Maremoti: un fenomeno crescente in Italia
I cambiamenti climatici hanno portato a un aumento significativo della frequenza e dell’intensità di eventi naturali estremi, tra cui i maremoti. In Italia, questa situazione è destinata ad aggravarsi a causa della storica vulnerabilità del paese agli eventi sismici, che si concentra in particolar modo lungo l’Appennino, nell’arco calabro e nelle Alpi. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), la combinazione di sismi e cambiamenti climatico ha reso la costa italiana sempre più a rischio di maremoti, fenomeno che può avere conseguenze devastanti sulle comunità costiere.
Il maremoto, o tsunami, è generato da eventi sismici che si verificano sottomarini e può causare la formazione di onde di enorme potenza che si propagano rapidamente in mare aperto, raggiungendo rapidamente anche le coste. Gli eventi di maremoto possono verificarsi anche in seguito a frane sottomarine o eruzioni vulcaniche. In Italia, la necessità di sistemi di allerta tempestivi e affidabili è diventata sempre più urgente per mitigare i rischi associati a questi eventi.
La prevenzione e la preparazione ai maremoti sono quindi diventate priorità fondamentali. Le istituzioni, come l’ISPRA, stanno lavorando per ampliare e potenziare le reti di monitoraggio e prevedere accuratamente i vari segnali precoci che possono preannunciare l’eventualità di un maremoto. Questa attenzione verso la protezione delle coste italiane è essenziale, poiché le popolazioni locali sono direttamente colpite dalle conseguenze di questi fenomeni così devastanti.
La crescita della consapevolezza riguardo ai maremoti è fondamentale per promuovere comportamenti preventivi e strategie di emergenza efficaci, in modo che le comunità colpite siano meglio preparate a rispondere e riprendersi in caso di un evento catastrofico.
Rete di monitoraggio per la sicurezza costiera
Per affrontare l’incremento dei maremoti e migliorare la sicurezza delle comunità costiere italiane, è fondamentale disporre di una rete di monitoraggio efficiente e ben organizzata. L’ISPRA, in questo senso, ha avviato iniziative volte ad ampliare la rete esistente, che comprende stazioni di monitoraggio distribuite lungo le coste più vulnerabili. Questa rete, essenziale per il rilevamento precoce di eventi sismici e la successiva analisi del rischio di maremoti, si articola in diverse componenti tecnologiche e scientifiche.
Dal 2021, l’ISPRA ha messo in funzione sei stazioni attive nel Canale di Sicilia e nel Mar Tirreno, posizionate in regioni ad alta rischio sismico e tsunamigenico, per monitorare i livelli del mare e registrare eventuali variazioni che potrebbero indicare l’insorgere di un maremoto. Le stazioni attualmente operative monitorano zone critiche come Portopalo di Capo Passero, Pantelleria e Marettimo in Sicilia, e Roccella Jonica, Cetraro e Teulada in Calabria. Queste misure preventive sono parte di un approccio sistematico necessario a garantire una risposta rapida e coordinata in caso di eventi allerta.
In aggiunta, l’introduzione della nuova stazione a Santa Maria di Leuca estende ulteriormente la copertura della rete di monitoraggio al Mar Ionio, regione strategica per la sorveglianza dei potenziali maremoti. Questa stazione è equipaggiata con sensori avanzati per il monitoraggio del livello delle acque e altre tecnologie di acquisizione dati che permettono un controllo continuo e in tempo reale delle condizioni marine. La presenza di una fotocamera integrata consente di monitorare visivamente l’area, completando l’insieme delle informazioni disponibili per gli operatori di emergenza e i ricercatori.
La crescente integrazione della tecnologia con le reti di monitoraggio ambientale non solo migliora la capacità di risposta agli eventi naturali, ma promuove anche la sensibilizzazione della popolazione riguardo ai rischi associati. Informare e formare le comunità costiere sul sistema di allerta attivo diventa quindi fondamentale, affinché siano pronte ad agire in caso di necessità e possano contribuire a una più efficace gestione del rischio cablata nella vita quotidiana.
Nuove installazioni in Puglia
Nel contesto della lotta contro i maremoti, l’ISPRA ha recentemente compiuto un passo significativo con l’installazione di una nuova stazione mareometrica a Santa Maria di Leuca, che si trova nel Salento, in provincia di Lecce. Questa stazione è concepita per potenziare il Sistema d’allertamento nazionale per i maremoti causati da terremoti, denominato SiAM, consentendo così un monitoraggio più efficace delle condizioni marine e una tempestiva emisione di allerta in caso di tsunami.
La nuova stazione è equipaggiata con due sensori piezometrici, che misurano il livello del mare, e un terzo sensore che funziona con un sistema di acquisizione indipendente, garantendo così l’affidabilità dei dati raccolti. A completare l’impianto ci sono anche strumenti di monitoraggio visivo, tra cui una fotocamera che si focalizza su Punta Ristola, il punto più meridionale della penisola italiana orientale. Questa dotazione consente di avere un occhio diretto sull’area, fornendo informazioni preziose e in tempo reale durante situazioni critiche.
