La trasformazione di Harley Quinn nel film
Nel lungometraggio, Lady Gaga assume il ruolo di Lee Quinzel, il cui incontro con Arthur Fleck, rinchiuso nell’Arkham State Hospital di Gotham, segna un momento cruciale. Questo primo sguardo è sufficiente per far scattare un legame immediato tra i due personaggi. La loro relazione evolve significativamente nel corso del film, e questa metamorfosi è riflessa anche nell’apparenza e nello stile di Lee. Di conseguenza, il pubblico la vede in diverse fasi, ognuna delle quali rappresenta un aspetto unico della sua trasformazione personale e del mutare del suo rapporto con Arthur, interpretato da Joaquin Phoenix.
Il costume design, sotto la guida di Arianne Phillips, ha svolto un ruolo fondamentale nella caratterizzazione visiva di Harley Quinn. I costumi selezionati, in particolare, sono diventati un espediente narrativo chiave. Nella sua prima apparizione, Lee indossa una divisa ospedaliera sobria, composta da una canotta bianca, pantaloni ampi, e un cardigan ispirato alla moda maschile degli anni ’60. Questa scelta non solo mette in evidenza la sua fragilità e vulnerabilità, ma riflette anche l’idea del comfort in un ambiente oppressivo. La costumista ha commentato che il maglione doveva trasmettere un senso di calore e accoglienza, contribuendo a farla apparire “piccola” e bisognosa di protezione. Il regista ha notato, inoltre, come vi sia un’impressione di infantilizzazione in questa fase, prima che Lee inizi a mostrare la determinazione che la caratterizzerà nel corso del film.
La vera trasformazione di Harley Quinn emerge con particolare vigore quando Lee si presenta in tribunale, a sostegno di Arthur, segnando una transizione visiva da innocente ammiratrice a figura più complessa e ribelle. In questa occasione, il suo abito a stampa floreale con maxi colletto alla Peter Pan contrasta nettamente con l’immagine da detenuta. Questo abbigliamento, pensato per evocare ricordi di una gioventù più spensierata, non è solo un gesto di supporto, ma riflette anche la sua crescente ossessione nei confronti di Arthur. La costumista ha voluto richiamare la moda ecclesiastica degli anni ‘60 e ‘70, suggerendo una reminiscenza di un periodo più innocente e meno conflittuale.
Il culmine della sua metamorfosi stilistica si raggiunge quando Lee si reinventa come una sorta di “Joker in gonnella”. Qui, il suo look sfida radicalmente quelli precedenti e indica la completa assunzione della sua nuova identità. L’outfit, composto da una giacca rossa di lana seta con maniche plissettate in un motivo a rombi, corsetto in coordinato, una minigonna in pelle con cerniere giganti e collant ricamati, segna un evidente allontanamento dal suo aspetto fanciullesco iniziale. Anche in questo contesto, il motivo a rombi è un elemento ricorrente, riproposto fino a un momento inaspettato come quello dell’abito da sposa, dove anche Joker indossa un costume bianco. La progressione di Lee da una figura vulnerabile a una donna forte e determinata è dunque catturata attraverso una straordinaria evoluzione del suo guardaroba, che riflette in modo diretto i cambiamenti emotivi e relazionali che attraversa.
Il significato dei colori e dei rombi
I colori e i motivi dei costumi di Harley Quinn, interpretata da Lady Gaga, non sono semplicemente frutto di una scelta estetica casuale, ma veicolano significati profondi e simbolici. Arianne Phillips, la costumista, ha sapientemente utilizzato la combinazione di rosso, nero e bianco insieme ai rombi per delineare l’identità di Lee Quinzel e la sua progressiva metamorfosi in Harley Quinn. Questi colori richiamano una simbologia che va al di là della mera apparenza: il rosso, tradizionalmente associato alla passione e alla violenza, evoca l’ardore dei sentimenti di Lee nei confronti di Arthur, ma anche la sua tempestosa discesa nel caos. Il nero, d’altro canto, simboleggia il mistero e l’oscurità, facendo riferimento al tumulto interiore che attraversa i due protagonisti. Il bianco, in contrasto, rappresenta una sorta di innocenza perduta e una linearità che sembra svanire man mano che Lee si avvicina sempre di più alla figura distruttiva di Joker.
