Libertà creativa e musica indipendente
Nel recente dialogo con Francesco Motta, emerge con chiarezza la sua concezione di libertà artistica, un tema del quale si fa portavoce in ogni sua parola. Il suo nuovo album, Suona! vol. 1, rappresenta un punto di svolta nella sua carriera, incarnando una vera e propria esperienza di libertà non solo creativa, ma anche imprenditoriale. Optando per la propria etichetta, Sona Music Records, Motta ha deciso di prendere in mano le redini del suo percorso artistico, scegliendo di pubblicare autonomamente il suo lavoro. Questa scelta non è solo simbolica; essa riflette una volontà di rivisitare il mercato musicale, slegandosi dalle dinamiche tradizionali che spesso soffocano l’espressione artistica.
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Il cantautore toscano esprime un desiderio profondo di liberare la creatività, di sfuggire alle costrizioni che talvolta il business musicale impone. «Non escludo in futuro di tornare a far uscire i miei dischi con altre etichette», afferma, con la consapevolezza che il percorso intrapreso possa essere solo un capitolo in un viaggio più ampio. La sua riflessione si concentra sul significato del tempo nella creazione musicale. Trasmette l’idea che l’atto di suonare deve sempre rimanere puro e diretto, al di là delle pressioni esterne.
La libertà, secondo Motta, è anche un atto di responsabilità, una necessità di rompere con le aspettative e di rinnovare continuamente il proprio approccio. L’album non è solo una raccolta di canzoni; è un invito a esplorare le potenzialità della musica, un atto di coraggio in un contesto in cui la superficialità spesso prevale. Con i suoi arrangiamenti innovativi e le reinterpretazioni audaci, Motta mira a riscoprire l’essenza della musica d’autore, che deve rimanere rigorosa e sincera. La sfida, dunque, è quella di superare il confine tra l’arte e il commercio, in un terreno dove il talento può finalmente esprimersi senza veli.
Il suo discorso si arricchisce di significati quando parla delle influenze ricevute dal milieu musicale delle province toscane, Pisa e Livorno, luoghi da cui ha preso ispirazione e dove ha potuto respirare una libertà creativa che ha segnato il suo percorso. Questa eredità culturale non è solo una nostalgia, ma un motore per la sua continua evoluzione artistica. Liberare la propria musica, dunque, significa anche fare i conti con il passato e contemporaneamente lanciarsi verso il futuro con audacia, senza paura di esplorarne le incertezze. La libertà che Motta cerca di incarnare è, in fin dei conti, un atto di fede nel potere trasformativo della musica.
Il processo di riarrangiamento delle canzoni
Motta si avventura in un processo di riarrangiamento che trascende il semplice rifacimento delle sue canzoni. L’album Suona! vol. 1 è il frutto di una profonda riflessione e interazione con i suoi brani, rendendo l’opera un espressione vibrante del suo percorso artistico. La sua idea di rimaneggiare le colonne portanti del suo repertorio si traduce in una serie di scelte audaci, che spingono il confine della musica contemporanea. «C’è un pezzo a cui abbiamo aggiunto una coda che arriva a otto minuti, direi che è un bel rischio con le soglie d’attenzione di oggi», dichiara con una punta di ironia, riflettendo sulla sfida di attrarre l’attenzione del pubblico moderno.
Questo processo creativo ha avuto origine sul palco: l’esperienza live, intensa e condivisa con musicisti di talento come Roberta Sammarelli e Teho Teardo, ha fornito a Motta nuove idee su come approcciare il suono delle sue canzoni. La collaborazione in studio ha permesso non solo di ristrutturare gli arrangiamenti, ma anche di ricreare una nuova vita per brani che avevano accompagnato il suo percorso. «Volevamo distruggere i pezzi del passato, rivederne accordi e arrangiamenti», spiega. Questo atto di “distruzione” e successiva ricostruzione è un gesto di libertà, un modo per ricollegarsi con il proprio io artistico e per mantenere viva la freschezza delle composizioni.
La vera essenza di questo progetto è basata sulla continua esplorazione e scoperta. Motta riconosce che, con l’avanzare del tempo, anche i brani più vecchi acquisiscono significati nuovi e più profondi. Riarrangiare le canzoni non è soltanto un processo esteriore, ma anche un profondo lavoro interiore che permette all’artista di rinnovarsi e restare autentico. «Ho ripreso anche un pezzo della mia prima band, i Criminal Jokers. Sono canzoni che ho scritto una vita fa, ma che ho capito solo adesso», rivela, sottolineando il valore del tempo e dell’esperienza nella propria crescita artistica.
Questa sorta di “rifondazione” è anche un manifesto dell’urgenza che Motta avverte: nonostante le impronte lasciate dalle esperienze passate, c’è sempre un desiderio di spingersi oltre. La tensione generata dal confronto diretto con i propri brani e col pubblico durante i concerti ha incentivato un’apertura a rivedere ogni parte della sua musica, dando vita a creazioni che sembrano sfuggire all’oblio del passato, puntando invece verso un futuro di continue possibilità. Il risultato finale non è solo un prodotto discografico, ma un viaggio sonoro che riflette l’anima e la personalità di un artista in continua evoluzione.
