LaLuna pavilion: l’arte di Selene «Soltanto tu ti levi, come la luna»
- di Luca Siniscalco per Trendiest News –
«Soltanto tu ti levi, come la luna». Con questa intensa invocazione il poeta Rainer Maria Rilke rivendicava, nella sua lirica del 1914 A Hölderlin, l’affinità fra la ricchezza simbolica del satellite e l’opera poetica del genio tedesco, capace di donare generosamente quegli scorci di realtà, da lui liricamente presentiti, «restituendoli integri al Tutto, di nulla mancanti».
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Priya Jot (alias Giulia Gasparini)
A voler riconsegnare, con una movenza opposta, sprazzi del Tutto agli uomini, è oggi, a distanza di un secolo, un ambizioso progetto, anch’esso sorto sotto il segno della luna. Concepita dall’artista, fotografa e performer Priya Jot (alias Giulia Gasparini) – non nuova a una ricerca estetica incentrata sulla rivitalizzazione della spiritualità – insieme al think thank Space Travellers (Matteo Arietti e Andrea Bulloni) e all’architetto Michele Versaci, l’installazione LaLuna si fonda su una visione primariamente filosofica e interiore, di cui il pavilion, una volta realizzato, intende offrire declinazione estetica e architettonica.
Dal Manifesto del progetto scopriamo che LaLuna si prefigge infatti di esibire, in un gioco di paradossi, la potente esperienza dell’invisibile e del sacro. Nella contemporaneità globalizzata, dominata da una lacerante dimenticanza del mondo dei simboli e degli archetipi, la luna è sempre più distante dal vissuto concreto degli individui: nessuno più la adora, né segue, nell’organizzazione quotidiana delle giornate, i suoi ritmi; la spiritualità femminile connessa al simbolismo della luna è del tutto obliata; in molte zone industrializzate del pianeta la sua lucente sfera risulta a stento visibile a causa dell’inquinamento e delle luci artificiali. LaLuna si propone allora di «portare di nuovo la Luna sulla Terra, focalizzando l’attenzione sulla connessione fra le donne, il loro corpo e il pianeta», mettendo al centro dell’interesse artistico la «sacralità di questa connessione e come questa può aiutare a ripristinare la Natura sulla Terra».
L’attualità – persino l’avanguardia – dell’arcaico
Un interesse spirituale, etico ed ecologico, insomma, che l’arte può portare a riscoprire. E a farlo con mezzi espressivi e tecnologie estetiche pienamente moderne. Qui si gioca tutta la feconda contraddizione da cui sorge il progetto di Priya Jot: l’attualità – persino l’avanguardia – dell’arcaico diventa il cuore propulsivo del padiglione LaLuna.
Esso prende forma in una struttura raffinata, composita ed ecocompatibile: il basamento ricoperto di sabbia, che permette il contatto diretto con il terreno ai visitatori a piedi nudi, è costeggiato da un colonnato che connette interno ed esterno, è difeso da protezioni temporanee (in caso di pioggia) e costeggiato da una veranda, che offre una vista a 360 gradi sulla città di New York, la metropoli per la quale l’installazione è stata ideata – dovendo sorgere, nello specifico, nel Lighthouse Park sulla Roosevelt Island.
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Esso prende forma in una struttura raffinata, composita ed ecocompatibile: il basamento ricoperto di sabbia, che permette il contatto diretto con il terreno ai visitatori a piedi nudi, è costeggiato da un colonnato che connette interno ed esterno, è difeso da protezioni temporanee (in caso di pioggia) e costeggiato da una veranda, che offre una vista a 360 gradi sulla città di New York, la metropoli per la quale l’installazione è stata ideata – dovendo sorgere, nello specifico, nel Lighthouse Park sulla Roosevelt Island.
La forma circolare di LaLuna richiama direttamente il satellite a cui l’opera è dedicata. Ma, in senso più ampio, si ricollega al simbolo del cerchio e ai suoi rimandi alla dimensione dell’eterno ritorno, del ritmo ciclico dell’esistenza, della natura fluida, cangiante e proteiforme in cui il mondo della vita – Lebenswelt, direbbero i tedeschi – si dà all’uomo. Non è un caso che i templi antichi avessero perlopiù un assetto circolare.
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2020 City of Dreams Pavilion on Roosevelt Island
Gli ideatori del progetto, che è entrato nella rosa dei cinque finalisti all’interno della competizione per il 2020 City of Dreams Pavilion on Roosevelt Island, hanno anche già ipotizzato una serie di eventi che potrebbero avere luogo al suo interno, dinamizzandone l’assetto: performances artistiche progettate o spontanee (fino a cinquanta partecipanti); workshops interdisciplinari; sessioni di esercizi spirituali (con particolare attenzione al mondo dello Yoga e dello Sciamanesimo). Una programmazione, quella appena prospettata, resa possibile grazie anche all’inserimento del progetto in un prestigioso network di istituzioni artistiche e culturali che comprende Fondazione ADI Collezione Compasso D’Oro, Politecnico di Milano, Accademia di Brera e Centro Studi 900.
Mircea Eliade
Secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade la mistica lunare è oggi di difficile comprensione per l’homo saecularis: in lui prevale l’approccio analitico, che lo induce a identificare in modo distinto gli elementi peculiari entro cui l’archetipo della luna si declina – fertilità, vegetazione, eterno femminino, circolarità del tempo, acque, serpente –, laddove gli antichi li percepivano intuitivamente e simultaneamente.
LaLuna assurge allora ad auspicio estetico di un recupero di tale sapienza, della capacità, per l’uomo occidentale moderno, di tornare alla visione analogica in cui «un simbolo lunare (amuleto, segno iconografico) non soltanto fissa e concentra tutte le forze seleniche agenti in tutti i piani cosmici, ma addirittura colloca lui, uomo, grazie all’efficacia del rituale, al centro di queste forze, accrescendo la sua vitalità, rendendolo più reale, garantendogli una condizione migliore dopo la morte»
(Trattato di storia delle religioni).
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