Il mosaico contemporaneo nella Fondazione Bisazza
La Fondazione Bisazza è un vero e proprio santuario per gli amanti dell’arte contemporanea e del mosaico, una fusione di design, architettura e creatività che celebra il patrimonio culturale italiano. La fondazione non solo espone le opere iconiche della tradizione mosaicale, ma rinnova continuamente il suo impegno a ricercare e promuovere una nuova visione di questa antica tecnica artistica.
Con uno spazio di ottomila metri quadrati, la Fondazione ospita un’incredibile collezione di mosaici realizzati in collaborazione con artisti di fama mondiale, creando un dialogo stimolante tra passato e presente. Qui, il mosaico viene reinterpretato attraverso l’estetica contemporanea, offrendo ai visitatori un’esperienza sensoriale unica, dove la tradizione si combina con innovazione e originalità.
Grazie a collaborazioni con nomi illustri come Alessandro Mendini, Arik Levi, e Emilio Pucci, i mosaici non sono più semplicemente opere decorative, ma sono diventati vere e proprie installazioni artistiche che attraggono e coinvolgono il pubblico. Ogni pezzo racconta una storia, stemperando la rigida definizione di mosaico e spingendo i confini dell’arte contemporanea.
In questo spazio, i visitatori possono immergersi in un mondo dove il mosaico tradizionale abbraccia il design di avanguardia, dando vita a opere che sono al tempo stesso splendide e provocatorie. Grazie all’approccio visionario dei fondatori e degli artisti partecipanti, la Fondazione Bisazza rappresenta un punto di riferimento imprescindibile nel panorama dell’arte contemporanea, offrendo sempre nuove prospettive e interpretazioni della cultura mosaicale.
Installazioni e opere iconiche
Tra le primissime sale, ad accogliere lo spettatore è la Poltrona di Proust Monumentale firmata Alessandro Mendini. Con l’obiettivo di donare al mosaico una nuova prospettiva, le dimensioni delle sue opere in Fondazione sono monumentali – come ricorda il titolo stesso. Parlando della poltrona, Mendini afferma “ha perso ogni funzione ed è quasi esclusivamente un’opera d’arte”. Questa romantica (ed enorme) poltrona barocca, ricoperta da infiniti punti policromi pennellati a mano, richiama la tecnica del divisionismo.
Proseguendo con la visita, a lasciare senza fiato è un’imponente sala da pranzo sviluppata in lunghezza e affacciata sui giardini della Fondazione. Amélie: il nome della sala e del motivo geometrico che riveste un’intera parete della sala dedicata a Emilio Pucci. All’ingresso, una teca che conserva un foulard vintage della Maison, origine della decorazione. Un’esaltazione del Made in Italy, dal fashion all’artigianato, il tutto attraverso una rievocazione dei colori e dei motivi che hanno caratterizzato gli Anni Sessanta.
Mendini si ripresenta più volte nel percorso. E dopo il paravento iconico di Patricia Urquiola, il Motel personale di Marcel Wanders, la meteora di Arik Levy e l’arazzo pop e monumentale di Swarovski, eccoci di fronte alla sala dedicata al mosaico di Sandro Chia. Due bagnanti intenti a tuffarsi nel limpido mare di Capri. I colori sono quelli dei Faraglioni, l’atmosfera è italiana. Il pavimento della Fondazione, in questa accogliente saletta, si ricopre di una resina particolarmente blu e specchiante. L’effetto è inequivocabile, il percorso sta per terminare, e lo fa con un tuffo nel sogno italiano.
Mostre fotografiche in esposizione
Gli spazi della Fondazione Bisazza accolgono periodicamente esposizioni temporanee, promuovendo l’arte in tutte le sue forme. Una forte attenzione è riservata alla fotografia, con mostre che variano in tema e stile, arricchendo l’esperienza dei visitatori.
Attualmente, sono tre le mostre allestite che spaziano dall’architettura alla moda, fino a ritratti audaci e provocatori.
- La fotografia di architettura: Questa mostra è nata dalla passione del Presidente Piero Bisazza e invita a una contemplazione profonda dei linguaggi architettonici. Il percorso espositivo parte da Eugène Atget, con il suo rigoroso approccio alla composizione, proseguendo con lavori di fotografi di rilievo come Berenice Abbott, Candida Höfer, Gabriele Basilico e Julius Shulman. L’intento è quello di creare un dialogo stimolante tra fotografia e architettura, invitando i visitatori a riflettere sulla bellezza e le forme degli edifici.
