L’e-commerce in Africa si chiama Jumia
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—- di Emanuele Salamone —
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L’enorme successo della recente quotazione in borsa di Jumia, specializzata nell’e-commerce in Africa, mostra quanto il settore del commercio al dettaglio sia cambiato negli ultimi anni.
I titoli dell’ “Amazon africano”, come già la chiamano i broker di Wall Street, messi in vendita il 12 aprile a $ 14,50, hanno volato oltre il 200% nello spazio di tre sessioni di trading. Dal debutto alla borsa di New York ha raccolto 200 milioni di dollari, per una valorizzazione di 1,4 miliardi di dollari.
A questo prezzo, la capitalizzazione di mercato di Jumia è ora quasi altrettanto importante di quella di un gruppo di distribuzione centenario, come ad esempio il francese Casino, che ha più di 2.900 negozi di ogni dimensione in tutto il mondo.
JUMIA NASCE IN NIGERIA
Jumia, fondata in Nigeria nel 2012 dai francesi Sacha Poignonnec, Raphael Kofi Afaedor, Tunde Kehinde, ha raggiunto un fatturato globale di 828 milioni di euro nel 2018, generando ricavi per 131 milioni di euro (+ 40% in un anno) Il Ceo è Juliet Anammah.
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La quotazione della società di diritto tedesco è finalizzata all’aumento di capitale e darà al gruppo Jumia le risorse per investire in tecnologia, logistica e marketing sulla piattaforma per il commercio online di prodotti elettronici, abbigliamento, cosmetici, alimentari e servizi.
La società non è ancora redditizia.
Ha pubblicato l’anno scorso una perdita operativa di € 170 milioni, contro i € 155M nel 2017. Ciò che gli investitori trovano interessante non è l’ultima riga del conto economico, ma il potenziale di sviluppo enorme a sua disposizione in 14 paesi in cui opera e che ammontano a circa 660 milioni di abitanti.
Secondo la società di ricerche Euromonitor, questo “serbatoio” di popolazione rappresenta il 74% della spesa dei consumatori in Africa, stimata in € 1.400 miliardi nel 2018. Per ora comunque meno dell’1% delle vendite al dettaglio è realizzato online in Africa, contro il 24% della Cina.
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Con tali prospettive, comprendiamo meglio l’improvvisa passione degli investitori per questo titolo. In questo contesto, molti investitori francesi stanno alleggerendo il loro portafoglio da titoli come Casino, Rally e Carrefour. La distribuzione tradizionale non è condannata, ma deve essere totalmente trasformata per affrontare la concorrenza dell’e-commerce che si estende a tutte le attività legate al consumo delle famiglie. In cinque anni, la quotazione di Casino è diminuita del 56% e quella di Carrefour del 40%.
Difficile al momento, tuttavia, consigliare Jumia sull’acquisto, poiché la visibilità sulla capacità del gruppo di produrre profitti è bassa. Persino Amazon, leader mondiale nell’e-commerce, sta ancora lottando per rendere redditizia la sua attività di distribuzione. Due terzi dei suoi profitti provengono da attività di hosting di computer, non dall’e-commerce.
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