Che cosa fa Newcleo
Newcleo sviluppa reattori che usano come combustibile la miscela Mox (mixed oxide fuel, combustibile ossido misto), composta da uranio impoverito e plutonio e ottenuta dagli scarti di altri impianti. In sostanza, promette di bruciare scorie anziché produrne. “Non avremo bisogno di estrarre uranio”, ha dichiarato Buono a Forbes Italia lo scorso anno. “Per centinaia di anni potremo usare quello già estratto. Produrremo meno di un metro cubo di scarti per ogni gigawatt elettrico annuo”. I rifiuti, ha assicurato, “avranno vita breve: saranno radioattivi per 250 anni, contro i 250mila delle scorie delle centrali tradizionali”.
Buono ha affermato anche che il sistema è “intrinsecamente sicuro”. Per il raffreddamento, Newcleo usa il piombo al posto dell’acqua. “Il design stesso”, ha detto, “rende impossibili incidenti come quelli del passato”.
Il ritorno del nucleare in Italia
Fu uno di quegli incidenti, il disastro di Chernobyl del 1986, a portare ai referendum abrogativi del 1987 e alla fine del nucleare in Italia nel 1990. Già una quindicina di anni fa si cominciò a parlare di una ripresa, per incrementare l’indipendenza energetica del Paese, tagliare le emissioni di gas serra e contrastare l’aumento dei prezzi di gas e petrolio.
Oggi il ritorno del nucleare sembra molto vicino. Poche settimane fa il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha detto al Corriere della Sera che un disegno di legge dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Al Forum di Cernobbio, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che il governo lavora a “una newco italiana, con una partnership tecnologica straniera, che consenta di produrre a breve in Italia il nucleare di terza generazione avanzata”. I reattori dovrebbero essere “installati dove vengono richiesti nel mondo e certamente anche in Italia”.
Con un quadro normativo che sembra orientato verso la riattivazione dei programmi nucleari, le aziende come newcleo si trovano in una posizione strategica per contribuire al rilancio dell’energia nucleare nel Paese. È alle porte un cambiamento significativo, non solo a livello normativo, ma anche nella percezione pubblica riguardo all’energia nucleare. La consapevolezza dei benefici, come l’abbattimento delle emissioni e l’indipendenza energetica, potrebbe contribuire a mitigare le apprensioni mantenendo al contempo la sicurezza come priorità.
L’impatto economico
Secondo Buono, “il ritorno del nucleare sarebbe un passo decisivo verso la creazione di un sistema energetico a basse emissioni e a costi contenuti”. Un mix che integri nucleare e rinnovabili, dice, “risulterebbe meno costoso di un sistema che si basa esclusivamente sulle rinnovabili”. Nell’ultima versione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima inviato alla Commissione europea, il governo ha previsto per il 2050 un mix elettrico con una quota di nucleare tra l’11% e il 22%. Secondo il piano, dato l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni nette entro quella data, l’impiego del nucleare garantirebbe un risparmio di 17 miliardi di euro.
A Cernobbio, Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group hanno presentato uno studio secondo cui l’installazione di 20 reattori modulari, in grado di soddisfare il 10% della domanda elettrica nel 2050, potrebbe avere un impatto economico di 50 miliardi di euro e creare 117mila posti di lavoro. Queste proiezioni configurano il nucleare non solo come una fonte energetica, ma anche come un potente motore economico per la crescita e l’occupazione nel Paese.
Questo quadro stuzzica l’interesse anche di vari attori del settore privato, che vedono opportunità di investimento nella nuova economia nucleare italiana. Gli esperti sottolineano che il mix efficiente di nucleare e rinnovabili potrebbe stimolare ulteriori investimenti nell’infrastruttura energetica, portando così a un rinnovamento tecnologico e a una maggiore competitività sul mercato globale.
Inoltre, la cooperazione tra imprese italiane e straniere nel settore nucleare potrebbe non solo apportare trasferimento di tecnologia, ma anche favorire una cultura aziendale orientata all’innovazione, con l’Italia che si posizionerebbe come un hub emergente per l’energia sostenibile in Europa.