Ma c’è di più. I rombi, emblematici e ricorrenti, non servono solo come semplice elemento grafico, ma si presentano come un simbolo di instabilità e follia. Il termine “Harley” gioca su una sonorità simile alla parola “arlecchino”, che suggerisce una connessione diretta con la cultura del teatro comico, dove il clown costruisce il proprio personaggio attorno a una maschera di ambivalenza e inganno. L’estetica di Harley Quinn trae le sue radici anche dalla prima versione del personaggio, creata da Paul Dini e Bruce Timm per la serie animata “Batman: The Animated Series”. In quel contesto, l’abbigliamento a rombi di Harley è una rappresentazione visiva della sua natura instabile e del suo stato d’animo irrequieto. La scelta di riproporre questi motivi nel film moderno è quindi un tributo sia alla tradizione del personaggio che alla sua evoluzione contemporanea.
In particolare, i rombi possono essere visti come una riflessione sulla dualità della personalità di Harley, che oscilla tra il bene e il male, tra l’innocenza e la malvagità. Quando Lee entra in una fase di crescente identificazione con Arthur Fleck, anche il suo guardaroba cambia, abbracciando questo simbolismo di ambiguità. I motivi a rombi, così come le scelte cromatiche, servono quindi non solo a beautificare la figura scenica del personaggio, ma a raccontare visivamente la sua trasformazione interiore e il suo crescendo emozionale. Questo gioco di colori e forme diventa, quindi, una potente narrazione del passaggio da un’identità fragile e confusa a una più audace e consapevole, rappresentando la complessità della psiche di Harley Quinn in tutta la sua multiforme bellezza.
L’evoluzione del rapporto con Arthur Fleck
Nel corso di “Joker: Folie À Deux”, il legame tra Lee Quinzel e Arthur Fleck si sviluppa in modo complesso e stratificato, attraverso una serie di eventi che influenzano profondamente i loro caratteri e le loro scelte. Inizialmente, Lee si presenta come una figura vulnerabile, desiderosa di connessione e comprensione. Il suo incontro con Arthur, imprigionato e solitario, catalizza un cambiamento significativo nel suo modo di vedere se stessa e il mondo circostante. Questa relazione rappresenta una metamorfosi non solo per Lee, ma anche per Arthur, che vede in lei una riflessione delle proprie aspirazioni e frustrazioni.
Con il passare del tempo, il supporto che Lee offre ad Arthur si trasforma in una dinamica di co-dipendenza, dove entrambi i personaggi si rispecchiano nelle fragilità e nelle follie dell’altro. Questo progressivo avvicinamento viene catturato anche nel modo in cui Lee si veste e si presenta: i cambiamenti nel guardaroba corrispondono ai mutamenti emotivi e psicologici della loro interazione. Quando Lee indossa l’abito floreale in tribunale, ad esempio, non solo mostra il suo sostegno a Arthur, ma esprime anche una forma di idealizzazione che si rivela potenzialmente distruttiva.
A mano a mano che la narrativa si svolge, le scelte stilistiche di Lee riflettono la sua crescente identificazione con l’oscurità e la tempesta interiore di Arthur. La transizione dal look innocente e quasi fanciullesco a quello provocatorio e audace è emblematica di un processo di assorbimento graduale degli aspetti più folli e violenti del Joker. Questa evoluzione è rappresentata nel momento in cui Lee sostiene Arthur, passando da un semplice gioco di prestigio sul palco del tribunale a un palcoscenico più oscuro e controverso. Man mano che lei si immerge nella psicologia di Arthur, la sua identità comincia a sovrapporsi a quella del suo compagno, aprendo le porte a un’esplorazione più profonda della loro insanità condivisa.
