L’Europa sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalle forniture energetiche russe
Da COST SAVINGS TODAY, Business Newsletter di Expense Reduction Analysts
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La dipendenza energetica dalle forniture russe è sempre stata, per l’Europa, una preoccupazione di fondo, ma la recente crisi in Ucraina ha evidenziato l’urgenza di diversificare le importazioni di energia in modo da renderle economicamente e politicamente più sicure.
L’Unione Europea è il più grande consumatore di energia al mondo. Con 28 paesi, oltre 505 milioni di persone, l’Europa rappresenta il 10,5% della popolazione mondiale, ma solo il 20% dell’energia che utilizza è prodotta in Europa. L’Europa ha poche risorse naturali – possiede solo l’1% delle riserve mondiali di petrolio, 1,5% di gas naturale e 4% del carbone – ed è fortemente dipendente dalle importazioni.
Il nucleare rappresenta il 15% dell’energia in Europa, per lo più prodotta in territorio europeo. Anche se l’Europa ha obiettivi rigorosi sull’uso di combustibili fossili ( nel 2020 si è imposta di diminuirne l’uso e arrivare ad usare almeno il 20% di energia derivante da fonti rinnovabili) ad oggi ne è fortemente dipendente.
Oltre la metà dei combustibili fossili (il 40% del carbone, il 60% del gas naturale e l’80% del petrolio) è d’importazione, ed i principali paesi esportatori sono:
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- Petrolio: Russia, OPEC e Norvegia
- Gas: Russia, Norvegia, Algeria
- Carbone: Russia, Colombia, Sud Africa, USA
In questa lista, il nome che spicca è ovviamente quello della Russia che rappresenta la più grande risorsa mondiale di gas naturale, la seconda di carbone ed è tra i 10 maggiori produttori di petrolio al mondo. Alcuni paesi europei sono particolarmente dipendenti dal gas russo, per esempio i Paesi Baltici ne dipendono al 100%, Polonia, Finlandia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria al 66%. Anche la Germania, la più grande economia europea, dipende pesantemente dal gas russo (40%). D’altra parte l’economia russa dipende fortemente dalle esportazioni di energia; Gazprom, il gruppo che controlla lo sfruttamento delle risorse naturali (in particolare gas) è posseduto al 50% dal governo russo e contribuisce, con una quota consistente, alle entrate della Russia.
Questa posizione di forza è da sempre fonte di preoccupazione in Europa, da un lato preoccupata da un’eccessiva dipendenza dai combustibili fossili russi e dall’altro, anche perché ostaggio delle proprie esigenze energetiche, incapace di prenderne le distanze, come recentemente hanno dimostrato gli eventi in Ucraina. Infatti, il 30% del gas consumato in Europa arriva dalla Russia e, circa l’80% di questo, transita dal territorio ucraino. La Federazione Russa usa le sue forniture energetiche come “un’arma”, secondo David Goldwyn, inviato speciale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e coordinatore per gli affari internazionali di energia dal 2009 al 2011. Allo stato attuale l’Europa può fare ben poco, a parte sanzioni economiche e ritorsioni punitive. Ci sono state altre due occasioni, nel 2006 nel 2009, quando la Russia, a causa di un contenzioso con l’Ucraina, diminuendo la fornitura di gas, creò seri problemi di risorse energetiche in Europa.
Tuttavia questa dipendenza è, in qualche modo, biunivoca. Se la Russia è un fornitore chiave per l’Europa, anche l’Europa è un cliente importante per la Russia, si stima che il 60% delle entrate di Gazprom provenga dai mercati europei. Un calo della quota d’importazioni europee significherebbe un calo significativo delle entrate per lo stato russo, il che spiega l’interesse della Russia a diversificare le esportazioni anche verso i paesi asiatici.
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Ci sono piani per cercare di liberare l’Europa dalla dipendenza energetica della Russia comprendenti la crescita delle forniture Norvegesi e lo sviluppo delle importazioni provenienti dalle Americhe, specialmente con la crescita del gas ottenuto da argille (shale gas), che stanno minacciando la posizione dominante della Russia. I prezzi elevati hanno già portato a una diminuzione dell’utilizzo del gas sia nelle famiglie sia nelle imprese europee. L’obiettivo è di raggiungere il 27 % di energie rinnovabili nell’UE entro il 2030. Tuttavia è improbabile che ciò accada nel prossimo futuro.
Recentemente e alla luce della crisi Ucraina, i leader europei si sono incontrati per discutere i piani per garantire la sicurezza energetica per l’Europa e per decidere le mosse da fare per ridurre la propria dipendenza nei confronti della Russia. Gli obiettivi sono ridurre la domanda di energia, sviluppare fonti energetiche, in particolare rinnovabili, aumentare l’efficienza energetica e diversificare i fornitori di approvvigionamento energetico in Europa. Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha inoltre evidenziato la necessità per i paesi europei di condividere informazioni e i termini dei contratti negoziati dai singoli paesi con la Russia e mostrare maggiore solidarietà in caso di interruzione di energia in alcuni settori. Le proposte della Commissione saranno discusse al vertice UE di fine giugno 2014.
Ugo Rietmann – Partner Expense Reduction Analysts – urietmann@expensereduction.com
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