità di approccio ai rispettivi mercati, sia per quanto attiene l’atteggiamento che deve assumere l’imprenditore italiano, sia per quanto riguarda, appunto, il comportamento del consumatore locale. Ogni volta che ci relazioniamo con potenziali investitori italiani sottolineiamo che il consumatore canadese è tendenzialmente molto cauto. È interessato e aperto rispetto al prodotto d’importazione, ma è anche molto attento alla qualità e al costo. La differenza tra prodotto locale e d’importazione, fino all’inizio della pandemia, non era in realtà avvertita se non per il binomio qualità-prezzo a cui ho fatto cenno. La pandemia e la necessità di salvaguardare la produzione nazionale che ne è derivata ha sicuramente avuto qualche effetto sul favorire il prodotto locale, ma si tratta di un atteggiamento legato ad una particolare contingenza destinata a scomparire non appena gli effetti della pandemia verranno superati.
Come Centro Studi Italia-Canada stiamo lavorando al massimo per intensificare le relazioni tra i nostri Paesi, sia con la ricerca e l’attività costante di divulgazione sui temi più importanti che ci legano, che con l’organizzazione di eventi, al momento solo a distanza, per aumentare le opportunità di contatto tra operatori e amministratori. Il rapporto tra Italia e Canada riprenderà più forte di prima e gli imprenditori italiani dovranno essere pronti in questo senso.”