Indicatori di finanza sostenibile per il 2026: quali scelte faranno le banche per un futuro responsabile?

Indicatori chiave di finanza sostenibile
Negli ultimi anni, la finanza sostenibile ha assunto un ruolo sempre più cruciale, soprattutto per le istituzioni bancarie che si trovano a operare in un contesto normativo in rapida evoluzione. Gli indicatori chiave di finanza sostenibile non solo offrono una panoramica delle performance ambientali delle banche, ma anche delle loro strategie di investimento verso un’economia a basse emissioni di carbonio. L’importanza di questi indicatori è amplificata dalla crescente pressione da parte dei regolatori e degli investitori, che richiedono maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione degli asset. Il panorama attuale è caratterizzato dalla necessità di integrare criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle decisioni di investimento, che non solo riflettono le pratiche sostenibili delle banche, ma anche il loro impegno verso una maggiore resilienza e sostenibilità.
Tra i principali indicatori chiave di finanza sostenibile, il Green Asset Ratio (GAR) emerge come uno strumento cruciale per misurare la proporzione di asset che le istituzioni finanziarie hanno allineato alla Tassonomia dell’Unione Europea. Questo indicatore consente di valutare l’impatto delle politiche di investimento e il grado di impegno nella transizione ecologica. Tuttavia, è fondamentale evidenziare che il GAR presenta limitazioni intrinseche, come la difficoltà di confronto tra il numeratore e il denominatore, e i requisiti complessi richiesti per garantire la conformità ai principi DNSH e MS. Ciò si traduce in un’affidabilità limitata dei dati, come dimostrato dai livelli di GAR piuttosto contenuti negli ultimi anni, che evidenziano le sfide affrontate dalle banche nel segnalare le loro attività sostenibili.
In questo contesto, è imperativo che le banche inizino ad adottare un approccio più olistico e integrato nella rendicontazione delle loro pratiche sostenibili. L’implementazione di indicatori alternativi può fornire un quadro più chiaro e dettagliato delle reali capacità delle istituzioni finanziarie di sostenere la transizione verso un’economia sostenibile. È necessario che le banche sviluppino e adottino politiche che vanno oltre il GAR, mirando a una trasparenza migliorata e a una rendicontazione accurata che possa soddisfare le esigenze di tutti gli stakeholder, contribuendo così a creare un mercato finanziario più sostenibile e responsabile.
Evoluzione del Green Asset Ratio
Il Green Asset Ratio (GAR) ha registrato un’evoluzione significativa dal momento della sua introduzione, evidenziando le continue sfide affrontate dalle istituzioni finanziarie nell’incorporare criteri di sostenibilità nelle loro pratiche operative. Nel 2024, il GAR ha mostrato una media di solo 2,8% su un campione di 20 banche, un dato che è leggermente migliorato nel 2025, attestandosi al 3,4%. Questi livelli, comunque, rimangono insufficienti per dimostrare un vero impegno verso la transizione ecologica e riflettono le limitazioni intrinseche dell’indicatore stesso. Tra i problemi più rilevanti vi sono le discrepanze tra il numeratore e il denominatore, che rendono difficile fare confronti diretti, oltre alle difficoltà nel garantire la conformità ai principi DNSH e MS che spesso appaiono in conflitto con le reali pratiche operative delle banche.
Per rispondere alle preoccupazioni esposte dal settore bancario, le istituzioni europee hanno iniziato a prendere in considerazione cambiamenti significativi per l’aggiornamento del GAR previsto per il 2026. Un passo importante include l’esclusione dal denominatore delle società non soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), il che potrebbe semplificare la rendicontazione. Inoltre, verrà introdotto un criterio di materialità che consentirà alle banche di escludere asset finanziari minori, ovvero quelli che rappresentano meno del 10% dei prestiti o investimenti dedicati a specifiche attività. Queste modifiche potrebbero inizialmente ridurre il livello di trasparenza, lasciando incertezze sulle effettive performance sostenibili delle istituzioni.
Nel tentativo di semplificare ulteriormente i processi, la Commissione Europea ha anche suggerito una significativa semplificazione dei modelli di rendicontazione, mirata a ridurre drasticamente i dati richiesti. Tuttavia, sebbene alcune di queste misure possano apparire vantaggiose per le banche, è fondamentale riconoscere che la possibilità di pubblicare i modelli dettagliati del GAR in forma facoltativa fino alla fine del 2027 potrebbe ostacolare ulteriormente una rendicontazione completa e chiara. La sospensione di alcuni obblighi di divulgazione annunciata dall’Autorità Bancaria Europea crea un panorama normativo che, pur cercando di alleviare le pressioni sul sistema bancario, solleva interrogativi sulla seria misurazione dell’impatto ambientale delle attività finanziarie nel medio termine.
Misure di riforma per il Green Asset Ratio
Nel contesto delle riforme del Green Asset Ratio (GAR), le istituzioni europee si stanno muovendo per apportare significative modifiche che potrebbero avere ripercussioni sul modo in cui le banche si impegnano nella rendicontazione delle loro attività finanziarie sostenibili. Tra le misure proposte emerge l’esclusione delle società non soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dal denominatore del GAR, il che potrebbe portare a una semplificazione dei calcoli e a una riduzione dei dati che le banche devono gestire. Questa modifica è vista come un passo necessario per affrontare le critiche sulla complessità della normativa attuale e sull’impatto che ha sulla capacità delle banche di dimostrare un impegno chiaro verso la sostenibilità.
Un ulteriore aspetto di rilievo è l’introduzione di un criterio di materialità che permetterà alle istituzioni finanziarie di escludere attivi che rappresentano meno del 10% dei prestiti o investimenti dedicati a specifiche aree. Questo cambiamento mira a smussare le difficoltà riscontrate dalle banche nel rispondere a obblighi normativi complessi, tuttavia, solleva interrogativi sull’accuratezza delle informazioni fornite agli investitori e agli stakeholders riguardo l’impegno reale verso gli obiettivi ambientali.
