Monica Lewinsky su Twitter: oltre 50mila follower in poche ore
Torna Monica Lewinksy. Per il rilancio della sua immagine, a 19 anni dallo scandalo sessuale che ha messo con le spalle al muro l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, ha scelto Twitter.
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“Nel 1995 abbiamo iniziato una relazione durata due anni. […] Non c’erano Facebook, Twitter o Instagram allora. […] Ma sono stata il paziente zero, la prima persona ad avere la reputazione completamente distrutta in tutto il mondo tramite Internet”, ha dichiarato durante l’Under30 Summit di Philadelphia, conferenza di Forbes dedicata alle menti più promettenti sotto i 30 anni.
Mentre pronunciava il discorso con cui si candida come volto della lotta al cyberbullismo, il suo account Twitter, aperto da poche ore, volava oltre i 50mila follower. Nella biografia si definisce attivista, relatrice e collaboratrice di Vanity Fair. Il primo tweet, con un semplice “Here we go” (ci siamo), è stato retwittato più di 3500 volte.
La Lewinsky si è poi limitata a dirsi emozionata e nervosa per l’intervento alla conferenza e grata per la risposta ottenuta. Non segue nessuno e per ora non risponde ai commenti, alcuni dei quali poco lusinghieri e coerenti con il messaggio contro l’odio online che vuole far passare. I contenuti li ha affidati tutti al palco da cui ha tenuto il lungo discorso.
“Era un mondo pre-Google, ma il Web era una parte già consistente della nostra vita. […] Il sito Internet, allora poco conosciuto al di fuori di Washington e oggi noto alla maggior parte di noi, Drudge report mi ha trasformato in 24 ore in un personaggio pubblico, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo”, ha raccontato l’ex stagista e amante del presidente. Da allora “si è scatenato un fenomeno virale, il primo vero episodio di social media”.
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“L’esperienza di vergogna e umiliazione online è diversa rispetto a quella offline. Non c’è modo di proiettarsi in uno spazio in cui l’umiliazione finisce, non ci sono confini”, ha incalzato passando a un presente in cui siamo “tutti vulnerabili. Chiunque può essere il prossimo”. A incoraggiare la presa di posizione è stata il suicidio, risalente al 2010, del 18enne Tyler Clementi, filmato e scaraventato in Rete mentre baciava un altro ragazzo, e la recenti fughe di materiale privato da iCloud o Snapchat: “Io sono sopravvissuta e voglio aiutare le altre vittime del ‘gioco della vergogna’ a fare lo stesso”.
Dopo il racconto inedito dello scorso maggio, la Lewinsky ha quindi scelto l’attuale e delicato tema dell’odio online per riaccendere i riflettori sul suo personaggio. In questi giorni nel Regno Unito si discute di una legge che prevede fino a 2 anni di carcere per chi insulta il prossimo in Rete.
In Italia, dopo mesi di dibattito, si è ripartiti da una Dichiarazione dei diritti di Internet che punta più sull’educazione digitale come strumento di difesa che sulla repressione di attacchi e molestie. Rimane, questo, un argomento da cui non si può prescindere quando si pensa al futuro della Rete.
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La Lewinsky vuole diventare una voce importante del coro. Lo annuncia proprio nel periodo più caldo della corsa alla candidatura alla Casa Bianca, non ancora ufficiale, di Hillary Clinton facendo capire di non essere intenzionata “a camminare in punta di piedi intorno al mio passato e al futuro di altre persone”.
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