La storia di Tex Willer: un’icona del fumetto italiano
Tex Willer è senza dubbio una delle figure più emblematiche del fumetto italiano, rappresentando un punto di riferimento per generazioni di lettori. La sua straordinaria avventura inizia nel 1948 quando Gianluigi Bonelli, scrittore e sceneggiatore, insieme al disegnatore Aurelio Galleppini, dà vita al mitico ranger, introdotto nella società italiana, ancora scossa dagli stravolgimenti post-bellici e in cerca di figure iconiche che potessero incarnare la giustizia e il riscatto sociale.
Il personaggio di Tex, con le sue avventure ambientate nei vasti paesaggi dell’America occidentale, ha saputo conquistare il cuore dei lettori, non solo per le sue gesta di giustiziere e paladino dei diritti dei più deboli, ma anche per la sua spiccata personalità. Rappresenta un eroe “antiborghese”, diverso da altri protagonisti dell’epoca, alla ricerca di un’identità forte e autentica che riflette il desiderio di cambiamento della nuova Italia repubblicana.
Nel corso degli anni, Tex Willer è diventato molto più di un semplice personaggio di fumetti. Ha saputo adattarsi ai cambiamenti della società, mantenendo un legame profondo con il pubblico attraverso storie avvincenti e personaggi ricorrenti, i “pards”, tra cui spiccano le figure storiche di Kit Carson, Tiger Jack e il figlio Kit Willer. Queste relazioni interpersonali hanno arricchito le sue avventure, creando una saga epica che ha segnato indelebilmente la cultura popolare italiana.
Ad oggi, Tex continua a cavalcare le pagine del fumetto italiano, evolvendosi ma restando sempre fedele al suo spirito originale. Le sue storie non sono soltanto intrattenimento, ma una testimonianza del cambiamento sociale e culturale, rendendolo un vero e proprio simbolo di resilienza e giustizia.
La nascita di Tex Willer
Iniziamo col dire che colui che Kit Carson affettuosamente definisce “Tizzone d’Inferno” avrebbe inizialmente dovuto chiamarsi Tex Killer! Tuttavia, Tea Bonelli, figura di grande esperienza nel panorama editoriale, consigliò al marito Gianluigi di optare per un nome meno brutale, proponendo “Willer”. Un suggerimento che, probabilmente senza volerlo, rese ancora più incisivo il carattere determinato del personaggio: will, in inglese, significa infatti “volontà”. Il nome “Tex”, d’altro canto, non è un richiamo alle origini texane del protagonista, bensì a un negozio di tessuti milanese, “Tex Moda”, che colpì l’immaginazione del suo creatore. Una scelta curiosa per un personaggio il cui principale cambio di stile consiste nell’alternanza tra il presentarsi con o senza il classico cappello a falde larghe, un rigoroso Stetson.
Ma procediamo con ordine. Tex Willer fece la sua prima apparizione il 30 settembre 1948, in un’Italia che, dopo la promulgazione della Costituzione avvenuta nel dicembre 1947, stava cercando di ricostruirsi dalle macerie della guerra e della dittatura. Era un periodo di grande trasformazione, e la nazione cercava figure che incarnassero la giustizia e la rettitudine, pilastri fondamentali per la nuova società. In quegli anni, Tex Willer emerge come una sorta di eroe “antiborghese”, molto diverso da Occhio Cupo, il personaggio che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello delle Edizioni Audace. Ambientato nel Canada del Settecento, in un contesto di guerra tra francesi e inglesi, Occhio Cupo (alias Carlo Lebeau) era un aristocratico francese ingiustamente accusato di crimini. Si muoveva con eleganza e disinvoltura nell’ambiente coloniale, rappresentando quasi l’antitesi del rude e diretto Tex Willer. Lebeau si sarebbe trovato a suo agio nell’Italia sabauda e monarchica, ma la nuova Italia repubblicana e desiderosa di riscatto aveva bisogno di un personaggio più schietto e verace: Tex era l’uomo giusto per rappresentare quel sentimento di rinascita.
Gli autori di Tex Willer
Nel corso degli anni, l’azione incalzante di Tex ha preso forma grazie alla mano di grandi sceneggiatori e disegnatori. Se inizialmente Gianluigi Bonelli si occupava di tutte le storie, negli Anni Settanta entrò in scena Sergio Bonelli, sotto lo pseudonimo di “Guido Nolitta”, celebre creatore di Zagor. Lo “Spirito con la scure” era una sorta di western atipico ambientato in un contesto di verde lussureggiante (“Darkwood”) che costituiva un contraltare perfetto per le avventure di Tex, caratterizzate da un ambiente secco e non eccessivamente rigoglioso.
Nolitta – ovvero Sergio Bonelli – debutta con Caccia all’uomo (numero 183 del gennaio 1976), e rappresenta un Tex draconiano, un autentico “sbirro” che non si fa remore a utilizzare la forza. Secondo molti lettori, il capolavoro della non eccessivamente lunga produzione nolittiana di Tex è El muerto (numero 190 dell’agosto 1976): una storia che non sfigurerebbe certo in una trasposizione cinematografica!
