Innovazione in Europa: come l’Italia può colmare il divario e accelerare il progresso tecnologico

Prestazioni innovative dell’UE
Nel corso degli ultimi cinque anni, le prestazioni innovative all’interno dell’Unione Europea hanno registrato un significativo incremento del 12,6%. Ogni stato membro ha visto un miglioramento delle proprie capacità innovative, sebbene le variazioni siano state notevolmente diverse. Tuttavia, tra il 2024 e il 2025, si è verificata una leggera contrazione del progresso, con un calo dello 0,4%. Durante questo stesso periodo, 13 stati membri hanno migliorato le loro prestazioni, mentre 14 hanno dovuto affrontare una regressione. A partire dal 2025, l’Italia è classificata come “innovatore moderato” con un punteggio del 93% rispetto alla media dell’UE, collocandosi al 14° posto tra gli Stati membri. Questo rappresenta un rialzo del 15,4% rispetto al 2018 e del 3,4% rispetto all’anno precedente. Il recente rilascio del European Innovation Scoreboard (EIS) del 15 luglio ha fornito un’analisi comparativa delle performance in ricerca e innovazione degli stati membri dell’UE e di altre nazioni europee e concorrenti globali. Questo strumento aiuta i paesi a valutare i punti di forza e di debolezza dei loro sistemi nazionali di innovazione, evidenziando in tal modo le sfide da affrontare. L’EIS 2025 classifica gli stati membri in quattro gruppi di innovazione in base ai punteggi ottenuti: Innovatori Leader, Innovatori Forti, Innovatori Moderati ed Innovatori Emergenti. Nell’ultima edizione, la Svezia ha riconquistato il titolo di stato membro più innovativo, superando la Danimarca, che aveva detenuto il primato dal 2020 al 2024.
Posizione dell’Italia nel panorama europeo
Dal punto di vista della **innovazione**, l’Italia occupa una posizione che, sebbene moderata, mostra alcuni segnali di crescita. Negli ultimi anni, il paese ha ottenuto un punteggio di **93%** rispetto alla media dell’UE, creando un quadro che lo colloca al **14° posto** tra gli Stati membri. Focalizzandosi su questo indice, si evidenzia un incremento del **15,4%** rispetto al 2018, nonché un miglioramento del **3,4%** rispetto all’anno precedente. Tale avanzamento, sebbene significativo, deve essere contestualizzato all’interno di un panorama europeo che evidenzia forti discrepanze tra i vari Stati membri.
Italia, pur vantando punti di eccellenza come la registrazione dei design e la produttività delle risorse, continua a fronteggiare sfide cruciali. Questa combinazione di innovazione di alta qualità, ma con una diffusione limitata, suggerisce che mentre il potenziale è presente, la sua applicazione e integrazione nel sistema economico rimangono insufficienti. L’analisi della classifica dell’**European Innovation Scoreboard 2025** mette in luce che, anche se l’Italia ha mostrato segnali di progresso, ci sono diverse aree in cui il paese deve affrontare arretramenti significativi, come la digitalizzazione e il numero di specialisti ICT.
Ad esempio, il paese si trova tra gli ultimi in Europa per il **28° posto** in termini di accesso a Internet ad alta velocità e può vantare solo un rango elevato nel contesto della registrazione dei marchi e delle domande di brevetto PCT. Tali statistiche non solo pongono in evidenza le debolezze strutturali ma anche la necessità urgente di un investimento strategico in istruzione superiore e formazione tecnica. Sebbene la situazione presenti delle migliorie, un impegno continuo e concertato resta fondamentale per mantenere e, si spera, accrescere la competitività dell’Italia nel contesto dell’innovazione europea.
Punti di forza e debolezza dell’innovazione italiana
Nel panorama dell’innovazione italiana, emergono chiari elementi di forza e debolezza. Tra i punti di forza, l’Italia si distingue per la sua eccellenza nella **registrazione di design** e nella **produttività delle risorse**. Infatti, il paese si posiziona al primo posto in Europa per queste categorie, evidenziando un notevole talento nel creare soluzioni innovative. Inoltre, l’Italia occupa la terza posizione per le innovazioni che provengono dalle piccole e medie imprese, una componente cruciale del tessuto economico nazionale. Questa situazione è indicativa di un ambiente vivace per le start-up e le imprese innovative, che rappresentano il motore dell’economia italiana.
Tuttavia, accanto a questi successi, emergono anche significative debolezze. L’Italia è al secondo posto tra i paesi EU per il numero di cittadini con un’istruzione terziaria carente, un aspetto cruciale per alimentare una cultura dell’innovazione. Inoltre, il paese si colloca al 25° posto in Europa per l’accesso a Internet ad alta velocità, evidenziando un ritardo nella digitalizzazione del settore pubblico e privato. Questi vuoti si riflettono negativamente sulla capacità di attrarre e mantenere talenti, elementi essenziali per un progresso sostenibile nel campo dell’innovazione.
