Il futuro della intelligenza artificiale generativa: tra difesa e minaccia nella cybersecurity secondo Massimiliano Galvagna di Vectra AI
Negli ultimi anni, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale (IA) ha raggiunto un punto di svolta significativo, con la nascita e la diffusione della cosiddetta intelligenza artificiale generativa (GenAI). Questo nuovo paradigma tecnologico ha scatenato un acceso dibattito nel mondo della cybersecurity, un settore che da sempre vive all’insegna di una continua e incalzante evoluzione per contrastare le minacce informatiche sempre più sofisticate.
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Mentre il numero di attacchi informatici continua a crescere senza sosta, con un uso sempre più frequente di credenziali rubate per compromettere identità digitali, la GenAI si pone come un’arma a doppio taglio: capace di potenziare le difese ma, al contempo, di offrire nuovi strumenti ai cybercriminali.
Come sottolineato da Massimiliano Galvagna, country manager di Vectra AI per l’Italia, la GenAI è destinata a influenzare profondamente il panorama della cybersecurity nei prossimi anni. Questo articolo esplora in dettaglio le sfide e le opportunità che questa tecnologia presenta, analizzando come le aziende possano navigare in un contesto sempre più complesso e pericoloso.
La doppia faccia della GenAI: una rivoluzione nella cybersecurity
L’introduzione della GenAI ha portato con sé una serie di innovazioni nel mondo della sicurezza informatica, rendendo possibili nuove forme di difesa e, purtroppo, anche di attacco. La capacità della GenAI di apprendere, generare contenuti realistici e imitare stili di comunicazione umani ha aperto le porte a una nuova generazione di minacce, tra cui spiccano i deepfake e attacchi di phishing sempre più convincenti.
Queste tecniche sfruttano modelli di linguaggio avanzati, come i Large Language Models (LLM), per ingannare gli utenti e compromettere i sistemi aziendali. Come evidenziato da Galvagna, le organizzazioni criminali hanno già iniziato a perfezionare queste tecniche, aumentando il tasso di successo dei loro attacchi.
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La GenAI non solo permette di creare messaggi fraudolenti che imitano perfettamente il tono e lo stile di comunicazione delle vittime, ma consente anche di automatizzare e scalare questi attacchi, rendendoli più veloci e difficili da rilevare.
Le minacce emergenti: deepfake e phishing potenziati dalla GenAI
Tra le nuove minacce alimentate dalla GenAI, i deepfake rappresentano una delle più insidiose. Questi falsi digitali, che possono replicare con estrema precisione voce, immagini e video, sono utilizzati per creare contenuti che sembrano autentici ma che, in realtà, sono frutto di manipolazione.
Questo fenomeno sta già avendo un impatto significativo nel contesto della cybersecurity, dove i criminali informatici utilizzano i deepfake per impersonare dirigenti aziendali o dipendenti, ingannando altri membri del personale e inducendoli a compiere azioni dannose, come il trasferimento di fondi o la divulgazione di informazioni sensibili.
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La combinazione di deepfake e phishing genera una minaccia che sfrutta la fiducia degli utenti, rendendo estremamente difficile distinguere tra comunicazioni legittime e fraudolente. Secondo Galvagna, la GenAI ha amplificato la sofisticazione di queste tecniche, abbassando le barriere per gli hacker e aumentando la frequenza e l’efficacia degli attacchi.
L’apprendimento accelerato e l’hacking in outsourcing
Oltre a potenziare le capacità degli hacker esperti, la GenAI ha anche reso più accessibile il mondo dell’hacking ai neofiti. Grazie a strumenti di apprendimento automatico e risorse disponibili pubblicamente, anche individui con competenze tecniche limitate possono imparare rapidamente e condurre attacchi informatici.
Questo fenomeno, noto come “hacking in outsourcing”, sta contribuendo a una proliferazione di cybercriminali alle prime armi che, armati di GenAI, sono in grado di sferrare attacchi sempre più complessi. La democratizzazione dell’hacking rappresenta una sfida significativa per le aziende, che si trovano a fronteggiare un numero crescente di minacce provenienti da attori che, fino a poco tempo fa, non avrebbero avuto le competenze necessarie per intraprendere tali attività.
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L’adozione di tecnologie come la GenAI da parte di questi nuovi attori criminali richiede alle aziende di rivedere e rafforzare le proprie strategie di difesa.
Le aziende e la sicurezza informatica: un approccio ancora insufficiente
Nonostante la crescente consapevolezza dei rischi legati alla GenAI, molte organizzazioni non stanno affrontando adeguatamente le sfide che questa tecnologia pone. Secondo un’indagine condotta da McKinsey, meno del 38% delle aziende sta implementando misure di mitigazione dei rischi legati alla sicurezza informatica associati alla GenAI, una percentuale inferiore rispetto all’anno precedente.
