Sapevate che a Roma c’erano due graffiti di Keith Haring?
Una bomboletta, un muro, qualche istante di tempo. Questo bastava a Keith Haring (Reading, 1958 – New York, 1990) per creare dei capolavori, i suoi più amati, ma anche i più effimeri: i famosi graffiti a muro. L’artista visitò Roma come tappa di un tour dell’Italia nei primi Anni Ottanta, durante il quale realizzò due graffiti improvvisati. Il primo si trovava sul lato sinistro della facciata del Palazzo delle Esposizioni, dove nel 1984 si teneva la storica mostra “Arte di frontiera” dedicata a lui. Questo graffito presentava un pattern sui toni del rosso chiaro, con la presenza di numerose figure, tra cui il cane, uno dei simboli più emblematici del repertorio di Haring.
Il secondo graffito apparve sulle barriere antirumore di Ponte Nenni, dove la Metro A oltrepassa il Tevere. Quest’opera, di dimensioni sei metri per due, rappresentava un esempio dell’arte pubblica di Haring, che aveva come obiettivo quello di rendere l’arte accessibile e visibile a tutti, senza confini tra pubblico e privato.
Purtroppo, la gioia della presenza di Haring a Roma fu di breve durata. Gli interventi dell’artista, che avevano contribuito a infrangere le barriere tra arte e vita quotidiana, vennero oscurati dal Comune di Roma in due diverse occasioni, cancellando così la memoria di un grande artista.
La presenza di Keith Haring a Roma
Keith Haring arrivò a Roma nei primi Anni Ottanta, un periodo in cui l’arte di strada cominciava a guadagnare terreno, diffondendosi in tutto il mondo. Per Haring, Roma rappresentò non solo un palcoscenico per la sua arte, ma anche un modo per esprimere i suoi ideali di socialità e impegno civile. Durante questo soggiorno, Haring si immerse nell’atmosfera vibrante e ricca di storia della capitale, lasciando un segno che, sebbene breve, fu intenso e significativo.
L’artista realizzò due opere che hanno segnato il suo passaggio: il primo graffito sul Palazzo delle Esposizioni, durante la mostra “Arte di frontiera”, e il secondo sulle barriere antirumore di Ponte Nenni. Queste opere non erano solo manifestazioni artistiche, ma anche dichiarazioni visive sull’importanza dell’arte pubblica. Haring, con il suo stile e i suoi colori vivaci, riuscì a catturare l’attenzione e a invitare il pubblico a riflettere sulla propria esperienza attraverso l’arte.
Il graffito sul Palazzo delle Esposizioni, in particolare, si contraddistingueva per la sua vivacità, il suo messaggio di inclusione e la rappresentazione di modelli di vita, dal momento che Haring si dedicava attivamente a tematiche sociali come l’amore, la vita e la felicità. La sua arte, che sfuggiva alle convenzioni, si legava perfettamente con l’ambiente romano, caratterizzato da un forte senso di storia e cultura, rendendo Roma una tappa memorabile nel suo percorso artistico.
Keith Haring in Italia
Keith Haring ha lasciato una traccia indelebile nel panorama artistico italiano, contribuendo con opere che riflettevano il suo approccio unico e coinvolgente all’arte. Tra le sequenze di opere realizzate in Italia, il murale Tuttomondo, creato nel 1989 a Pisa, si distingue come la sua opera pubblica più notevole. Situata sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate, questa monumentalità è stata concepita per essere permanente, con il suo messaggio vibrante di speranza e unità ancora oggi presente e significativo.
Haring si dedicò anche ad altri progetti, come la decorazione del negozio di Elio Fiorucci a Milano, dove utilizzò tecniche di Action Painting per esprimere la sua visione artistica. L’intervento nel negozio di Galleria Passarella, il primo aperto dal designer nel ’67, ha caratterizzato un connubio tra moda e arte ludica, creando un’esperienza immersiva per i visitatori.
Un altro intervento degno di nota fu quello all’After Dark, un club gay storico di Viale Certosa, dove Haring dipinse un murale che, sebbene anch’esso destinato a essere coperto, ha lasciato un’impronta memorabile nella cultura della nightlife milanese.
Questi interventi non solo testimoniano la versatilità di Haring come artista, ma anche il suo impegno nel dare valore all’arte pubblica, abbatendo i confini tra spazi privati e pubblici. La sua presenza in Italia, attraverso opere che vivono in simbiosi con i luoghi, ha reso l’arte accessibile e ha ispirato generazioni, rendendo la sua figura ancora più iconica nel contesto artistico contemporaneo.
I graffiti di Haring a Roma
Come documentato dalle fotografie di Stefano Fontebasso De Martino, che immortalò le opere durante la loro breve esistenza, l’artista visitò la capitale come tappa di un tour dell’Italia nei primi Anni Ottanta. In quest’occasione realizzò due graffiti improvvisi sul territorio romano. Il primo è un pattern sui toni del rosso chiaro, composto sul lato sinistro della facciata del Palazzo delle Esposizioni durante la storica mostra “Arte di frontiera” a lui dedicata nel 1984. Molto presente, tra le figure ripetute, era qui l’elemento del cane, uno dei più emblematici del repertorio dell’artista. Il secondo era invece apparso sulle barriere antirumore di Ponte Nenni, dove la Metro A oltrepassa il Tevere, un’opera di sei metri per due.
