Instagram testa il Non mi piace: l’evoluzione del pollice all’ingiù sui social

La storia del “Non mi piace” nei social media
La questione del pulsante “Non mi piace” è una delle più dibattute nel panorama dei social media, attraversando le varie piattaforme nel corso del tempo. Sin dalla loro nascita, le piattaforme hanno cercato di affrontare la questione di come consentire agli utenti di esprimere sentimenti negativi riguardo ai contenuti, ma con risultati contrastanti. Il primo esempio risale a un’epoca in cui il “Mi piace” era l’unico modo per interagire positivamente, creando un ambiente dove le emozioni negative erano, in sostanza, censurate. Nonostante il forte desiderio da parte degli utenti di disporre di uno strumento per esprimere il disaccordo, molti social media hanno optato per alternative che consentono solo forme di approvazione, lasciando di fatto in secondo piano il valore delle critiche. Questo approccio ha spinto molte piattaforme a cercare soluzioni creative per permettere agli utenti di dar voce ai loro sentimenti, ma con un occhio attento a non compromettere il clima generale di interazione, già di per sé complesso e a volte tossico.
Lo sapevi che chiedere la pubblicazione di comunicati stampa promozionali gratuitamente è evasione fiscale. ==> LEGGI QUI perchè.
L’idea di introdurre un universo di reazioni diverse dal semplice “Mi piace” ha quindi preso piede, riflettendo un desiderio di maggiore autenticità nelle interazioni online. Tuttavia, questo tentativo di controbilanciare le interazioni ha spesso portato a risultati opposti, con utenti che si sentono costretti a forzare le loro opinioni attraverso emoji positive invece di poter esprimere con serenità il loro discontento. Con l’ormai nota affermazione di Zuckerberg sul fatto che un tasto “Non mi piace” potesse influenzare negativamente l’ambiente degli scambi, il discorso sui dislike è rimasto in sospeso, suscitando un’intensa riflessione sulla vera natura delle interazioni sui social media.
Prove di Instagram per un “Non mi piace
Negli ultimi tempi, Instagram ha avviato nuove sperimentazioni per introdurre un pulsante “Non mi piace”, un passo che potrebbe segnare un cambiamento nell’interazione degli utenti. Questa iniziativa, sebbene non sia ancora pubblicamente disponibile, è in fase di test su un numero limitato di profili. Secondo le ultime indiscrezioni provenienti da Meta, la funzionalità mira a offrire un metodo efficace per segnalare commenti considerati irrilevanti o sgradevoli. Sembra che l’intento principale sia quello di migliorare la qualità delle conversazioni sulla piattaforma, creando uno spazio più piacevole per gli utenti.
Questo nuovo approccio propone un “Non mi piace” non come opzione di voto pubblico come accade su alcuni altri social, ma piuttosto come strumento di feedback privato. L’idea è di avere un sistema di classificazione per i commenti simile a quello di Reddit, dove gli utenti possono esprimere il loro disaccordo senza rendere pubblica la valutazione negativa. Anche Adam Mosseri, il leader di Instagram, ha sottolineato in un post su Threads che il tasto servirà a promuovere interazioni più positive, senza però esporre il numero di voti negativi ad ogni commento. Questo potrebbe ridurre il potenziale di conflitti aperti, mantenendo al contempo un certo livello di controllo sulla qualità delle interazioni nella piattaforma.
Attualmente, la funzionalità è visibile solo a una ristretta cerchia di utenti, a testimonianza del fatto che Instagram sta procedendo con cautela per valutare le reazioni e gli effetti di questa modifica. Questa scelta riflette una crescente consapevolezza delle piattaforme social riguardo l’impatto che le interazioni possono avere sugli utenti e sul clima generale delle discussioni online. La trasparenza è migliorata, ma ciò non elimina completamente le preoccupazioni riguardanti il cyberbullismo e le possibili conseguenze negative di un’opzione di disapprovazione che potrebbe essere sfruttata in modo sbagliato.