Questo dato è particolarmente allarmante se si considera l’aumento dell’adozione della GenAI in ambito aziendale. Molte organizzazioni sembrano sottovalutare l’impatto potenziale delle nuove minacce, affidandosi a misure di sicurezza tradizionali che potrebbero non essere sufficienti per contrastare attacchi sempre più sofisticati.
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Galvagna sottolinea l’importanza di un cambio di paradigma, con l’adozione di nuove tecnologie e strategie di sicurezza che possano rispondere in modo efficace alle minacce emergenti.
Nuovi approcci alla sicurezza: Zero Trust e micro-segmentazione
In risposta alle crescenti minacce, alcune aziende hanno iniziato ad adottare approcci di sicurezza innovativi, come il modello Zero Trust e la micro-segmentazione. Il principio del Zero Trust si basa sull’idea che nessun accesso, sia interno che esterno, debba essere considerato affidabile a priori. Questo approccio implica un controllo rigoroso e continuo di tutti gli accessi ai dati aziendali, riducendo il rischio di violazioni.
La micro-segmentazione, d’altro canto, suddivide la rete aziendale in piccoli segmenti isolati, rendendo più difficile per un attaccante muoversi lateralmente all’interno del sistema dopo aver compromesso un punto di accesso. Galvagna evidenzia come queste tecniche, sebbene complesse da implementare, rappresentino un passo avanti nella protezione delle aziende contro attacchi sofisticati facilitati dalla GenAI.
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L’uso della GenAI come strumento di difesa
Fortunatamente, la GenAI non è solo un’arma nelle mani degli hacker. Può essere utilizzata anche come un potente strumento di difesa, migliorando le capacità dei team di sicurezza nel rilevare e rispondere alle minacce in tempo reale. Ad esempio, i sistemi di rilevamento delle minacce basati su IA possono analizzare grandi volumi di dati in modo rapido ed efficiente, identificando modelli anomali che potrebbero indicare un attacco in corso.
Vectra AI, come sottolinea Galvagna, è all’avanguardia in questo campo, sviluppando soluzioni che sfruttano la GenAI per potenziare l’intelligence sulle minacce e fornire ai Security Operations Center (SOC) gli strumenti necessari per contrastare gli attacchi con la stessa velocità e precisione degli avversari. L’adozione di questi strumenti rappresenta una difesa fondamentale per le aziende, permettendo loro di mantenere il passo con l’evoluzione delle minacce informatiche.
Il futuro della cybersecurity nell’era della GenAI
Con l’evoluzione della GenAI, il futuro della cybersecurity si preannuncia complesso e ricco di sfide. Le aziende dovranno navigare in un panorama in continua evoluzione, dove le minacce diventeranno sempre più sofisticate e pervasive. Tuttavia, con le giuste strategie e l’adozione di tecnologie avanzate, esiste anche la possibilità di costruire un futuro più sicuro.
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Galvagna invita le aziende a non vedere la GenAI solo come una minaccia, ma anche come un’opportunità per rafforzare le proprie difese e migliorare la resilienza contro gli attacchi informatici. In un mondo in cui la velocità e l’adattabilità sono fondamentali, la capacità di sfruttare la GenAI in modo proattivo sarà un fattore determinante per il successo nella protezione delle proprie infrastrutture digitali. L’adozione della GenAI, infatti, non deve essere vista come un semplice passo tecnologico, ma come una trasformazione culturale che coinvolge tutti i livelli aziendali.
Dalla formazione dei dipendenti sulla consapevolezza delle minacce informatiche all’integrazione di nuove politiche di sicurezza, le aziende devono prepararsi a un futuro in cui l’intelligenza artificiale non sarà solo una parte integrante delle loro operazioni quotidiane, ma anche una componente essenziale della loro strategia di difesa.
La responsabilità condivisa nella cybersecurity: un nuovo approccio alla gestione del rischio
Nel panorama attuale della cybersecurity, la responsabilità di proteggere le infrastrutture digitali non può più ricadere esclusivamente sui team IT o sui CISO (Chief Information Security Officer). Con l’avvento della GenAI e delle minacce sempre più sofisticate che essa comporta, è essenziale adottare un approccio di responsabilità condivisa all’interno delle organizzazioni.
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Questo significa che ogni dipendente, indipendentemente dal suo ruolo, deve essere consapevole dei rischi associati alle tecnologie digitali e partecipare attivamente alla difesa dell’azienda. Galvagna sottolinea l’importanza di un cambiamento culturale, in cui la sicurezza informatica diventa una priorità aziendale condivisa e non solo una preoccupazione del dipartimento IT.
Formazione continua, aggiornamenti costanti sulle nuove minacce e una comunicazione aperta tra i vari reparti aziendali sono fondamentali per costruire una difesa solida e resiliente. In un mondo in cui le linee tra attacco e difesa diventano sempre più sottili, la capacità di reagire rapidamente e in modo coordinato sarà determinante per il successo o il fallimento di un’azienda.
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