Incerti e contrari
Resta il fatto che molti italiani sono ancora incerti o contrari al nucleare. Ad aprile, un sondaggio di Swg ha riscontrato che tre persone su quattro vorrebbero più informazioni sul tema, anche se il 51% voterebbe a favore della costruzione di centrali di nuova generazione in un ipotetico referendum. Secondo una rilevazione Ipsos di luglio, invece, il 75% dei cittadini è contrario al nucleare, ritenendolo troppo pericoloso e poco conveniente.
Buono afferma che sull’argomento esiste “un clima di apprensione e diffidenza che ha spesso oscurato i dati scientifici, nonostante il nucleare sia tra le fonti energetiche più sicure al mondo. Ora le persone, in particolare i giovani, stanno cominciando a riconoscerne i benefici”. La riapertura del dibattito pubblico sul nucleare sembra necessaria per far emergere informazioni corrette e rassicurare la popolazione riguardo alle tecnologie più moderne e sicure che sono disponibili.
Un forte elemento di incertezza è legato all’eredità dei disastri passati, come quello di Chernobyl, che ha avuto un impatto duraturo e ha plasmato l’opinione pubblica. Il ricordo di incidenti storici alimenta chiaramente una percezione negativa, e sebbene i nuovi reattori modulari siano progettati per essere più sicuri, il compito di informare e rassicurare i cittadini spetta anche al governo e alle aziende, che devono svolgere un ruolo attivo nel creare una cultura della sicurezza e della responsabilità.
Affinché il nucleare possa essere accettato come una valida alternativa energetica, risulta imperativo avviare un dialogo aperto tra i protagonisti del settore e la società civile. Questo approccio potrebbe facilitare la formazione di una base di consenso e favorire l’integrazione del nucleare nel mix energetico futuro del Paese.
I prossimi passi
Buono racconta che al Centro Enea di Brasimone, sull’Appennino bolognese, newcleo sta installando sistemi “sperimentali e di qualifica, in cui proseguono i test sui materiali e sui sistemi a piombo”. L’obiettivo è arrivare, entro il 2026, a costruire un prototipo non nucleare in scala per “validare diversi componenti dei reattori”. Questo rappresenta un passo cruciale nello sviluppo della tecnologia che newcleo intende implementare. La sperimentazione e la convalida dei materiali sono fondamentali per garantire che i reattori modulari soddisfino gli standard di sicurezza e prestazioni richiesti per l’operatività commerciale.
L’intento è “costruire i nostri reattori anche in Italia. Per realizzare questo progetto è essenziale che il governo annunci una strategia nazionale e attui una riforma dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, dotandolo delle competenze per avviare le procedure di autorizzazione e incrementandone il personale”. La collaborazione con le autorità governative sarà vitale per il successo delle operazioni e per la creazione di un ambiente normativo che favorisca l’innovazione e l’adozione di tecnologie nucleari.
Quanto alla scadenza per il ritorno del nucleare nel nostro Paese, Buono dice che “se la legislazione dovesse arrivare in tempi rapidi”, l’Italia potrebbe procedere in parallelo “con altri paesi, come la Francia, dove prevediamo di costruire il nostro primo reattore commerciale entro il 2033”. Entro quella data, newcleo intende posizionarsi come un attore centrale nel rinnovamento del panorama energetico nazionale, contribuendo non solo con tecnologia avanzata, ma anche con una visione sostenibile e sicura per il futuro energetico dell’Italia.
Il successo di questi ambiziosi piani dipenderà fortemente dalla capacità dell’azienda di collaborare con enti governativi, istituti di ricerca e altre imprese del settore, creando sinergie che faciliteranno non solo lo sviluppo delle tecnologie nucleari, ma anche la creazione di posti di lavoro e l’attrazione di investimenti. La strada verso un nucleare sicuro e moderno in Italia è tracciata, ma richiederà impegno, comunicazione e trasparenza per essere realizzata completamente.