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MiFID II: la guida alla normativa e gli scenari per i risparmiatori

  • REDAZIONE TRENDIEST
  • 4 Gennaio 2018
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Ricordiamo che nel suo intervento del 31 ottobre scorso alla “Giornata del Risparmio”, Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri, Associazione di fondazioni e casse di risparmio, aveva sottolineato l’importanza della tutela dei risparmiatori: “La protezione del capitale e liquidità sono per il risparmiatore due capisaldi irrinunciabili… L’Italia è uno dei pochi paesi che esplicitamente preveda nella sua Costituzione la tutela del risparmio (art. 47) e che quindi indichi questa esigenza come obiettivo non secondario dell’azione delle istituzioni…”

Indice dei Contenuti:
  • MiFID II: la guida alla normativa e gli scenari per i risparmiatori
  • MiFID II: la guida
  • LA CONCLUSIONE DI GIUSEPPE GUZZETTI


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“All’inizio del prossimo anno entrerà in vigore la cosiddetta Mifid 2. Si tratta di una normativa europea che rivede e amplia precedenti disposizioni (Mifid) in materia di prestazione dei servizi di investimento, di tutela degli investitori retail, di definizione dei servizi di consulenza indipendente, etc. Con la sua adozione si vuole aumentare la trasparenza delle negoziazioni, ma soprattutto la tutela degli investitori, tutela che dovrebbe aumentare anche sul fronte dell’informazione. Uno dei passi per raggiungere questo obiettivo sarà il cosiddetto KID (Key Information Document), un documento non più ampio di tre pagine, che dovrà contenere le informazioni chiave per aiutare qualunque tipo di  risparmiatore ad assumere decisioni d’investimento consapevoli…”

MiFID II: la guida

Ecco allora la guida alla normativa e gli scenari per i risparmiatori,  a cura dell’Ufficio Studi di Moneyfarm. Le disposizioni che riguardano la trasparenza dei costi della consulenza finanziaria sono una delle novità principali della MiFID II. Ringraziamo Moneyfarm per il materiale inviatoci, estremamente chiaro e facile da comprendere.

Secondo Paolo Galvani, Co-fondatore e Presidente di Moneyfarm, “la norma prova a porre fine alla particolarità che da sempre caratterizza l’industria del risparmio gestito, anche e soprattutto in Italia. Quest’industria, infatti, è rimasta tra le poche in cui i fornitori di servizi possono celare dietro strutture commissionali complesse e articolate i costi che addebitano ai clienti. Finalmente i risparmiatori sapranno quanto stanno pagando e per cosa esattamente. Soprattutto sarà loro chiara la differenza tra costi di gestione e costi di distribuzione, due voci da sempre indebitamente accorpate che hanno ampiamente facilitato dinamiche di conflitto di interesse. Crediamo, beninteso, che la consulenza indipendente resti la migliore garanzia per i risparmiatori; tuttavia, a prescindere dal modello di distribuzione, crediamo anche che porre fine a questa asimmetria informativa sia un passo necessario per permettere al mercato dei servizi finanziari di aumentare i suoi standard qualitativi attraverso il meccanismo virtuoso della libera concorrenza. A beneficiarne saranno i risparmiatori.”

Quindi cosa prevede la MiFID II riguardo trasparenza e costi della consulenza? Innanzitutto, gli intermediari saranno obbligati a esplicitare tutti i costi in valore assoluto e non solo in termini percentuali. La maggior parte delle ricerche hanno infatti dimostrato che gli investitori al dettaglio comprendono più facilmente valori monetari che percentuali. Talvolta, inoltre, piccole differenze dei costi espressi in percentuale possono tradursi in grandi differenze in termini assoluti. Si aggiunga poi che i costi dovranno essere comunicati in modo esplicito e distinti in tutte le loro varie voci: costi del servizio, costi associati al prodotto e commissioni di retrocessione (inducements). Moneyfarm ha realizzato una guida completa ai cambiamenti introdotti dalla nuova normativa, scaricabile qui: http://blog.moneyfarm.com/it/ebooks/mifid-II/

