Proteggere l’anonimato in rete con Guerrilla Mail e Tor non funziona più condannato lo studente che voleva far perdere le sue tracce
Per saltare l’esame, uno studente del secondo anno invia un’e-mail anonima all’università avvertendo della presenza di una bomba nel’istituto. Sembra una storia già sentita, una ragazzata che verrà presto dimenticata senza che si registrino conseguenze. Invece non è così, perché l’e-mail era indirizzata alla Emerson Hall dell’Harward University, una delle più importanti università d’America.
Quando in America si scatena allarmismo generale si viene fortemente puniti ed interviene il Federal Bureau in persona. Lo studente in questione, Eldo Kim, per proteggere il proprio anonimato ha utilizzato la darknet Tor e il servizio di e-mail anonime fornito da Guerrilla Mail, convinto che questo stratagemma proteggesse la propria identità. Ma Eldo Kim è stato comunque scoperto perché ha commesso un semplice errore. A tradirlo non è stata la scelta di usare Tor e Guerrilla Mail, bensì l’aver collegato il proprio MacBook Pro alla rete WiFi dell’Harward University.
In questo modo, Eldo Kim non era più uno studente qualunque quasi impossibile da trovare tra l’immenso numero di iscritti ad Harward, ma era entrato a far parte della cerchia molto ristretta di coloro che avevano usato Tor nelle ore immediatamente precedenti l’annuncio della bomba. Dall’analisi dei profili, l’FBI ha intuito che Eldo Kim era potenzialmente il colpevole.
Durante l’interrogatorio, Eldo Kim ha ammesso la paternità della lettera e spiega che il motivo per cui ha fatto scattare gli allarmi anti-incendio ed evacuare l’intero istituto era quello di creare l’occasione per non dover fare l’esame quella mattina. In ogni caso, il giovane Kim è stato riconosciuto grazie alla stessa rete che doveva consentirgli il camuffamento.
Questo non perché la darknet Tor abbia qualche falla, ma semplicemente perché è un tool usato piuttosto raramente e quindi, in questo caso, ha aiutato a trovare il colpevole per esclusione. Non si può, quindi, negare la sicurezza dell’anonimato dietro quale la darknet permette di nascondersi, ma bisogna sempre fare i conti anche con le capacità investigative degli agenti federali.