Questi graffiti rappresentavano non solo una significativa espressione artistica, ma anche un tentativo di Haring di rendere l’arte accessibile a tutti, rompendo il muro della formalità che spesso circonda il mondo dell’arte. L’approccio di Haring era diretto e inclusivo, e attraverso le sue opere invitava il pubblico a unirsi a lui in una riflessione collettiva sulle tematiche sociali, come l’amore e l’unità. I suoi graffiti a Roma, in particolare, riflettevano questo ethos, creando un dialogo tra la bellezza dell’arte e la complessità della vita urbana.
In un’epoca in cui l’arte di strada stava appena cominciando a guadagnare riconoscimento, i graffiti di Haring si distinguevano per la loro energia e vitalità. La scelta di utilizzare colori vivaci e forme stilizzate aiutava a trasmettere emozioni forti e immediate, rendendo le opere di Haring tanto memorabili quanto coinvolgenti. L’artista cercava di avvicinare le persone all’arte, proponendola come un’esperienza da vivere nel quotidiano.
Purtroppo, la fugacità delle sue opere è un tema ricorrente nella vita di Haring; questo suo approccio artistico, celebrativo e rivoluzionario, si scontra con le realtà della gestione urbana e il concetto di conservazione artistica. I graffiti di Roma, sebbene di breve durata, hanno contribuito a consolidare il lascito unico di Haring nel panorama artistico, segnando un passaggio indelebile nella storia della street art italiana.
La cancellazione dei graffiti di Haring a Roma
Purtroppo, il Comune di Roma decise, in due distinte occasioni, di cancellare questi segni del passaggio di Haring. La prima cancellazione avvenne nel 1992, quando l’opera sul Palazzo delle Esposizioni fu coperta durante una pulizia generale della città, su richiesta dell’allora giunta Carraro. Questo accadde in preparazione della visita del presidente sovietico Mikhail Gorbachov, in occasione del centenario della fondazione del Partito Socialista Italiano. Oltre alla cancellazione del graffito, questa azione ha sollevato polemiche riguardo all’importanza della conservazione dell’arte pubblica e alla sua valenza storica.
La situazione si fece ancora più grave nel luglio del 2000, quando il secondo graffito, quello sulle barriere antirumore di Ponte Nenni, fu coperto per liberare la vista del Tevere. Questa decisione fu presa sotto la giunta Rutelli e avvenne a dieci anni dalla morte di Haring, quando l’artista era già diventato un simbolo di rivoluzione artistica e sociale. La cancellazione delle sue opere ha lasciato un vuoto significativo non solo nei cuori degli ammiratori, ma anche nella storia dell’arte contemporanea a Roma.
Oggi, sia Ponte Nenni sia il Palazzo delle Esposizioni versano in uno stato di degrado, con le superfici afflitte da scritte vandaliche e altri atti di degrado. Nel contesto di questo deterioramento, gli interventi di Haring rimangono un ricordo nostalgico di cosa quell’arte potesse rappresentare per la città, un momento in cui l’arte si fondeva con la vita quotidiana. La cancellazione dei graffiti di Haring è un monito sull’importanza di proteggere e valorizzare l’arte pubblica, per garantire che opere significative non vengano perse per sempre nel ciclo della vita urbana.
L’eredità di Haring nella capitale
Nonostante la breve esistenza dei suoi graffiti a Roma, l’impatto di Keith Haring sulla capitale è rimasto indelebile. La sua arte ha ancora oggi una forte risonanza, tanto da ispirare nuovi artisti e movimenti culturali. Haring non si limitava a creare opere, ma promuoveva un messaggio di inclusività, fratellanza e consapevolezza sociale che continua a influenzare il panorama artistico contemporaneo. La sua capacità di avvicinare l’arte alle persone, di porre questioni importanti in modo accessibile, ha dato vita a una corrente di pensiero che cerca di mantenere viva l’essenza della sua visione.
Negli anni successivi, Roma ha visto riemergere l’interesse per lo stile di Haring e il suo modo di relazionarsi con l’ambiente urbano. Diverse iniziative e mostre hanno cercato di rievocare il suo lascito, dedicando spazi a dibattiti e produzioni artistiche che richiamano il suo approccio diretto e il suo uso audace del colore. Le immagini delle sue opere, pur non essendo più visibili in loco, continuano a circolare online e nei media, confermando un fascino che non si spegne.
Inoltre, l’eredità di Haring si manifesta anche in progetti di arte pubblica contemporanea che cercano di riecheggiare il suo influsso. Vari street artist e grafici, ispirati dal suo lavoro, utilizzano spazi pubblici per disseminare messaggi di protesta, amore e unità, continuando la sua battaglia per un’arte che parli a tutti, senza barriere. Haring è diventato una figura simbolo del legame tra arte, vita quotidiana e attivismo sociale.
La sua eredità materializza anche nell’educazione artistica. Il suo approccio ha spinto a una maggiore attenzione sull’importanza dell’accesso all’arte e sulla necessità di spazi in cui le persone possano esprimere liberamente le proprie voci. In questo senso, Haring ha contribuito a costruire le fondamenta per una generazione di artisti e attivisti che continua a lottare per la giustizia sociale e per la visibilità dell’arte nei contesti pubblici. In un momento in cui l’arte è sempre più spesso relegata a spazi elitari, le idee di Haring rimangono cruciali e motivanti, incoraggiando le nuove generazioni a trovare il loro modo di esprimere creatività e dissenso attraverso la street art.