La relazione tra Lee e Arthur diventa così non solo una storia d’amore, ma un ballo macabro tra due anime sfinite e disilluse, unite nella loro ricerca di significato e libertà. I momenti di interazione tra di loro sono intensi e rivelatori, e ogni abbigliamento ricercato di Lee diventa un capitolo della loro storia congiunta. Nella scena clou, quando Lee si trasforma in un simbolo di sfida contro il sistema, il suo look si fa essenziale, rivelando un’evidente appropriazione della follia di Arthur. In questo senso, il costume non è solo un vestito, ma una vera e propria armatura che le consente di affrontare le avversità e, per certi versi, di condividere il destino di Arthur, facendosi portatrice di un nuovo modo di affrontare il caos.
Il loro rapporto culmina quindi in una forma di simbiosi tossica: entrambi si alimentano le rispettive follie, per cui ognuno diventa l’eco dell’altro. La progressione della loro liaison, visivamente rappresentata da scelte stilistiche forti e audaci, ben illustra le complessità della loro connessione emotiva. Lee inizia a incarnare il caos che circonda Arthur, ed è nel momento in cui accoglie completamente questa parte di sé che la sua trasformazione finale in Harley Quinn si compie. Al termine della loro interazione, la divisione tra Lee e Harley diventa sempre più tenue, creando una nuova entità che rappresenta il culmine della loro evoluzione emotiva e stilistica, portando a galla una duplice natura che compone la lieta fine di questa storia tragica.
Le scelte stilistiche di Arianne Phillips
Arianne Phillips, la costumista dietro l’evoluzione di Harley Quinn nel film “Joker: Folie À Deux”, ha realizzato un lavoro straordinario nel dare vita visivamente alla complessità del personaggio interpretato da Lady Gaga. Le sue scelte stilistiche non sono state casuali, ma ogni costume è stato pensato per riflettere non solo l’aspetto esteriore, ma anche i cambiamenti interiori e le dinamiche relazionali che Harley vive nel corso della narrazione.
Ogni look scelto da Phillips accompagna il percorso di Lee Quinzel, dall’innocenza iniziale fino alla sua trasformazione in una figura audace e provocatoria. Nella prima fase, la scelta di un abbigliamento ospedaliero sobrio e informale, incluse la canotta bianca e il cardigan oversize, è indicativa di un’identità fragile e vulnerabile. Questa scelta non è solo funzionale alla caratterizzazione del personaggio, ma riporta in scena l’innocenza perduta di Lee, enfatizzando la sua necessità di accettazione e protezione, poiché vive in un ambiente oppressivo come l’Arkham State Hospital.
Quando Lee decide di sostenere Arthur in tribunale, il costume cambia drasticamente. L’abito a stampa floreale con colletto Peter Pan rappresenta una transizione significativa e strategica; evoca un legame con la giovinezza e una spinta verso l’emancipazione. Phillips ha ricercato ispirazione nei vestiti ecclesiastici degli anni ’60 e ’70, contribuendo così a evocare sia nostalgia che vulnerabilità, ma anche un’apertura verso il mondo esterno. In questo frangente, le scelte di Phillips si configurano come un riflesso delle emozioni di Lee: un mix di sostegno, ossessione e fragilità nei confronti di Arthur.
La metamorfosi culmina in un look audace che ridefinisce la figura di Lee, quando si presenta vestita da Harley Quinn, evocando simbolicamente il Joker femminile. L’outfit, una amalgama di rosso, nero e bianco, conferisce alla sua figura una potenza visiva con il corsetto a rombi, la minigonna di pelle e le scarpe da ballo, creando un’immagine che rispecchia una nuova identità sicura e potente. I rombi, elemento ricorrente, danno forma a un’estetica del caos, rappresentando non solo un legame con il passato del personaggio, ma anche la sua evoluzione verso una condizione di follia condivisa con Arthur.
Inoltre, Arianne Phillips ha sapientemente scelto di mantenere coerenza cromatica e tematica, rendendo i costumi un’estensione della narrazione stessa. La ripetizione dei motivi e dei colori non è solo un colpo d’occhio, ma un modo per narrare visivamente il viaggio di Harley. La progressione stilistica di Lee da un look ingenuo a uno che evoca la potenza e il disordine del Joker è il frutto di un’attenta costruzione caratteriale, rendendo il costume non solo un abito, ma il simbolo di un’identità in continua trasformazione.
