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Meta rimuove video deepfake di Jamie Lee Curtis dopo accusa diretta a Mark Zuckerberg

  • Redazione Assodigitale
  • 13 Maggio 2025
Meta rimuove video deepfake di Jamie Lee Curtis dopo accusa diretta a Mark Zuckerberg

Meta rimuove l’annuncio deepfake dopo la protesta di Jamie Lee Curtis

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Meta ha rimosso tempestivamente un annuncio pubblicitario generato con intelligenza artificiale, che utilizzava in modo illecito l’immagine di Jamie Lee Curtis. L’azienda ha agito dopo che l’attrice ha reso pubblica la sua denuncia, evidenziando come il materiale manipolato rappresentasse un uso non autorizzato e ingannevole della sua immagine, generando una falsa approvazione del prodotto promosso.

Indice dei Contenuti:
  • Meta rimuove video deepfake di Jamie Lee Curtis dopo accusa diretta a Mark Zuckerberg
  • Meta rimuove l’annuncio deepfake dopo la protesta di Jamie Lee Curtis
  • Le reazioni di Jamie Lee Curtis e la controversia sull’uso non autorizzato
  • Le preoccupazioni crescenti sulla tecnologia deepfake e l’identità digitale


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L’annuncio, che impiegava un sofisticato deepfake basato su un’intervista pregressa di Curtis durante gli incendi a Los Angeles, aveva alterato le sue parole originali per scopi promozionali, senza alcun consenso da parte sua. La rapida rimozione testimonia la crescente attenzione da parte di Meta verso il problema dei contenuti deepfake, anche se finora non è stato rilasciato alcun comunicato ufficiale sull’intervento.

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La vicenda solleva interrogativi importanti riguardo alla tutela dei diritti d’immagine e alla gestione etica delle tecnologie AI da parte delle grandi piattaforme digitali, mettendo in luce come la pressione pubblica possa influenzare in modo diretto le decisioni aziendali in materia di contenuti sensibili e potenzialmente dannosi.

Le reazioni di Jamie Lee Curtis e la controversia sull’uso non autorizzato


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Jamie Lee Curtis ha reagito con fermezza alla scoperta della manipolazione della sua immagine, denunciando pubblicamente Mark Zuckerberg e Meta per l’uso non autorizzato di un deepfake che la ritraeva in modo ingannevole. Attraverso un post sui social, l’attrice ha sottolineato l’inaccettabilità di questa pratica, definendola “un abuso” che mina la sua credibilità e intacca la sua integrità personale. Curtis ha inoltre spiegato come tale manipolazione abbia distorto una sua precedente intervista, inserendo parole mai pronunciate per promuovere un prodotto a lei estraneo.

Il messaggio diretto rivolto al CEO di Meta rifletteva la frustrazione di un’artista con una lunga carriera, costretta a usare la visibilità pubblica per proteggere la propria immagine da usi impropri e potenzialmente diffamatori. Di fronte al silenzio iniziale della piattaforma, Curtis ha ritenuto necessario intervenire apertamente, sottolineando come l’assenza di un adeguato consenso comprometta non solo il rispetto della persona, ma anche l’affidabilità delle informazioni veicolate online.

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La pressione esercitata dall’attrice e il clamore mediatico hanno portato alla rimozione rapida dell’annuncio incriminato. Tuttavia, la vicenda ha aperto un dibattito più ampio sui limiti etici dell’uso dell’intelligenza artificiale nel settore pubblicitario e sugli strumenti a disposizione dei soggetti coinvolti per tutelarsi da manipolazioni non autorizzate.

Le preoccupazioni crescenti sulla tecnologia deepfake e l’identità digitale

La diffusione incontrollata delle tecnologie deepfake sta sollevando allarmi significativi riguardo alla tutela dell’identità digitale e alla protezione del diritto d’immagine. L’uso di intelligenza artificiale per replicare volti e voci senza consenso espone le vittime a rischi concreti di diffamazione, manipolazione e danni reputazionali. Questo fenomeno, come dimostrato dal caso Jamie Lee Curtis, mette in luce la difficoltà di regolamentare strumenti tanto potenti quanto accessibili, capaci di alterare radicalmente la percezione della realtà.

Le implicazioni legali e sociali si stanno rivelando complesse, soprattutto perché le piattaforme tecnologiche spesso esitano a intervenire tempestivamente, fatto che può alimentare la disinformazione e la violazione della privacy. Operatori, artisti e personalità pubbliche si trovano quindi nella condizione di dover vigilare costantemente sull’uso improprio delle proprie immagini, spesso senza strumenti giuridici efficaci e rapidi.

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Parallelamente, il potenziale di utilizzo manipolativo delle AI deepfake pone sfide cruciali per la credibilità dell’informazione online, soprattutto in un’epoca in cui i confini tra contenuto reale e falsificato diventano sempre più labili. La necessità di sviluppare norme stringenti e di implementare tecnologie di rilevamento efficace diventa sempre più urgente per salvaguardare la fiducia del pubblico e la tutela delle identità individuali nel contesto digitale.


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