Il no di Mark Zuckerberg al dislike
Mark Zuckerberg ha sempre avuto una posizione chiara e decisa riguardo all’introduzione del pulsante “Non mi piace” nelle interazioni su Facebook e, di riflesso, sulle altre piattaforme di Meta. Il fondatore di Facebook ha esplicitato la sua preoccupazione riguardo a ciò che un’opzione di disapprovazione possa comportare nel contesto delle interazioni online. L’idea di un “Non mi piace”, secondo lui, non solo sarebbe in grado di creare un clima di negatività, ma potrebbe anche favorire comportamenti di cyberbullismo e attacchi mirati contro i contenuti o profili specifici. In un’intervista del 2014, Zuckerberg ha affermato che «non è necessario avere un meccanismo di voto per stabilire se un post sia valido o meno». Questa posizione riflette non solo una preoccupazione etica, ma anche una consapevolezza della responsabilità che le piattaforme social hanno nel modellare il discorso pubblico.
Invece di adottare un tasto di disapprovazione, Facebook ha sviluppato il sistema delle “Reactions”, che offre una varietà di emozioni positive ma non fornisce un modo diretto per esprimere sentimenti negativi. Questa scelta ha trasformato l’interazione online, forzando gli utenti a distorcere le loro reazioni genuine, contribuendo a un ambiente potenzialmente falsato in cui non c’era spazio per il dissenso. Il feedback negativo, quindi, è stato relegato in un angolo, dove non poteva essere mostrato apertamente, alimentando un ecosistema in cui le critiche costruttive diventano un taboo.
La posizione di Zuckerberg ha suscitato dibattito, con molte critiche da parte di utenti e esperti di social media, che sostengono che un’opzione “Non mi piace” potrebbe effettivamente avere un effetto benefico, permettendo una comunicazione più autentica. Tuttavia, le sue linee guida sono prevalenti nel panorama di Meta, mantenendo un certo controllo sulle dinamiche sociali e promuovendo, per ora, una socializzazione basata su interazioni positive, sebbene spesso superficiali e parziali. Pertanto, la continua resistenza all’implementazione di un tasto di disapprovazione riflette una tensione tra la libertà di espressione e la responsabilità sociale nelle piattaforme digitali.
L’implementazione del “Non mi piace” su altre piattaforme
Su moltissime piattaforme social, l’implementazione del pulsante “Non mi piace” ha assunto forme variegate, riflettendo l’atteggiamento di ciascuna compagnia verso la gestione delle interazioni online. Un esempio emblematico è rappresentato da YouTube, che nel 2021 ha deciso di nascondere il conteggio dei dislike sui video. Questa decisione è stata motivata dalla volontà di contrastare i fenomeni di “brigading”, in cui gruppi coordinati si impegnano a colpire negativamente specifici contenuti, creando un ambiente ostile per i creatori. Sebbene il pulsante di dislike sia ancora attivo, il suo conteggio è visibile solo per i proprietari dei video, suggerendo una strategia per proteggere gli utenti dai feedback tossici e dalle pressioni sociali associate ai numeri pubblici.
Non buttare via soldi per comprare contenuti effimeri sui social media. ==> LEGGI QUI perchè.
Un altro esempio significativo è Reddit, che sin dalle sue origini ha adottato un sistema di upvote e downvote, permettendo agli utenti di esprimere opinioni su contenuti e commenti. Qui, il “Non mi piace” non è punito; al contrario, serve a classificare e dare visibilità ai contributi più rilevanti, creando un flusso informativo che privilegia la qualità sulle quantità. Questa pratica ha dimostrato di favorire discussioni più significative, consentendo agli utenti di segnalare contenuti che non ritenevano utili o appropriati senza ricorrere a pratiche di cyberbullismo.
In un panorama simile, Twitter – ora X – ha provato nel 2019 a testare un pulsante di dislike per i commenti, pur mantenendo l’assenza di questo strumento per i tweet stessi. Questo approccio ha evidenziato la fragilità dell’interazione negativa, preferendo conservare un contesto di comunicazione prevalentemente positivo, pur concedendo agli utenti uno strumento per esprimere dissenso in forma privata. D’altro canto, TikTok ha introdotto il suo “Non mi piace” nel 2022, limitandolo comunque ai commenti. Questa scelta consente di segnalare contenuti inadeguati in modo discreto, senza porre un pubblico vera e propria sfida. Il conteggio totale dei dislike, tuttavia, rimane invisibile, simile a quanto avviene su altre piattaforme.
