La guerra dei brevetti tecnologici: Kaspersky vince la guerra contro il patent troll Lodsys
Ha seminato il panico tra i piccoli e grandi sviluppatori
di software, ma anche Lodsys ha i suoi punti deboli: giocare al
patent troll, infatti, ha i suoi rischi, non ultimo quello di
essere trascinati in tribunale per la resa dei conti.
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Il mestiere,
se così si può chiamare, del patent troll è quello di rivendicare
brevetti su sistemi e concetti ampiamente diffusi già da diverso
tempo nel panorama virtuale internazionale. Lo sa bene Lodsys, che
di recente aveva minacciato di plagio Kaspersky, rivendicandone un
importante licenza dal valore milionario.
Quello che in pochi
potevano prevedere, però, è che una volta trascinata in tribunale
dalla celebre casa madre produttrice di software antivirus, Lodsys
si sarebbe letteralmente dileguata, ben prima della sentenza.
Che
la paura più grande di un patent troll sia dunque il tribunale?
Lodsyn non è nuova a questo genere di trucchetti, attraverso i
quali nel giro di poco tempo ci si può creare un patrimonio
multimilionario; si tratta tuttavia di un vero e proprio gioco
d’azzardo, e non sempre può andare bene.
Lodsys non si era fatta
scrupoli nell’inviare a moltissimi sviluppatori lettere legali dal
contenuto apertamente minaccioso in cui li si accusa del plagio di
tecniche, modus operandi e perfino idee utilizzate per sviluppare i
propri brevetti. Nella rete del patent troll erano caduti sia
sviluppatori della famiglia Apple, sia sviluppatori Android; questa
sorta di anomalo gioco al rialzo, tuttavia, si è nettamente
stemperato con l’entrata di Kaspersky nella querelle.
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Il colosso
della sicurezza virtuale, infatti, si è visto minacciare la
proprietà di due brevetti finalizzati al raccoglimento di feedback
da parte degli utenti, i quali hanno così modo di proporre
possibili migliorie direttamente agli sviluppatori che si occupano
di migliorare i prodotti presenti sul mercato. Lodsys si è mossa
preventivamente acquisendo titoli vaghi e similari al solo scopo di
poterne denunciare la violazione, accordandosi con società minori
intimorite da un probabile confronto in tribunale che ne avrebbe
messo a repentaglio la solidità.
Il patent troll si è fatto avanti
con Kaspersky già nel 2011, quando la multinazionale degli
antivirus si è vista proporre un accordo che ha prontamente
rifiutato.
A quel punto è arrivata la convocazione da parte di una
corte in Texas che negli anni si è mostrata tendenzialmente
favorevole a Lodsys. Quest’ultima nel 2012 ha fatto richiesta di un
risarcimento danni di ben 25 milioni di dollari; per nulla
intimorita da ciò, Kaspersky ha controbattuto punto per punto alla
denuncia, apportando prove significative della propria innocenza.
Il processo stava per iniziare – mancava appena una settimana –
quando Lodsys ha ritirato la denuncia, mettendo di fatto la parola
fine all’increscioso caso.
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Un precedente non da poco che con ogni
probabilità inaugura un nuovo atteggiamento, meno permissivo, nei
confronti dei patent troll.
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