[Fotogallery] L’attuazione dell’Agenda Digitale vale oltre 70 miliardi, questa la stima dell’OAD del Politecnico di Milano, che oggi su questi temi ha incontrato i candidati dei partiti che si presentano alle prossime elezioni
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Sviluppo delle imprese e dell’occupazione anche per l’Italia sono fortemente connesse alla ricerca tecnologica e allo sviluppo, il digitale diventa dunque la leva principale della nuova economia.
Abbattere il digitale divide italiano rispetto agli altri paesi europei e seguire e uniformarsi alle direttive dell’agenda digitale europea, applicando e attuando l’agenda digitale del nostro Paese, vuol dire sbloccare risorse per oltre 70 miliardi di euro: 35 miliardi di euro proverrebbero dal contrasto all’evasione fiscale e dall’effcientamento della PA, mentre altri 25 miliardi sarebbero ricavati dalla relazione semplificata tra PA, imprese e cittadini, ulteriori risorse arriverebbero alle imprese dall’aumento della produttività, la riduzione dei costi e la nascita di nuove Start-Up.
Sulla base di questi valori e della loro quantificazione oggi l’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano ha organizzato il convegno “Qual è la vera agenda digitale di partiti e coalizioni?”, che si è svolto nell’Aula De Donato del Politecnico di Milano.
Quello che i docenti della School of Management del Politecnico hanno inteso fare è stato un confronto rispetto a queste tematiche e quanto previsto su questi argomenti nei programmi delle coalizione e dei partiti che si presenteranno alle prossime elezioni.
All’incontro di oggi hanno partecipato gli esponenti delle sei forze politiche più importanti: Luigi Buoncristiani di Rivoluzione Civile, Mario Caputi di “Fare per fermare il declino”, Alex Curti di M5S, Marco Meloni del PD, Antonio Palmieri del PdL e Francesco Sacco di Scelta Civica per Monti.
Andrea Rangone e Alessandro Perego, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Agenda Digitale, hanno sottolineato che il tema dell’Agenda Digitale è fondamentale per il futuro del nostro Paese, l’innovazione digitale è una leva trasversale per tutti i settori economici e soprattutto per un vero efficientamento della pubblica amministrazione.
L’economia digitale è centrale rispetto alla strategia politica dei Paesi internazionali e della Comunità Europea, che seguono e attuano un’agenda digitale a partire dal 2010. Il Governo Italiano espressione delle prossime elezioni deve continuare a sviluppare un programma di innovazione digitale, come è stato già anticipato con l’approvazione del decreto Crescitalia e del decreto Sviluppo approvato lo scorso dicembre.
Si stimano in 5 Miliardi di euro di maggiori entrate, nell’ipotesi di un aumento dal 20% al 30% della penetrazione dei pagamenti elettronici consumer, che ridurrebbero l’evasione su IVA e imposte.
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La conservazione sostitutiva sotto forma di digitalizzazione dei documenti fiscali raddoppierebbe la produttività dei controlli dell’Agenzia delle Entrate e consentirebbe un aumento delle entrate di 10 miliardi di euro.
Sono 5 i miliardi che si risparmierebbero per saving negoziali, nell’ipotesi di aumentare la diffusione dall’attuale 5% al 30% dell’eProcurement nella PA, capace di ridurre i costi di acquisto di beni e servizi.
Altri 15 miliardi di euro si risparmierebbero per saving di processo, nell’ipotesi della riduzione costi del personale del 10% grazie alla digitalizzazione processi della PA (amministrazione, sanità, scuola, giustizia. ecc), capace di aumentarne la produttività.
Introdurre l’innovazione digitale nella PA consentirebbe un risparmio e un’economia di scala di 25 miliardi di euro, questo grazie alla semplificazione della relazione tra PA, imprese e cittadini.
Nello specifico la digitalizzazione dei processi di interfaccia tra PA e Imprese consentirebbe un recupero dei tempi lavorativi e un recupero di produttività stimato in circa 23 miliardi di euro.
2 miliardi di euro l’anno di minori oneri finanziari deriverebbero dai pagamenti elettronici della PA che attuando il pagamento dei fornitori nei tempi prescritti dalla Direttiva 2011/7/UE, ridurrebbe del 50% i costi legati a ritardi di processo.
Si stima invece in 6 miliardi di minori costi, la digitalizzazione dei processi commerciali tra le imprese (fatturazione elettronica estesa o eCommerce B2b) che ridurrebbero i costi e aumenterebbero la produttività passando dall’attuale 5% a un 15%.
Sarebbe invece quantificato in 3 miliardi di euro il risparmio per le famiglie grazie alla crescita dei mercati digitali, nell’ipotesi che passi dall’attuale 2,6% al 10%, l’utilizzo diffuso dell’eCommerce B2c comporterebbe un beneficio di circa 1500 euro all’anno per famiglia.
Crescerebbe di un +0,2% l’anno il PIL dalla nascita di Start Up Hi-Tech, incentivata e finanziata da 300 milioni di euro l’anno in fondi Seed, impattando sulla crescita del PIL a lungo termine.
La digitalizzazione dei processi aziendali, produrrebbe un aumento di produttività di un 1,5%, e consentirebbe l’eliminazione di 30 miliardi di documenti cartacei e il risparmio di 7 miliardi ore di lavoro “a scarso valore aggiunto” in 10 anni.
Su questi e molti altri argomenti si è svolto oggi a tutto campo il confronto tra politica e tematiche della digitalizzazione.
Molti i giovani e i rappresentanti del mondo universitario e dell’impresa presenti oggi all’incontro, che ha sicuramente il merito di mettere al centro dei programmi politici di ogni coalizione e partito i temi dell’Agenda Digitale, temi prioritari e irrinunciabili per lo sviluppo dell’economia e del nostro paese.
#OAD13 è l’hashtag sotto cui potete trovare in Twitter commenti e osservazioni sul convegno di questa mattina.
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