A differenza di queste soluzioni circostanziali, Netflix ha scelto una strada decisamente più trasparente. Fino al 2018, utilizzava un sistema a cinque stelle, ma ha successivamente optato per un meccanismo con tre opzioni: “Non fa per me”, “Mi piace” e “Adoro!” Questa semplificazione offre agli utenti un’opzione di visibilità, ma rimane ottimizzata per l’esperienza di fruizione dei contenuti, piuttosto che per il dibattito sociale. L’approccio di Netflix, quindi, rivela un modo alternativo e diretto di comunicare la soddisfazione e l’insoddisfazione.
Richiamando le esperienze ormai consolidate dagli altri social, la scelta di Instagram di testare un “Non mi piace” si colloca in un contesto già delineato, ma affronta le sfide uniche delle sue dinamiche interattive. Creare uno spazio dove le interazioni negative possano essere gestite efficacemente senza alimentare controversie pubbliche rappresenta una necessità vitale per le piattaforme social, specialmente in un clima di crescente attenzione al rispetto e alla civiltà nelle comunicazioni digitali.
Implicazioni sociali e future del “Non mi piace” su Instagram
Con l’introduzione del pulsante “Non mi piace”, Instagram si trova di fronte a un bivio cruciale riguardante le dinamiche sociali e interattive della piattaforma. L’implementazione di questa funzionalità potrebbe avere un impatto significativo non solo sulla qualità delle interazioni tra gli utenti, ma anche sulla cultura della piattaforma stessa. La possibilità di esprimere un disaccordo in modo più diretto, sebbene privato, potrebbe incoraggiare una comunicazione più onesta e autentica, permettendo agli utenti di allineare le loro reazioni alle loro vere emozioni. Tuttavia, resta da vedere come verrà percepita questa opzione e se essa sarà utilizzata in modo costruttivo piuttosto che come strumento di attacco o di cyberbullismo.
Un altro aspetto cruciale riguarda le implicazioni per gli algoritmi di Instagram. Con l’introduzione di un tasto di disapprovazione, il modello di interazione verrebbe ristrutturato, influenzando la visibilità e la priorità dei commenti in modi che potrebbero non essere del tutto prevedibili. Adam Mosseri ha sottolineato come il “Non mi piace” sarà orientato a creare un clima più amichevole, sebbene la sua concretezza nel promuovere interazioni positive rimanga da esplorare. La capacità degli utenti di segnalare commenti non graditi potrebbe, infatti, essere efficace nel mantenere un ambiente di discussione sana, ma potrebbe anche generare polemiche, soprattutto se usata per attaccare specifici utenti o per intensificare conflitti già esistenti.
Inoltre, la reazione degli utenti rispetto a questa nuova funzionalità sarà fondamentale nel determinare il successo dell’iniziativa. Qualora venisse interpretata come un ulteriore strumento di giudizio, potrebbe contribuire a un clima di insicurezza e ansia. Per contro, se gli utenti s’appropriassero della funzionalità in modo maturo e consapevole, si potrebbe dar vita a discussioni più costruttive. La sfida, dunque, per Instagram e per Meta nel suo complesso, sarà quella di monitorare e modulare i post e le interazioni in modo tale da evitare la trasformazione del “Non mi piace” in un catalizzatore di conflitti.
Insomma, l’implementazione del pulsante “Non mi piace” su Instagram non è solo una questione di modifica del design della piattaforma, ma una manovra stratificata che potrebbe ridefinire tutto il panorama sociale online. La risposta che questa novità susciterà potrà offrire spunti inediti non solo per Instagram, ma per tutte le piattaforme social che si trovano a fare i conti con la complessità del feedback e della comunicazione nel contesto digitale contemporaneo.
Sostieni Assodigitale.it nella sua opera di divulgazione
Grazie per avere selezionato e letto questo articolo che ti offriamo per sempre gratuitamente, senza invasivi banner pubblicitari o imbarazzanti paywall e se ritieni che questo articolo per te abbia rappresentato un arricchimento personale e culturale puoi finanziare il nostro lavoro con un piccolo sostegno di 1 chf semplicemente CLICCANDO QUI.