Un ulteriore punto critico riguarda il numero di **specialisti ICT** impiegati: l’Italia si posiziona tra gli ultimi posti, senza variazioni significative rispetto al passato. La mancanza di una forza lavoro qualificata nel campo delle tecnologie digitali limita le potenzialità di crescita e innovazione nelle aziende. Infine, si registra anche un calo degli investimenti nelle aziende italiane, con un abbassamento del **14,4%** dal 2018, un fattore che mette ulteriormente in discussione la capacità dell’Italia di competere efficacemente nell’arena globale dell’innovazione.
Confronto con altri Stati membri
Nel contesto delle prestazioni innovative a livello europeo, l’analisi del panorama competitivo rivela che l’Italia, pur essendo classificata come un “innovatore moderato”, si distingue in vari ambiti rispetto ad altri Stati membri. Con un punteggio che rappresenta il **93%** rispetto all’average europeo, l’Italia si colloca al **14° posto**, un avanzamento che testimonia l’impegno verso l’innovazione, seppur con un progressivo margine di manovra lasciato dalle nazioni leader. In questa dinamica, si osserva che i veri innovatori di punta, come la **Svezia** e la **Danimarca**, continuano a guidare la classifica europea, con l’innovazione evidentemente più radicata nei loro sistemi economici e aziendali.
Confrontando i traguardi italiani con quelli di altre nazioni, emerge che paesi come la **Croazia** hanno registrato miglioramenti notevoli, spostandosi nella categoria di “Innovatori Moderati” grazie a un incremento del 19,4% nelle performance dal 2018 al 2025. Al contrario, stati come **Ungheria**, pur avendo mostrato un incremento, sono retrocessi nella categoria “Innovatori Emergenti”, evidenziando che il progresso non è sempre lineare. Inoltre, il caso di **Cipro** rivela un interessante paradosso: sebbene la nazione abbia alzato il punteggio di **17,6%**, ha visto una regressione nella categoria di innovazione in cui si collocava.
Un altro aspetto da considerare è il posizionamento dell’Italia nei settori chiave legati all’innovazione. Sebbene il paese si distingua per la registrazione di design e la produttività delle risorse, non riesce a mantenere il passo con il trend europeo in materia di digitale e investimenti in tecnologia. La Russia, per esempio, ha visto crescere la sua innovazione a ritmi differenti, ponendo l’attenzione su investimenti rivolti a settori emergenti. In questo contesto, è evidente che l’Italia necessita di focalizzarsi strategicamente su investimenti mirati e su una programmazione a lungo termine per affrontare le sfide attuali, recuperando un gap che, se non gestito, potrebbe amplificarsi nei prossimi anni.
Sfide future per l’Italia nella innovazione
Le sfide future per l’Italia nel contesto dell’innovazione si presentano come un mosaico complesso, composto da opportunità e ostacoli che il paese dovrà affrontare per mantenere e accrescere la sua competitività. In primo luogo, la digitalizzazione rappresenta un’area critica. Con una posizione del **25° posto** per accesso a Internet ad alta velocità, l’Italia deve attuare strategie efficaci per aggiornare infrastrutture e servizi digitali, nel tentativo di allinearsi alle normative europee e alle aspettative del mercato globale. Senza un adeguato supporto digitale, la capacità delle aziende italiane di innovare e crescere potrebbe risultare ostacolata.
In aggiunta, la questione dell’istruzione terziaria rimane cruciale. L’Italia è seconda in Europa per il numero di persone con scarsa istruzione superiore. La soluzione consiste nell’investire in sistemi educativi più robusti, orientati verso la formazione STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e nell’incentivare l’apprendimento continuo. Senza un pool di professionisti altamente qualificati, il paese rischia di rimanere indietro rispetto ai concorrenti internazionali, che fanno leva su talenti ben formati per guidare l’innovazione.
Un’altra importante sfida è rappresentata dalla mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo. L’Italia ha visto un abbassamento degli investimenti nelle aziende, scendendo del **14,4%** dal 2018. Tale riduzione non solo limita la capacità di innovare, ma ostacola anche la possibilità di attrarre investitori esteri. È imperativo che il governo e il settore privato lavorino insieme per promuovere politiche che stimolino l’innovazione, rafforzando le reti di collaborazione tra università e industrie. Una nuova visione strategica è necessaria per superare queste criticità e garantire un progresso sostenibile e durevole nel tempo.