Ricordi di un passato musicale significativo
Francesco Motta porta con sé una ricca eredità di esperienze musicali che hanno segnato il suo percorso. Ripensando al suo passato, emerge un quadro vivace e affollato di ricordi che rispecchiano l’intensità del suo viaggio artistico. Prima di affermarsi come solista, Motta ha trascorso anni in contesti musicali variegati, dai club ai festival, lavorando instancabilmente nell’ombra. La sua avventura iniziale con i Criminal Jokers, la sua prima band, rappresenta un capitolo fondamentale della sua formazione. «Ho ripreso anche un pezzo della mia prima band, i Criminal Jokers. Sono canzoni che ho scritto una vita fa, ma che ho capito solo adesso», dichiara, rimarcando l’evoluzione della sua comprensione artistica nel corso degli anni.
Questi ricordi parlano di notti trascorse a suonare in luoghi intimi e piccoli, dove la connessione immediata con il pubblico era palpabile. «Cantavo nel coro delle voci bianche della chiesa vicino casa», confida Motta, sottolineando l’origine della sua passione per la musica che si è sviluppata in contesti alternativi e, a volte, scomodi. È proprio in questi ambienti che ha appreso il valore della performance e del contatto diretto con il pubblico, una lezione fondamentale che ancora oggi guida il suo approccio alla musica.
Le esperienze di suonare in situazioni limitate hanno affinato la sua attitudine, divenendo un elemento chiave nel suo processo creativo. Motta ricorda: «Con i Criminal Jokers, suonammo in un locale talmente piccolo che non c’era spazio per la batteria». Questi episodi evidenziano non solo le difficoltà affrontate, ma anche la resilienza e l’adattabilità richieste per crescere in un mondo musicale competitivo. La capacità di affrontare sfide impreviste ha contribuito a plasmare il suo carattere artistico, preparandolo per le prove e le soddisfazioni future.
Motta vede il palco come la sua vera aula, un luogo dove il caos e l’improvvisazione si intrecciano con la preparazione e la pianificazione. La sua crescita professionale è venuta con la consapevolezza che ogni performance rappresenta un’opportunità di apprendimento. «In quel momento mi sentivo David Bowie: non solo facevo ciò che amavo, addirittura potevo uscire prima da scuola per farlo», ricorda, citando la gioia pura e la libertà che la musica gli ha sempre offerto. Ogni concerto, piccolo o grande che fosse, ha alimentato il fuoco della sua creatività, sfumando i confini tra la vita normale e quella artistica.
La passione che lo spinge oggi è lo stesso slancio che lo ha accompagnato nel corso della sua carriera, trasformando i ricordi delle sue origini in un’intensa fonte d’ispirazione. Sono questi legami emotivi e storici che ora riportano alla luce i pezzi del suo passato, quando decide di rivisitarli nel contesto delle nuove sonorità del suo album Suona! vol. 1. Questi ritorni alle radici, uniti alla sua continua ricerca di libertà e autenticità, offrono la chiave per comprendere non solo il suo percorso musicale, ma anche la sua visione artistica e personale, intrisa di significato e profondità.
L’importanza di prendere posizione
Francesco Motta affronta con determinazione il tema dell’impegno, evidenziando la necessità di esprimere le proprie opinioni al di fuori del mero ruolo di artista. Secondo lui, è fondamentale che ogni voce si faccia sentire, soprattutto in un clima culturale e politico che spesso cerca di silenziare le divergenze. Con una lucidità che colpisce, afferma: «Non mi sono mai tirato indietro, anzi, sento di dover prendere posizione sulle cose in cui credo». Questa frase racchiude la sua concezione di responsabilità sociale, un aspetto che non può prescindere dalla sua attività musicale.
Motta sottolinea l’importanza di non limitarsi a suonare, ma di contribuire attivamente al dibattito su tematiche rilevanti. L’artista avverte che, per chi vive nell’ecosistema musicale, c’è anche un prezzo da pagare per questa presa di posizione. «Il prezzo è pesante», racconta, riferendosi alla possibilità di affrontare censura o reazioni avverse quando ci si espone pubblicamente. Nonostante ciò, è convinto che l’impatto emotivo della musica possa andare oltre gli slogan e il silenzio, aprendo spazi di riflessione e di confronto.
La lotta per il diritto di parola e l’espressione artistica è complessa, e Motta non la sottovaluta. Mette in luce la vulnerabilità che comporta prendere posizione, evidenziando la sua consapevolezza delle ripercussioni che possono derivarne. Questa consapevolezza non lo frena, anzi, rappresenta un ulteriore stimolo per portare avanti i suoi ideali. «La musica serve per andare un po’ più in là degli slogan», afferma, suggerendo che l’arte ha il potere di essere veicolo per i messaggi più profondi e significativi.
