Musica in streaming: Apple sfida Spotify
Il servizio di musica in streaming Spotify, basato su un modello business freemiuim, sembra non rimanere ancora a lungo l’unico sulla piazza. Stando alle ultime indescrizioni riportate dai blog americani, Apple starebbe infatti muovendosi per sbaragliare la concorrenza, dichiarando guerra all’offerta gratuita di alcuni protagonisti del mercato – Spotify in testa – attraverso pressioni sulle etichette discografiche.
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Una mossa che però sembra essere finita nel mirino del Dipartimento di Giustizia e dalla Federal Trade Commission US per timori legati alla violazione della concorrenza con Beats, il servizio di musica in streaming di cui è atteso il lancio a giugno 2015. Secondo indiscrezioni del blog The Verge, l’azienda starebbe spingendo le case discografiche a non rinnovare le licenze a servizi come Spotify, per la parte che riguarda l’offerta gratuita agli utenti, ovvero la popolare opzione che consente di accedere al catalogo di milioni di brani senza pagare grazie all’inserimento di spot pubblicitari.
Se riuscisse nel suo intento, Apple ridurrebbe drasticamente la concorrenza, visto che dei 60 milioni di utenti di Spotify solo 15 milioni sono quelli che usufruiscono dei servizi premium. Il resto accede unicamente alla funzione ‘free’. Il servizio spaventa molto più di quello di altri concorrenti: è stato appena valutato quasi 8 milioni e mezzo di dollari, più del doppio della rivale Pandora. Sulla guerra all’offerta di musica gratuita Apple potrebbe trovare terreno fertile proprio sul fronte delle major: premono per convertire la musica «free» in un sistema di abbonamenti, visto che – lamentano – il servizio di streaming con pubblicità non genererebbe abbastanza ricavi per bilanciare il calo delle vendite di cd e dei download digitali.
La popstar Taylor Swift aveva non a caso dichiarato «addio» a Spotify lo scorso anno proprio per questo motivo. Da questi primi abbandoni ne ha approfittato Tidal, servizio abbracciato da star come Jay-Z e Madonna che si è proposto solo con offerte a pagamento, con l’esplicito intento di «salvaguardare» i diritti degli artisti e royalty maggiori.
Il servizio di Apple, che nasce dalle ceneri di Beats Music e a cui starebbero lavorando il musicista Trent Raznor e il noto produttore musicale Jimmy Iovane, ha tutte le potenzialità per cambiare le carte in tavola. Secondo un recente studio di Midia Research, il bacino potenziale di iscritti potrebbe essere di circa 75 milioni di utenti.
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Uno scenario per la musica in streaming che non passa inosservato agli occhi delle autorità, considerando che il mercato di riferimento è in crescita: per la prima volta negli Usa i ricavi generati dalla musica in streaming hanno superato quelli delle vendite di cd. E a guidare i ricavi digitali sono proprio i servizi in abbonamento: secondo gli ultimi dati dell’IFPI, la Federazione internazionale dell’Industria Fonografica, hanno fatto segnare un +39% e hanno bilanciato il declino del download (-8%, ma ancora al 52%).
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