Il Covid-19 non scuote il fintech che dimostra resistenza e adattamento
—- di Letizia Dehò – Trendiest News —- E’ quanto emerge da una rapida analisi internazionale, effettuata dal Centro per la Finanza Alternativa dell’Università di Cambridge, dalla World Bank e dal World Economic Forum, per fotografare l’impatto della pandemia su questo settore, che grazie alla tecnologia sta rivoluzionando i servizi finanziari e assicurativi, con strumenti, canali e sistemi che influenzano in modo sostanziale la qualità ed efficienza del mercato.
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Il Covid-19 non scuote il mondo del fintech che dimostra capacità di resistenza e adattamento di fronte all’emergenza sanitaria e alla difficile congiuntura economica che ne deriva.
Nonostante Il Covid-19 il fintech è cresciuto in media del 12% sull’anno precedente e alcuni rami, come quelli di sicurezza, scambio dei dati, servizi di pagamento e digitali per il risparmio, hanno registrato un incremento superiore al 30 e 20%. Soltanto il lending ha riportato un rallentamento dell’8%.
Lockdown più severi vedono una crescita maggiore
I Paesi con lockdown più severi hanno visto una crescita maggiore nei servizi finanziari, anche in campi come quello dei prestiti on-line, che sembra avere sofferto più degli altri, per ovvie difficoltà di origine e due diligence delle operazioni. Da notare poi il forte sviluppo del fintech nei paesi dell’area Medio Oriente- Nord Africa: +40%, contro l’8% dell’Europa, 1% della Cina, 21% di Stati Uniti e Canada e -3% del Regno Unito.
Tra le reazioni alla pandemia, il report dimostra che le aziende fintech hanno dato prova di resilienza, modificando per circa due terzi servizi, prodotti e policy interne, con una particolare concentrazione sui processi di onboarding del cliente, sulla facilitazione delle operazioni finanziarie online e sulla riduzione del costo delle transazioni. Il comparto ha anche dimostrato capacità di innovazione, poiché circa il 60% delle aziende ha lanciato proprio in questo periodo nuovi prodotti o servizi, soprattutto nel settore dei pagamenti.
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La situazione italiana
Quanto all’Italia, “si è assistito a un semestre difficile, seguito da un’ impennata a fine anno, che ha portato la raccolta in equity crowdfunding vicina ai 90 milioni di euro, mentre il mercato del lending crowdfunding è più che raddoppiato, in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei” come dichiara l’avvocato Alessandro Lerro, fondatore dello Studio Avvocati.net e presidente dell’ Associazione Italiana Equity Crowdfunding.
Lerro, che ha contribuito alla stesura del report dell’Università di Cambridge, sottolinea come “oggi il fintech, più che di interventi di supporto economico o fiscale, abbia bisogno di interventi regolatori che riducano l’impatto della burocrazia e facilitino le soluzioni digitali, in un corretto bilanciamento tra innovazione, protezione degli interessi dei consumatori e mantenimento della stabilità finanziaria”.
La commissione europea
Non è un caso se in autunno la Commissione Europea ha presentato la propria agenda per i prossimi cinque anni nel fintech, evidenziando una serie di settori strategici che vedranno soddisfatta la domanda di supporto regolatorio ai processi di innovazione. “Tra tutti sta emergendo la necessità di innovare la procedura di apertura dei nuovi rapporti con la clientela, dall’identificazione, alle procedure antiriciclaggio, alle firme dei contratti; si tratta di processi ancora troppo complessi, molto basati sulla carta e di scarsa efficienza. Anche la protezione del consumatore deve essere rivista, così come il trattamento dei dati personali nel settore dei servizi finanziari”.
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Inoltre, il settore del crowdfunding, che ormai si sta affermando come una delle principali soluzioni finanziarie per le PMI, è stato finalmente oggetto di una nuova disciplina uniforme che entrerà in vigore nei prossimi mesi in Europa.
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