Il perfido algoritmo di Tinder riconosce belli e brutti
Dal 2012 i single reali o sedicenti tali della rete hanno a disposizione Tinder, la famosa applicazione di dating che facilita l’operazione di rimorchio ai timidi e ai troppo impegnati.
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Che siamo in cerca dell’altra metà della mela o semplicemente di un partner occasionale, basterà caricare il proprio profilo completo di foto e proporre un incontro a chi più ci piace tra i membri di Tinder: fin qui, niente di nuovo.
La scoperta recente, invece, riguarda l’esistenza di un algoritmo in grado di interpretare il livello di desiderabilità degli utenti e classificarli impietosamente in categorie estetiche, proponendo all’attenzione dei membri del social solo utenti della stessa tipologia fisica: per farla breve, belli coi belli e brutti coi brutti.
A rivelare il funzionamento dell’algoritmo è un’inchiesta di Fast Company: Tinder possiede un sistema di punteggio segreto chiamato Elo Score che tiene conto dell’apprezzamento manifestato dagli utenti verso altri membri: scorrendo verso destra, si esprime il gradimento e contemporaneamente si attribuisce un punto all’utente a sua insaputa.
Viceversa, scartando un profilo, il punteggio non cresce e il profilo non gradito viene consigliato ad altri che in comune hanno la sua stessa sorte.
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Che la bellezza faciliti la vita di chi la possiede, non è cosa nuova; per i brutti c’è sempre Photoshop, o la vita reale ed un poco di faccia tosta.
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