La trasparenza della comunicazione dovrà riguardare tutte le fasi del rapporto tra intermediario e investitore, per questo la nuova normativa prevede vari livelli di obblighi informativi più stringenti: questa è chiaramente una diretta conseguenza dell’evoluzione dei mercati e dei prodotti a essi associati, caratterizzati da una composizione sempre più complessa che ha  strutture di costo opache. La MiFID II distingue a tal proposito tre diversi tipi di informative:

  • Informativa ex-ante, che comunica tutti i costi secondo i nuovi standard prima di accedere al servizio. In questa informativa sarà anche necessario indicare in modo dettagliato tutti gli aspetti relativi all’ampiezza dell’offerta e alla frequenza con cui l’intermediario opererà valutazioni di adeguatezza dei prodotti. Vi si specificherà, inoltre, se la consulenza viene effettuata su base indipendente o meno. L’investitore dovrà disporre di un quadro chiaro circa le sedi di esecuzione degli ordini, le strategie di investimento consigliate, il perimetro di azione dell’intermediario e dei servizi offerti, oltre a informazioni specifiche sui prodotti proposti.
  • Informativa una tantum, a discrezione e su richiesta specifica del cliente.
  • Informativa ex-post, a cadenza almeno annuale, con il dettaglio dei costi sostenuti   relativamente ai singoli prodotti e al portafoglio complessivo. Su richiesta del cliente il gestore dovrà quindi mostrare anche in forma analitica l’incidenza del costo sostenuto sul rendimento effettivo.

Un’altra novità è quella che obbliga gli intermediari a inviare almeno trimestralmente comunicazioni che includano il dettaglio degli strumenti su cui effettuano l’investimento. Dovranno inoltre fornire segnalazioni ad hoc in caso di scarsa liquidità di un titolo, oltre a informazioni specifiche sulle soglie di perdita (come da indicazioni dell’Esma) e sull’eventuale effetto leva.

È richiesto inoltre che i costi di ricerca vengano scorporati dal costo di esecuzione delle transazioni. I costi di ricerca potranno essere addebitati solo qualora sia definito in anticipo un budget. Fino a oggi venivano indirettamente inclusi nel costo di gestione, d’ora in poi sarà invece necessario dichiarare in anticipo chi dovrà farsi carico di queste spese.

I costi di negoziazione (switch) saranno da giustificare con una valutazione costi/benefici per il cliente. Lo switch corrisponde alla vendita di uno strumento e al contestuale acquisto di un altro (non soltanto il passaggio da un comparto a un altro dello stesso prodotto). Per giustificare lo switch, il distributore dovrà dimostrare che i benefici del cambiamento sono superiori ai costi associati, anche attraverso la comparazione con prodotti equivalenti.

Cosa cambierà esattamente? L’obbligo di indicare tutti i costi associati allo strumento e al servizio potrebbe impattare sui ricavi dei maggiori player domestici non indipendenti e determinare un aumento dei costi da sostenere per far fronte alle crescenti richieste di dati per finalità di reporting ex-ante, ex-post e su richiesta del cliente. Il seguente schema riassume i costi complessivi da indicare in modo esplicito, che non saranno più celati dietro il Nav dello strumento, che finora ha incluso anche costi difficilmente giustificabili (almeno in certi casi). Da gennaio ogni singola componente di costo dovrà essere dettagliata.

Costi associati al servizio Costi associati allo strumento

(sostenuti dal fondo e implicitamente addebitati al cliente nel Nav del prodotto)

Diritti fissi Costi di gestione
Commissioni di sottoscrizione Costi di uscita
Costi di transazione quali ritenute fiscali su cedole o dividendi staccati Commissioni di performance
Costi incidentali legati servizio Commissioni della banca depositaria
Costi ongoing associati al servizio Costi associati alla compravendita (intermediazione)
Costi di custodia Imposta di bollo ed eventuali oneri fiscali

Elaborazione Moneyfarm

Per fronteggiare il probabile flusso in entrata di spiegazioni richieste al personale a diretto contatto con la clientela, potrebbero essere previsti costi ulteriori. È quindi probabile che i consulenti (indipendenti e non) si troveranno nella condizione di giustificare i maggiori costi addebitati ai loro clienti e dovranno quindi cercare di sfruttare a proprio favore la frequente attività di reporting e la ricerca interna. Saranno plausibilmente previsti report su base trimestrale per un target di clientela medio/alto, mentre ci aspettiamo modifiche di scarso rilievo per la tipologia di investitore con un profilo patrimoniale più basso.

