La “gamification” dell’Ippocastano. Engaging stories e business game
La gamification (non felicemente tradotta da Wikipedia con il termine “ludicizzazione”) è l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi e dalle tecniche di game design in contesti esterni ai giochi. Insomma la gamification potrebbe essere definita come il processo di prendere qualcosa che già esiste – un sito web, un’applicazione aziendale, una comunità online – e integrarvi le meccaniche di gioco per motivare la partecipazione, il coinvolgimento e la fidelizzazione.
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La gamification utilizza le tecniche che i game designer utilizzano per coinvolgere i giocatori e li applica a esperienze non di gioco per motivare azioni che aggiungono interesse alla specifica attività che si desidera valorizzare.
Quando si sente parlare di gamification, si immaginano per prima cosa giochi creati per uno scopo commerciale. Ma la gamification non riguarda la creazione di qualcosa di nuovo. Si tratta di amplificare l’effetto di un’esperienza preesistente, applicando le tecniche motivazionali che rendono i giochi così coinvolgenti. Quando si gioca con clienti, dipendenti e partner, in realtà si generano più vendite, una più stretta collaborazione, un ROI migliore, maggiore fedeltà e maggiore soddisfazione del cliente. Molto dipende dalle meccaniche di gioco.
La gamification sta trasformando i modelli di business creando nuovi modi per estendere le relazioni, creare engagement a lungo termine e fidelizzare i clienti e i dipendenti. Funziona perché sfrutta le motivazioni e i desideri che esistono in tutti noi per la comunità, il feedback, la realizzazione e la ricompensa. Se combinato con le ultime ricerche sulla motivazione e i big data generati dalle interazioni degli utenti, la gamification consente alle aziende di creare una vera fidelizzazione.
Chiediamo a Luca Tripeni Zanforlin, de “L’Ippocastano”, se quanto abbiamo detto della gamification corrisponda alla sua visione di questo innovativo strumento di comunicazione.
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“La gamification sta diventando protagonista di molte strategie di marketing, formazione ed employee engagement, in qualità di strumento particolarmente efficace per lo sviluppo condiviso di prassi innovative funzionali alla crescita personale e aziendale.
Il business game realizzato da L’Ippocastano è uno strumento semplice ed efficace per stimolare la capacità creativa, di relazione e di problem solving dei partecipanti, permettendo a ciascuno di esprimersi attivamente, da protagonista, e sviluppare una propria originale visione relativa alle tematiche affrontate tramite il gioco e agli obiettivi da raggiungere. Il processo immaginativo così innescato fa sì che, attraverso attività a carattere ludico, ogni partecipante sviluppi un atteggiamento di apertura e propositività verso scenari di cambiamento che, introdotti come ipotesi narrative, possono poi essere gestiti e vissuti nel quotidiano”.
Questo significa che dovremmo modificare il nostro approccio alla comunicazione?
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“Il cuore della comunicazione sono le relazioni: questa la convinzione dell’agenzia di design delle relazioni L’Ippocastano che, rovesciando il tradizionale punto di vista delle agenzie di comunicazione, ha definito un approccio innovativo per strutturare i propri progetti. Il punto di partenza è proprio l’analisi delle relazioni – basata su tecniche di misurazione consolidate scientificamente – che ciascun brand vuole costruire, in base alla quale vengono definite le strategie comunicative necessarie alla loro realizzazione e crescita, secondo tre linee guida: esperienza, coinvolgimento e partecipazione. Tra i format definiti da L’Ippocastano spicca lo sviluppo di ambienti fisici e digitali attualmente dedicati all’ambito delle relazioni tra aziende e clienti e a quello della trasformazione delle relazioni tra le persone all’interno delle organizzazioni”.
Ci può fare qualche esempio di come sono stati risolti dei casi in cui la modifica dell’approccio è stata determinante nella soluzione di qualche problema?
“Il primo caso che vorrei citare è quello di una società che si occupa di coaching, per la quale abbiamo realizzato una serie di engaging stories, articolata in più puntate, attraverso la quale far conoscere l’offerta del nostro cliente con testi situazionali che permettono ai lettori di immedesimarsi nel gioco dei personaggi e partecipare alle esperienze che questi affrontano nel corso della storia. Abbiamo creato in questo modo una connessione più personale e profonda tra l’azienda e il suo target di clienti, con un appuntamento fisso su cui costruire una relazione che si consolida e rafforza progressivamente, migliorando la profilazione dei contatti e generando nuove opportunità di business”.
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Mi avete coinvolto una volta in un “gioco” di carte che mi ha creato un forte interesse.
“Si, il secondo caso riguarda proprio le applicazioni del nostro business game in tre differenti contesti, ovvero il workspace Copernico Milano Centrale – in cui il nostro mazzo di carte è stato utilizzato per favorire il confronto e il networking tra persone appartenenti ad aziende diverse –, il nostro evento Customer Service Conference – in occasione del quale abbiamo realizzato delle carte in grado di stimolare nei giocatori l’individuazione di nuove strategie possibili per il miglioramento della Customer Experience – e la Milano Digital Week – durante la quale abbiamo proposto una sessione di gioco invitando tutte le persone interessate a immaginare insieme a noi il loro percorso di trasformazione digitale.
Tutto questo è stato possibile grazie a poche semplici regole e all’utilizzo di mazzi di carte appositamente studiati per inserirsi al meglio nei contesti in cui di volta in volta si è svolto il gioco”.
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Come funziona?
“Ogni giocatore diventa protagonista della storia che sviluppa con il supporto di tre tipologie di carte: la situazione di partenza, l’obiettivo da raggiungere e gli step intermedi che guidano lo svolgimento della narrazione. Le regole di gioco puntano a stimolare la capacità di affrontare al meglio anche situazioni apparentemente negative e di interagire con gli altri partecipanti non solo in modo competitivo ma anche costruttivo e collaborativo. I giocatori possono così individuare atteggiamenti e soluzioni nuovi e inediti, liberandosi dal ruolo di spettatori o esecutori passivi, e diventando al contrario gli artefici dei cambiamenti che desiderano – senza dimenticare che il nostro business game può anche essere utilizzato per veicolare know-how, quindi con una prospettiva educativa”.
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