Questa prospettiva diventa ancor più tangibile quando Motta riflette sulla sua esperienza personale. Ricorda con chiarezza il suo primo incontro con il palcoscenico, un momento che ha segnato l’inizio di un lungo viaggio. La sua storia musicale risuona come un richiamo a vivere con autenticità e a non avere paura di esprimere le proprie convinzioni. Sottolinea inoltre come i concerti e le esibizioni dal vivo rappresentino non solo un’opportunità per esprimersi, ma anche un momento di connessione profonda con il pubblico. In tal senso, la musica diventa un potente strumento di comunicazione e di attivismo.
Le esperienze sul palco lo hanno trasformato in un artista consapevole dell’importanza del messaggio e dell’impatto che può generare. Ogni brano che esegue porta con sé un pezzo della sua anima e delle sue convinzioni e Motta lo afferma con orgoglio: «Le canzoni non hanno bisogno di parole al di fuori dei testi, e i testi stessi non vanno spiegati». Questa frase racchiude in sé il nucleo della sua visione artistica, dove l’autenticità e la sincerità diventano i cardini della sua espressione musicale.
In un’epoca in cui il rumore spesso sovrasta le voci più sincere, i musicisti come Motta ci ricordano l’importanza di una posizione chiara e decisa. La sua carriera non è solo un viaggio personale, ma un invito a tutti gli artisti a utilizzare il proprio talento per combattere silenzi e ingiustizie. Motta, con la sua musica e le sue parole, dimostra che la vera arte non solo intrattiene, ma può anche essere un potente strumento di cambiamento e di consapevolezza sociale.
Trasformare le crisi in opportunità
Francesco Motta condivide una visione profonda riguardo alle crisi, praticando l’arte di trasformarle in opportunità. La sua esperienza nei vari contesti musicali ha affinato una comprensione unica di come anche i momenti difficili possano fungere da trampolino di lancio per la crescita personale e artistica. «A trasformare le crisi in stimoli», afferma con determinazione, evidenziando l’importanza di trarre insegnamento dalle avversità, piuttosto che farsi sopraffare da esse. È proprio questa attitudine che ha guidato il suo percorso, sia come musicista che come individuo, portandolo a vedere il potenziale di evoluzione presente in ogni sfida incontrata lungo la strada.
Ogni giovane artista arrivato al suo studio rappresenta una nuova energia, e Motta non perde occasione per motivarli e guidarli. In un mondo dove l’industria musicale sembra imporre un ritmo frenetico, è facile sentirsi sopraffatti dalla pressione del successo immediato. Tuttavia, egli cerca di comunicare l’importanza di un viaggio graduale e di una costruzione lenta e ponderata del proprio percorso. «Il mio stesso mestiere è un salto nel vuoto continuo», spiega Motta, rivelando una vulnerabilità che è essenziale per ogni artista. Invece di vedere il fallimento come una tragedia, incita a riconoscerlo come parte integrante di un processo creativo che laterà alla scoperta e all’identità.
Riflettendo sulle sue esperienze, Motta racconta i timori che lo hanno accompagnato all’inizio della sua carriera. «Mi sono fermato proprio alla soglia dei trenta, quando ho scritto il mio primo disco solista», ricorda, facendo riferimento alla presa di coscienza che arriva con la maturità e la responsabilità di entusiasmarsi per il proprio lavoro dopo anni di instabilità e apprendimento. Qui, non solo la paura ma anche un senso di vuoto hanno iniziato a plasmare la sua musica, colmandola di una nuova sostanza, di nuove emozioni e di una narrativa autentica. Dalla confusione è scaturita una nuova fase della sua vita, un momento di rinnovamento e di creatività.
Questo approccio al vivere le crisi come opportunità non è solo un insegnamento per chi inizia, ma una filosofia di vita che continua a praticare ogni giorno. La musica, secondo Motta, invita a esplorare il lato più autentico di sé stessi, a mettere in discussione le proprie preoccupazioni e a confrontarsi con emozioni profonde. Questo atteggiamento non è sempre semplice, ma è un passo necessario per ogni artista che desidera essere visto e sentito. «Quello sguardo, quello che trema, ecco, vorrei dire loro che è la cosa più preziosa su cui devono fare affidamento», dichiara con convinzione, suggerendo che le insicurezze possono diventare le leve per un’evoluzione artistica.
Per Motta, il messaggio è chiaro: ogni crisi porta con sé la possibilità di ricostruire e reinventare. Ogni momento difficile può trasformarsi in un’incredibile opportunità per crescere e svilupparsi, sia personalmente che artisticamente. La sua storia evidenzia come affrontare le incertezze con coraggio e determinazione possa culminare in esperienze musicali sempre più ricche e autentiche. La musica diventa, quindi, non solo un mezzo di espressione, ma un potente strumento di trasformazione, capace di unire le esperienze negative in un più ampio racconto di resilienza e innovazione. Questo spirito è quello che Motta desidera infondere nei giovani artisti che incontra, incoraggiandoli a non temere le proprie crisi ma a vederle come opportunità per brillare sempre di più nel loro percorso creativo.