Allo stesso tempo, le proposte della Commissione Europea includono una semplificazione drastica dei modelli di rendicontazione prevista, che potrebbe comportare una riduzione dell’89% dei dati richiesti. Se questa mossa è intesa come un sollievo per le istituzioni finanziarie, c’è il rischio concreto che comporti una diminuzione della trasparenza, precludendo l’accesso a informazioni chiave che potrebbero influenzare le decisioni degli investitori. La possibilità di pubblicazione facoltativa dei modelli dettagliati del GAR fino alla fine del 2027 potrebbe portare a una situazione in cui le banche non fornirebbero dati sufficienti a garantire la fiducia degli investitori sulle attività finanziarie sostenibili. Questi cambiamenti, pur cercando di rispondere alle esigenze del settore bancario, evidenziano una tensione tra la necessità di semplificare le pratiche e l’importanza di mantenere adeguati standard di trasparenza e responsabilità.
Altri indicatori di finanza sostenibile
In un panorama in cui la finanza sostenibile deve far fronte a sfide crescenti, la banca deve considerare una gamma più ampia di indicatori per quantificare e comunicare le proprie attività sostenibili. Anche se il Green Asset Ratio (GAR) rimane un indicatore di riferimento, è fondamentale esplorare altri strumenti che possano fornire un quadro più completo dell’impatto finanziario delle istituzioni. Tra questi, spicca il Modello 2 dell’informativa del III Pilastro, che offre un’analisi dettagliata dell’esposizione ai settori immobiliare residenziale e commerciale. Questo modello, basato sul consumo energetico e sulle certificazioni di performance energetica, permette di evidenziare le potenzialità di efficienza energetica degli asset in portafoglio, sebbene molti immobili possano ancora mancare di dati certi.
Un altro indicatore utile è il **Energy Financing Ratio**, che analizza la capacità delle banche di sostenere la transizione energetica, tenendo conto sia dei flussi finanziari diretti verso attività sostenibili che di quelli destinati a settori ad alta intensità di carbonio. Nonostante non sia obbligatorio, questo indicatore sta guadagnando popolarità tra le istituzioni, in particolare negli Stati Uniti, dove è stato proposto agli azionisti come misura chiave di trasparenza durante le assemblee annuali. Tuttavia, la mancanza di standardizzazione può portare a metodologie divergenti, complicando i confronti tra i diversi istituti.
Sul fronte degli indicatori sociali, la situazione si presenta meno sviluppata. Tuttavia, il Modello CR1 nei report del III Pilastro consente di monitorare la percentuale di piccole e medie imprese (PMI) nel portafoglio delle banche, fornendo informazioni sul loro contributo all’inclusione finanziaria e lo sviluppo dell’economia locale. Questi dati rispondono all’esigenza di integrare una dimensione sociale nella rendicontazione, un aspetto spesso trascurato nel sogno della sostenibilità.
I report sull’allocazione del capitale raccolto tramite emissioni categorizzate e sulle misure di avanzamento verso obiettivi di finanza sostenibile offrono informazioni preziose, benché la mancanza di una definizione standard di “finanza sostenibile” crei ambiguità. Sebbene il Green Asset Ratio rappresenti un passo importante, esiste un’esigenza chiara di ampliare l’orizzonte analitico, accettando indicatori complementari che consentano di offrire una valutazione più autentica e completa dell’impatto delle attività bancarie sulla sostenibilità.
Implicazioni future per le banche
Le banche, nel loro percorso verso una maggiore sostenibilità, si trovano ad affrontare una serie di sfide e opportunità legate agli indicatori di finanza sostenibile, in particolare con l’evoluzione del Green Asset Ratio e altre metriche emergenti. Una delle implicazioni più significative riguarderà l’adattamento delle strategie di investimento e delle pratiche di rendicontazione. Con l’introduzione delle misure di riforma per il GAR, le istituzioni finanziarie dovranno rivedere i propri modelli di business e considerare come incorporare queste modifiche nella loro governance. La semplificazione dei requisiti di reporting può infatti comportare una riduzione della trasparenza, spingendo le banche a dimostrare un impegno proattivo nel migliorare la comunicazione con gli stakeholder riguardo ai propri progetti sostenibili.
Inoltre, l’adozione di indicatori alternativi, come il Modello 2 del III Pilastro e l’Energy Financing Ratio, potrà fornire un supporto prezioso per quantificare l’impatto ambientale e sociale delle attività finanziarie. È probabile che le banche che si impegneranno in una rendicontazione più completa e dettagliata riusciranno a conquistare la fiducia degli investitori, che si aspettano maggiore responsabilità e trasparenza. Alcune istituzioni potrebbero avvantaggiarsi nel promuovere la sostenibilità come elemento distintivo nella loro proposta di valore, attirando investimenti e clienti sempre più orientati verso pratiche responsabili.
È altrettanto importante notare che le aspettative normative continueranno ad evolversi. Le banche saranno chiamate a rispondere a nuove richieste di reporting e compliance, e dovranno essere pronte a dimostrare come le loro attività contribuiscono agli obiettivi globali di sostenibilità. Di conseguenza, investire in tecnologie e sistemi di gestione dei dati adeguati diventerà fondamentale per monitorare e riportare le performance relative alla finanza sostenibile in modo efficace. Le istituzioni finanziarie che sapranno adattarsi proattivamente a queste dinamiche e che adotteranno un approccio strategico alla sostenibilità saranno più propense a prosperare nel contesto economico futuro sempre più focalizzato sull’agenda verde.