Mussolini come non lo abbiamo mai visto: rivelazioni esclusive da Sky e NOW
M – Il figlio del secolo: La genesi della serie
La serie M – Il figlio del secolo, che attinge al bestseller scritto da Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega, analizza l’ascesa di Benito Mussolini e del fascismo, partendo dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al discusso discorso del Duce in Parlamento del 1925, susseguente all’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Lo stile scelto si distingue per la sua originalità, offrendo una rappresentazione incisiva e “pop” di un uomo capace di incantare gli italiani, pur essendosi macchiato di violenza estrema.
Lorenzo Mieli, produttore di The Apartment, ha riposto fiducia nel progetto sin dalla lettura del manoscritto nel lontano 2017, percependo immediatamente la centralità del tema del populismo. “Volevamo creare una narrazione emozionante, tanto audace da poter risultare empatica”, ha sottolineato Mieli, evidenziando la necessità di mantenere un equilibrio tra coinvolgimento emotivo e distanza critica. Questo approccio ha permesso al pubblico di interrogarsi sulla figura di Mussolini, identificando in lui una sorta di “bestia” insita in ognuno di noi.
Gli autori si sono esplicitamente impegnati a presentare un Mussolini che non solo affascina, ma che si rivolge direttamente agli spettatori, interrompendo la quarta parete, in un mix di dramma e farsa. L’obiettivo non era ridurlo a una figura caricaturale, ma renderlo un personaggio da prendere sul serio, capace di sedurre pur consapevoli delle atrocità commesse. Secondo il regista Joe Wright, la serie funge da riflessione sul potere e sulla violenza, invitando lo spettatore a esaminare il lato oscuro della propria natura.
La sfida del tragicomico: Mussolini tra Alberto Sordi e Tony Soprano
La trasposizione di M – Il figlio del secolo ha affrontato una sfida significativa: quella di bilanciare il tono tragicomico della narrazione. Antonio Scurati, autore del romanzo originario, ha svolto un ruolo cruciale nel processo di adattamento, il quale ha richiesto l’individuazione di un giusto equilibrio per affrontare un personaggio così complesso come Benito Mussolini. Scurati, partendo dalla convinzione che il fascismo rappresenti una tremenda tragedia, ha inizialmente esistito in uno stato di disagio, temendo che la rappresentazione cinematografica potesse condurre a un’empatia indesiderata nei confronti del Duce.
Il regista Joe Wright ha saputo gestire con grande maestria questa dualità, adottando elementi dirompenti come la rottura della quarta parete, che consente a Mussolini di interagire direttamente con il pubblico. Questo approccio riflette l’essenza del romanzo, in cui diversi mezzi narrativi si intrecciano per offrire una visione multidimensionale di un personaggio che, pur nel suo coinvolgente carisma, ha perpetrato azioni atroci.
Lo sceneggiatore Stefano Bises ha enfatizzato l’importanza di delineare un Mussolini che non fosse né un semplice buffone né un’icona inviolabile. L’intento era di mostrarne i tratti umani, rendendolo simile a figure celebri come Alberto Sordi e Tony Soprano. Quest’approccio ha condotto gli autori a far emergere una connessione emotiva, seguita da una progressiva realizzazione della ferocia della sua leadership. Bises ha dichiarato che questa caratterizzazione inizialmente simpatica si trasforma col procedere della trama, sfidando lo spettatore a confrontarsi con l’ambivalenza di sentimenti di comprensione verso il fascismo.
Il risultato finale è una narrazione audace e provocatoria che riesce a catturare l’attenzione, invitando a una riflessione profonda sull’anelito di potere, seduzione e la natura duale insita nell’umanità. Questa esperienza visiva e narrativa amplifica il messaggio di avvertimento, mantenendo viva la memoria storica e facendo luce sulle ombre della storia.
Diventare Benito Mussolini: La prova, superata, di Luca Marinelli
L’interpretazione di Benito Mussolini da parte di Luca Marinelli rappresenta una delle sfide più significative della sua carriera, un compito che ha richiesto un’immersione profonda nel personaggio e nel contesto storico. Marinelli ha rivelato che il processo di avvicinamento a Mussolini non ha riguardato solo l’aspetto fisico, ma ha comportato anche un intenso lavoro intellettuale ed emotivo. “Ho dovuto sospendere il giudizio per poter rappresentare un uomo che ha volutamente portato il suo Paese verso la rovina”, ha spiegato l’attore, evidenziando la complessità intrinseca del ruolo.
Allontanarsi dalle consuete etichette di “cattivo” e “diavolo” è stato fondamentale per Marinelli, il quale ha cercato di umanizzare una figura storica altrimenti demonizzata. “Quello che abbiamo di fronte non è un mitologico antico nemico, ma un essere umano che ha agito deliberatamente per realizzare le proprie ambizioni”, ha commentato. Questa visione ha richiesto un’approfondita riflessione sui meccanismi psicologici e sociali che hanno condotto Mussolini a ottenere il potere, rendendolo un personaggio dal fascino inquietante e dalla complessità impervia.
Il cast, composto da attori di talento come Francesco Russo, che interpreta Cesare Rossi, e Barbara Chichiarelli nel ruolo di Margherita Sarfatti, ha contribuito a creare una dinamicità tra i personaggi che riflette le relazioni interpersonali sofisticate di quel periodo. Russo ha descritto il suo personaggio come una presenza che incarna il legame tossico con Mussolini, paragonando il loro rapporto a una sindrome di Stoccolma da parte dell’Italia verso il proprio leader. Chichiarelli, d’altra parte, ha messo in risalto la complessità di Sarfatti, una donna che vive intensamente tra l’amore e la disillusione, mostrando un volto poco conosciuto della storia italiana.
L’attenta costruzione dei personaggi, una caratteristica distintiva della serie, consente allo spettatore di approcciarsi al tema con una sensibilità rinnovata e una comprensione profonda. Lavorare a stretto contatto con Joe Wright ha implicato esplorare le sfumature e le contraddizioni di figure di grande impatto sulla storia del Novecento. Questo approccio ha permesso a Marinelli e al cast di esprimere non solo il dramma storico, ma anche le tensioni emozionali che caratterizzarono quel periodo buio della storia italiana.