Quindi, le scelte stilistiche di Arianne Phillips non solo arricchiscono il personaggio di Harley Quinn, ma diventano elementi narrativi cruciali che accompagnano lo sviluppo emotivo e relazionale tra i protagonisti. La sua abilità nell’intrecciare simbolismo e praticità offre al pubblico un’interpretazione visiva che va ben oltre il semplice incarnare un personaggio. In questo modo, appare chiaro che ogni costume non è solo un modo per vestire un attore, ma una vera e propria narrazione della psiche e dell’evoluzione del complesso universo di Harley Quinn.
Dalla vulnerabilità alla potenza: un viaggio di stile
La trasformazione di Lee Quinzel in Harley Quinn nel film “Joker: Folie À Deux” descrive un percorso affascinante che va dalla fragilità alla potenza, rappresentata con intelligenza e maestria attraverso scelte stilistiche precise. L’intero percorso di Lee è intriso di un fascino e di una complessità che riflettono i suoi conflitti interiori, così come le influenze esterne delle sue interazioni con Arthur Fleck. L’evoluzione da una figura vulnerabile, quasi infantile, a una presenza audace e provocatrice è evidente nei costumi che indossa nel corso del film, i quali raccontano la storia del suo viaggio sia emotivo che identitario.
All’inizio della narrazione, Lee si presenta al pubblico in un abbigliamento che esprime chiaramente la sua vulnerabilità, evidenziata dall’abbigliamento ospedaliero che indossa: una canotta bianca molto semplice, dei pantaloni larghi e un cardigan oversized. Questa scelta stilistica non solo sottolinea il suo stato emotivo, ma la colloca anche in un ambiente istituzionale opprimente, dove la sua fragilità può emergere. Il maglione morbido e accogliente, scelto dalla costumista Arianne Phillips, diventa simbolo di protezione e comfort, mirando a far apparire Lee, in un certo senso, “piccola” e bisognosa di salvaguardia. Questo aspetto è accentuato dalla disposizione psicologica del personaggio, che inizialmente si presenta come una persona vulnerabile, desiderosa di trovare il suo posto nel mondo circostante.
Man mano che la storia si sviluppa e l’interazione con Arthur si intensifica, anche le scelte di Lee riguardo i costumi cominciano a trasformarsi. Quando Lee entra in tribunale per supportare Arthur, la sua apparizione diventa un punto di svolta. Indossa un abito floreale con un maxi colletto, un look che segna un allontanamento dalla sua immagine iniziale e rappresenta un tentativo di connettersi con i suoi sentimenti di sostegno, ma anche di ossessione nei confronti di Arthur. Phillips, nel progettare questo look, ha voluto evocare uno stile che richiama la moda degli anni ’60 e ’70, conferendo a Lee un’innocenza nostalgica. Questo abito non è solo un modo per dimostrare le sue emozioni, ma segna un passo decisivo verso la costruzione della sua nuova identità.
La vera metamorfosi avviene con il look finale che Lee adotta, in cui il confine tra vulnerabilità e potenza si dissolve completamente. Adottando un’estetica che ricorda un “Joker in gonnella”, la sua giacca rossa in seta, il corsetto a rombi e minigonna in pelle, trasformano radicalmente la sua immagine. Questo outfit, con il suo motivo a rombi, è intriso di significato e potenza visiva, trasmettendo un senso di sicurezza e determinazione. Lee non si limita a mostrare il suo supporto per Arthur; essa rivela una nuova essenza, abbracciando il caos e la follia che lo circondano. La sua trasformazione finale in Harley Quinn è resa ancor più potente dal significato sotteso a ciascun costume e dai colori che li caratterizzano.
Questa transizione complessiva, dall’innocenza e vulnerabilità iniziali a una figura di potenza e sfida finale, non solo dimostra una crescita personale, ma rappresenta anche la completezza del personaggio di Harley Quinn. Ogni abito indossato e ogni scelta realizzata si dimostrano espressioni tangibili di un viaggio interiore di evoluzione, in cui Lee trova il suo potere e la sua identità. La trasformazione è quindi una narrazione visiva che celebra la complessità della psiche umana, rappresentando il tumulto, le ferite e, infine, la liberazione che derivano dall’abbracciare i propri demoni e la propria follia.