Negli Anni Ottanta, la serie subì un’ulteriore evoluzione con l’ingresso di Claudio Nizzi, che aggiornò il personaggio e le sue avventure per un pubblico più moderno, mantenendo però il rispetto per la tradizione. Sotto la sua guida, Tex e i suoi pards affrontarono storie più realistiche e meno fantastiche, rispecchiando forse un’Italia in cambiamento, meno attratta dagli elementi magici che contraddistinguevano il Tex di Gianluigi Bonelli. Nizzi, nel 1988, sceneggiò lo speciale per i quarant’anni del fumetto Tex il grande, segnando l’inizio di una nuova era, anche con l’introduzione del formato graphic novel.
Auxi lo scenario creativo, il cult del texismo ha riscosso un continuo susseguirsi di talenti che hanno arricchito il panorama narrativo e visivo. Tra questi, diversi illustratori hanno lasciato il loro segno indelebile, contribuendo con il loro stile unico alla costruzione dell’immaginario di Tex. I disegnatori, infatti, sono stati essenziali nel dare concretezza alle storie scritte, creando caratteri e paesaggi che i lettori hanno imparato ad amarli.
Tex Willer tra passato e presente
Nel 2005, Nizzi iniziò a cedere gradualmente il testimone a Mauro Boselli, che dal 2012 è diventato il curatore ufficiale della testata. Boselli ha riportato in auge l’epicità delle origini, pur aggiungendo maggiore profondità ai comprimari, come Kit Carson, Tiger Jack e Kit Willer, che hanno assunto ruoli sempre più centrali nelle storie. Il lato più ribelle e avventuroso di Tex è tornato protagonista con la serie Tex Willer, che dal 2018 racconta le sue avventure giovanili.
Quest’anno, il Texone, con la moderna veste grafica di Giuseppe Palumbo e la narrazione saporita di Jacopo Rauch, ha festeggiato il suo quarantunesimo numero con lo speciale Sierrita Mountains. Un tributo non solo al personaggio, ma anche alla sensibilità fumettistica contemporanea, sempre più influenzata dalla scena europea. Tex ha attraversato i decenni mantenendo inalterato il suo fascino e la sua rilevanza culturale, accompagnato da una vera e propria “Hall of Fame” del fumetto mondiale, con autori di primissimo piano chiamati a realizzare i disegni del Texone, tra cui Magnus, Aldo Capitanio, Joe Kubert, Ivo Milazzo, Enrique Breccia.
Meno esteso (ma egualmente prestigiosa) il novero degli sceneggiatori: da Tito Faraci a Gino D’Antonio, da Gianfranco Manfredi a Pasquale Ruju. Ottant’anni di avventure epiche, e – ci auguriamo di tutto cuore – tanti, tanti altri ancora tutti da scrivere e… da leggere. “Aquila della Notte” continuerà a cavalcare, indomabile come sempre!
L’eredità duratura di Tex Willer
Tex Willer non è soltanto un fumetto iconico; rappresenta un vero e proprio fenomeno culturale che ha saputo rimanere sulla cresta dell’onda per oltre sette decenni. La sua eredità vive attraverso generazioni di lettori, colpiti dalla sua determinazione e dal suo spirito indomito. Ogni numero pubblicato ha arricchito l’immaginario collettivo, contribuendo a creare un’aura di leggenda intorno a questo personaggio, divenuto simbolo della lotta per la giustizia e la verità.
L’impatto di Tex si estende anche oltre i confini del fumetto. Nel corso degli anni, il ranger ha ispirato adattamenti cinematografici, serie animate e una vasta gamma di merchandising. La sua figura, con il cappello Stetson e la giacca blu, è immediatamente riconoscibile e continua a rappresentare un simbolo forte dell’eroe popolare. Le storie di Tex non solo intrattengono, ma spingono i lettori a riflettere su valori fondamentali come l’amicizia, il coraggio e la giustizia sociale.
Inoltre, il successo di Tex Willer ha aperto la strada a molteplici artisti e scrittori, creando un ambiente fertile per il fumetto italiano. Ha alimentato l’interesse per altre opere nel panorama fumettistico, portando alla nascita di nuovi personaggi e serie che hanno saputo abbracciare lo stesso spirito avventuroso e audace. Tex, quindi, non è solo un capitolo importante della storia del fumetto, ma una fonte d’ispirazione per tutta una generazione di creatori.
La presenza di Tex nei festival del fumetto, nei musei e nelle esposizioni dimostra come il suo fascino sia ben vivo. Le celebrazioni per i suoi anniversari, le ristampe e le edizioni speciali testimoniano il grande affetto che il pubblico nutre nei suoi confronti. E mentre il mondo continua a evolversi, Tex Willer rimane saldamente ancorato ai valori che ha sempre rappresentato, garantendo per sempre un posto d’onore nella storia della narrativa grafica e nella cultura popolare italiana.