Con l’aggiunta di questa stazione, la rete di monitoraggio dei maremoti si espande in modo significativo, estendendosi anche al Mar Ionio e garantendo una sorveglianza più completa su una vasta area del Mediterraneo. In precedenza, la rete era già attiva nel Mar Tirreno Centrale e Meridionale e nel Canale di Sicilia, dove erano presenti sei stazioni attive dal 2021. Queste stazioni, posizionate in luoghi strategici e ad alto rischio per la loro vicinanza a sorgenti potenziali di tsunami, permetteranno quindi di effettuare un monitoraggio continuo e sistematico delle condizioni marine e delle variazioni che possano preannunciare un maremoto.
L’implementazione di queste nuove tecnologie di monitoraggio rappresenta un passo cruciale nella protezione delle coste italiane. Non solo contribuisce a migliorare la tempestività delle risposte in caso di allerta, ma aumenta anche la capacità di gestire e ridurre i rischi associati ai maremoti. Grazie a queste iniziative, l’ISPRA si conferma come un punto di riferimento fondamentale in materia di sicurezza marittima e prevenzione dei disastri naturali lungo le coste italiane.
Iniziative per Venezia e il sistema MOSE
Nella città di Venezia, una delle località italiane più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, l’innalzamento del livello del mare e l’intensificazione delle maree rappresentano una seria minaccia. Per affrontare questi problemi, Venezia ha introdotto il sistema MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico), un complesso di barriere mobili progettato per proteggere la città dalle inondazioni. Nel corso degli anni, questo sistema ha dimostrato la sua efficacia, intervenendo in diverse occasioni e mitigando gli impatti di eventi estremi.
Per potenziare ulteriormente la sicurezza della laguna e migliorare le capacità di risposta agli eventi di acqua alta, l’ISPRA ha programmato l’installazione di nove nuove stazioni di misurazione del livello del mare, delle onde e delle condizioni meteorologiche entro la metà del 2025. Questo ambizioso progetto è finanziato attraverso il programma Marine Ecosystem Restoration (MER) e i fondi del PNRR, e rappresenta un investimento significativo nella protezione delle aree costiere italiane.
Le nuove installazioni prevedono l’uso di strumenti avanzati, che includeranno cinque sensori per la misurazione del livello del mare, sei radar per monitorare le onde, sei anemometri per catturare i dati sul vento, tre barometri per la misurazione della pressione atmosferica e dodici sistemi di trasmissione dati via radio UHF. Questi dispositivi saranno integrati all’interno di una rete esistente, composta da 29 stazioni di misura in tempo reale, attive lungo la costa adriatica, da Trieste a Venezia e fino al Delta del Po.
L’obiettivo finale di queste installazioni è duplice: da un lato, migliorare le previsioni a breve termine riguardanti le condizioni meteorologiche e marine, e dall’altro, fornire dati preziosi per analisi statistiche a lungo termine. Ciò aiuterà non solo a prevedere eventi di acqua alta, ma anche a pianificare misure preventive più efficaci per salvaguardare una delle città più iconiche e vulnerabili d’Italia. L’approccio integrato che unisce tecnologia e innovazione nelle misure di protezione costiera rappresenta un passo fondamentale verso la resilienza di Venezia di fronte alle sfide ambientali attuali e future.
La strategia nazionale per la prevenzione dei disastri naturali
L’Italia ha avviato una strategia nazionale mirata a migliorare la prevenzione e la gestione dei disastri naturali, in particolare quelli legati ai maremoti. L’obiettivo è quello di creare un sistema integrato che possa operare in sinergia tra istituzioni, enti di ricerca e popolazione. Questo approccio prevede l’implementazione di tecnologie avanzate per il monitoraggio e l’allerta, insieme a misure di formazione e sensibilizzazione della comunità.
Le politiche adottate si basano su un piano d’azione che coinvolge vari ministeri e agenzie governative, coordinando gli sforzi per garantire una preparazione adeguata in caso di emergenze. Tra le misure intraprese, è prevista la creazione di protocolli di allerta precoce, che permettano di comunicare tempestivamente i rischi alle popolazioni costiere e di attivare immediatamente le procedure di evacuazione e protezione.
Inoltre, la strategia include l’attuazione di piani di emergenza locali, integrati con le informazioni e i dati raccolti dalle stazioni di monitoraggio. Tali piani sono fondamentali per garantire che le comunità siano pronte ad affrontare e gestire situazioni di emergenza in modo efficace. La formazione continua per i responsabili della sicurezza e per i volontari locali è essenziale per creare una rete di protezione solida e ben preparata.
È prevista anche la realizzazione di campagne di comunicazione, destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi dei maremoti e sull’importanza delle misure di prevenzione. Questa comunicazione si avvale di strumenti digitali, corsi di formazione e simulazioni di emergenza, per coinvolgere attivamente la comunità e garantire che tutti siano consapevoli e preparati.
Il monitoraggio e la ricerca scientifica vengono supportati da investimenti diretti nella tecnologia e nelle infrastrutture necessarie. La cooperazione internazionale è un altro aspetto chiave, per condividere esperienze e migliori pratiche nella gestione del rischio e nella risposta agli eventi naturali.