Quali saranno i cambiamenti per i risparmiatori? Per rendere l’idea di quale potrebbe essere lo scenario per i risparmiatori, abbiamo ipotizzato due esempi, uno riguardante l’investimento in un singolo strumento (con un importo iniziale di €6016,6) e l’altro riguardante un portafoglio di differenti strumenti finanziari (in questo caso con un importo complessivo iniziale di €50.296,8). Si può facilmente notare come ogni singola voce di costo sia opportunamente esplicitata sia in termini nominali che percentuali. Questo dovrebbe accrescere la consapevolezza dell’investitore rispetto ai costi sostenuti per l’investimento finanziario.

Valore inizio periodo (€) Valore fine periodo (€) Flussi cedolari (€) Valore finale (€) Rendimento lordo (€) Rendimento lordo in % Costi (€) Costi in % Rendimento netto (€) Rendimento netto in %
Esempio: Fondo Data Target 6016,6 6580,0 – 6580,0 563,4 9,4% -199,5 -3,3% 363,9 6,0%

SINGOLO STRUMENTO FINANZIARIO

Costi di gestione (€) Costi di uscita (€) Commissioni di
performance (€)
Commissioni della banca depositaria (€) Costi associati alla compravendita € (intermediazione) Imposta di bollo ed eventuali oneri fiscali (€) Totale (€)
Costi impliciti nel Nav del prodotto 42,1 (0,7% del controvalore investito) 120,3 (2% – costi di collocamento distribuiti su 6 anni di investimento – 31,4 (rientrano nello 0,6% dei costi correnti) 2,3 (rientrano nello 0,6%  dei costi correnti) 3,4 (rientrano nello 0,6%  dei costi correnti) 199,5

(3,3%)

Quota parte retrocessa al collocatore 29,2

(0,4%)

105,3

(1,75%)

– 9,8

(0,16%)

– – 144,3

(2,4%)

DETTAGLIO COSTI SINGOLO STRUMENTO FINANZIARIO

Valore inizio periodo (€) Valore fine periodo (€) Flussi cedolari (€) Valore finale (€) Rendimento lordo (€) Rendimento lordo in % Costi (€) Costi in % Rendimento netto (€) Rendimento netto in %
Esempio: Fondo Data Target 6016,6 6580,0 – 6580,0 563,4 9,4% -199,5 -3,3% 363,9 6,0%
Esempio: Titolo Azionario 2100,0 2300,0 50,0 2350,0 200,0 10,0% -21,0 -1,0% 179,0 8,5%
Esempio: BTP 30300,0 30210,0 920,0 31130,0 -90,0 -0,3% -150,0 -0,5% -240,0 -0,8%
Esempio: Fondo Obbligazionario High Yield 3120,0 2700,0 200,0 2900,0 -420,0 -13,0% -102,3 -3,3% -522,3 -16,7%
Esempio: Fondo Azionario Paesi Emergenti 8760,2 9000,0 – 9000,0 239,8 3,0% -270,0 -3,1% -30,2 -0,3%
TOTALE 50296,8 50790,0 1170,0 51960,0 493,2 0,98% -742,8 -1,5% -249,7 -0,5%

LA CONCLUSIONE DI GIUSEPPE GUZZETTI

Nel corso del suo intervento dell’ottobre scorso il presidente di Acri ha affrontato un argomento di grande attualità: “I cittadini devono essere attrezzati sempre meglio riguardo all’impiego dei propri risparmi. Considerata anche la crescente allocazione in organismi finanziari esteri, è importante che, con politiche adeguate, si riesca a “fissare” il risparmio nella nostra economia corrispondendo alla “ratio” dell’art.47 della Costituzione, che tutela questa risorsa collegandola direttamente allo sviluppo degli impieghi… Nel campo della finanza e degli investimenti pochi sono gli italiani che comprendono fino in fondo quello di cui si sta parlando. Quindi per la tutela del risparmio e della sua valorizzazione è fondamentale anche un miglior livello di alfabetizzazione finanziaria”.


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