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  • AI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Meta e AI Act: Impatti e strategie sulla firma del codice di condotta europeo

  • Redazione Assodigitale
  • 18 Luglio 2025
Meta e AI Act: Impatti e strategie sulla firma del codice di condotta europeo

Obblighi e scadenze del codice di condotta per i modelli GPAI

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Dal 2 agosto 2025 entreranno in vigore gli obblighi previsti per i modelli di intelligenza artificiale general purpose (GPAI) secondo l’AI Act europeo. Le disposizioni riguardano in particolare i fornitori di questi modelli, che dovranno rispettare le nuove regole per tutti i modelli rilasciati da tale data. Per i modelli già presenti sul mercato, le norme diventeranno pienamente operative a partire dal 2 agosto 2027, data in cui partiranno anche i controlli e le possibili sanzioni. Il codice di condotta elaborato dalla Commissione europea ha lo scopo di supportare le imprese nell’adempimento di questi obblighi, prevedendo standard focalizzati su tre aspetti fondamentali: trasparenza, tutela del copyright e sicurezza. È importante sottolineare che l’adesione a questo codice è volontaria, ma può offrire alle aziende una maggiore tutela legale in caso di contestazioni rispetto ai requisiti dell’AI Act.

Indice dei Contenuti:
  • Meta e AI Act: Impatti e strategie sulla firma del codice di condotta europeo
  • Obblighi e scadenze del codice di condotta per i modelli GPAI
  • Motivazioni del rifiuto di Meta alla firma del codice
  • Impatto delle incertezze giuridiche sull’innovazione in Europa

Motivazioni del rifiuto di Meta alla firma del codice


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Meta ha comunicato in modo chiaro e inequivocabile la propria decisione di non aderire al codice di condotta per i modelli AI general purpose proposto dalla Commissione europea. Secondo Joel Kaplan, responsabile degli affari globali di Meta, il testo del codice introduce un contesto normativo eccessivamente incerto e complesso per gli sviluppatori. Le disposizioni contenute supererebbero, infatti, i limiti previsti dall’AI Act stesso, generando un quadro regolatorio che rischierebbe di ostacolare l’innovazione e rallentare lo sviluppo tecnologico in Europa.

Kaplan ha sottolineato come le ambiguità giuridiche presenti nel codice creino difficoltà interpretative e operative significative per le aziende che progettano e distribuiscono modelli AI. Questa situazione potrebbe tradursi, di fatto, in un freno alla competitività del settore, limitando la capacità delle imprese di investire e innovare nel contesto europeo. Meta ritiene inoltre che alcune misure previste vadano oltre l’ambito di applicazione originario dell’AI Act, ampliando in modo sproporzionato le responsabilità e i rischi legali a carico degli sviluppatori.

La posizione di Meta, espressa anche tramite il canale LinkedIn da Joel Kaplan, si allinea a quella di altre importanti realtà tecnologiche che avevano richiesto un rinvio dell’entrata in vigore delle norme, almeno di due anni, per consentire un adeguamento più ponderato e meno dannoso per l’ecosistema dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, la Commissione europea ha mantenuto ferma la scadenza del 2 agosto 2025, non accogliendo tali richieste.

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Impatto delle incertezze giuridiche sull’innovazione in Europa

Le ambiguità normative introdotte dal codice di condotta europeo rappresentano un serio ostacolo alla crescita e alla competitività delle aziende tecnologiche impegnate nello sviluppo di modelli AI general purpose. Le incertezze giuridiche delineano un contesto conflittuale tra regolamentazione e innovazione, penalizzando in particolare chi opera nel settore con standard elevati e rapida evoluzione tecnologica. La mancanza di chiarezza sui limiti di responsabilità e sull’ambito applicativo delle sanzioni espone le imprese a rischi legali considerevoli, disincentivando investimenti e sperimentazioni avanzate.

Questa situazione rischia di allontanare le principali realtà tecnologiche dall’Europa, favorendo il trasferimento delle risorse e delle competenze verso aree geografiche con quadri normativi più definiti e flessibili. In tal senso, il rifiuto di Meta a sottoscrivere il codice non va letto solo come una presa di posizione isolata, ma come un campanello d’allarme sul pericolo di un rallentamento strutturale nell’adozione e nello sviluppo di intelligenze artificiali avanzate nel continente. Le normative, infatti, dovrebbero bilanciare la tutela degli utenti con la necessità di garantire un ambiente propizio alla crescita tecnologica e all’innovazione continua, cosa che appare compromessa dall’attuale assetto proposto.

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