- Norman Parkinson e la fotografia di moda: Questa retrospettiva si concentra sulla pratica innovativa di Norman Parkinson, uno dei più influenti fotografi di moda del ventesimo secolo. L’esposizione, curata da Cristina Carrillo de Albornoz, ripercorre le due decadi 1948-1968, periodo in cui Parkinson portò la fotografia di moda oltre i confini tradizionali, ritrando modelle in contesti quotidiani. La mostra include anche opere di altri fotografi come Milton H. Greene, Terence Donovan, Terry O’Neill e Jerry Schatzberg, offrendo una visione completa di un’era che ha ridefinito la moda femminile.
- Nobuyoshi Araki alla Fondazione Bisazza: In un ambiente curato nei minimi dettagli, questo spazio è dedicato a un maestro della fotografia contemporanea. Con luci soffuse e mirate, le opere di Araki, focalizzate su corpi nudi in ambientazioni affascinanti, dialogano con i mosaici italiani. Al centro della sala, testi e una riproduzione autentica del suo studio giapponese offrono uno spaccato della sua pratica artistica, che gioca con temi di bellezza e trasgressione.
La fotografia di architettura
La prima esposizione della Fondazione Bisazza dedicata alla fotografia si sviluppa attorno a una tematica di grande rilevanza: l’architettura. Questa mostra, fortemente voluta dal Presidente Piero Bisazza, invita gli spettatori a un viaggio visivo che riflette sulla bellezza e sui linguaggi architettonici attraverso gli occhi di diversi fotografi. L’esposizione inizia con le opere di Eugène Atget, un pioniere della fotografia che ha seguito rigide regole compositive, riuscendo tuttavia a immortalare l’essenza e la bellezza delle strutture urbane parigine.
Proseguendo, si possono ammirare fotografie di figure illustri come Berenice Abbott, nota per le sue immagini di New York degli anni ’30, Candida Höfer, con i suoi spazi interni che catturano la luce e la proporzione, Gabriele Basilico, il cui lavoro documenta l’urbanizzazione e il paesaggio contemporaneo, e Julius Shulman, il cui stile ha influenzato l’immagine della modernità californiana.
Questa selezione non è solo una raccolta di immagini, ma un vero e proprio dialogo tra le inquadrature fotografiche e gli spazi architettonici, invitando il pubblico a osservare le intersezioni di forma, luce e percezione. Ogni opera esposta racconta una storia, mettendo in evidenza la fragilità e la forza degli edifici, la loro capacità di esistere non solo come strutture fisiche, ma come elementi significativi del paesaggio culturale.
Giorno dopo giorno, i visitatori sono chiamati a riflettere su come l’architettura interagisca con l’ambiente circostante, suggerendo una contemplazione profonda di ciò che l’arte architettonica rappresenta e delle emozioni che evoca. Con questa iniziativa, la Fondazione Bisazza non si limita a valorizzare il patrimonio mosaicale, ma amplia il suo raggio d’azione, intraprendendo un viaggio visivo e culturale nell’universo architettonico.
Riflessioni sull’eredità artistica del mosaico
La tradizione del mosaico ha radici antiche, affondando nel terreno dell’arte e della cultura mediterranea, ma la sua interpretazione contemporanea ci invita a riflettere su un’eredità viva e dinamica. La Fondazione Bisazza, con il suo sforzo nel reinterpretare questa tecnica artistica, dimostra come il mosaico possa fungere da ponte tra passato e futuro, tra storia e modernità.
L’arte musiva non è solo una questione di tecnica, ma è un linguaggio visivo che traduce emozioni, storie collettive e individuali. Ogni tessera di mosaico rappresenta un frammento di cultura e memoria, e l’abilità degli artisti contemporanei nel giocare con questi materiali offre nuove prospettive su come percepiamo l’arte e il design. Opere monumentali come la Poltrona di Proust di Alessandro Mendini non solo attirano l’attenzione per la loro grandezza, ma trasformano l’idea di funzione e scopo, chiedendosi cosa significhi “arte” nel contesto attuale.
Inoltre, il mosaico contemporaneo è un medium altamente espressivo, in grado di affrontare tematiche sociali e politiche. Attraverso l’uso di colori vivaci e forme innovative, i mosaici diventano una piattaforma per l’autoespressione e il commento critico sui tempi moderni. Artisti come Sandro Chia portano la vivacità dell’arte italiana nel loro lavoro, evocando scene che celebrano la bellezza e la cultura del nostro paese, utilizzando il mosaico non solo per decorare ma per narrare storie.
Questo dialogo tra passato e presente, unito alla continua evoluzione dell’arte musiva, ci invita a considerare la portata dell’impatto culturale che questa pratica può avere. L’arte dei mosaici si spinge oltre la mera decorazione, diventando un mezzo per esplorare identità, memoria e comunità. In un mondo sempre più digitalizzato, il mosaico rimane un simbolo di manualità e connessione con le radici, un approccio che celebra il processo creativo e la bellezza dell’imperfezione, un ideale che permea l’intera missione della Fondazione Bisazza.