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Google e la sua sfida al monopolio nella ricerca tra critiche e soluzioni del DOJ negli Stati Uniti

  • Redazione Assodigitale
  • 11 Maggio 2025
Google e la sua sfida al monopolio nella ricerca tra critiche e soluzioni del DOJ negli Stati Uniti

Google contesta le accuse del DOJ

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Google ha risposto con fermezza alle accuse avanzate dal Dipartimento di Giustizia (DOJ), sottolineando come le valutazioni dell’ente governativo siano errate e rischino di compromettere non solo il mercato dei motori di ricerca, ma anche l’esperienza degli utenti americani. Nel suo recente intervento, l’azienda di Mountain View ha ribadito che le contestazioni mosse non tengono adeguatamente conto della realtà competitiva attuale, caratterizzata da molteplici attori attivi, tra cui importanti piattaforme di intelligenza artificiale che si stanno affermando nel segmento delle ricerche online. Questa visione, secondo Google, è alla base di proposte di intervento che risultano inappropriate e potenzialmente dannose per il settore tecnologico statunitense.

Indice dei Contenuti:
  • Google e la sua sfida al monopolio nella ricerca tra critiche e soluzioni del DOJ negli Stati Uniti
  • Google contesta le accuse del DOJ
  • Impatto dei rimedi proposti su utenti e mercato
  • Rischi per privacy, sicurezza e innovazione


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Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, ha enfatizzato come le misure prospettate dal DOJ si configurino di fatto come una forte limitazione alle capacità di investimento e innovazione dell’azienda nel motore di ricerca, equiparabili a uno spin-off non voluto e nocivo. Google ha inoltre sottolineato che, nel caso venissero imposte restrizioni o obblighi di condivisione dati con i concorrenti, la qualità del servizio e i livelli di sicurezza garantiti ai consumatori verrebbero significativamente compromessi. Le argomentazioni dell’azienda rilanciano sull’importanza del ruolo che Google riveste non solo nel panorama digitale, ma anche nel garantire standard elevati di protezione dei dati e sicurezza degli utenti.

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In definitiva, Google contesta con decisione la visione proposta dal DOJ, denunciando un approccio che sembra più orientato a favorire alcuni competitor piuttosto che a tutelare gli interessi dei consumatori e lo sviluppo tecnologico a lungo termine degli Stati Uniti.

Impatto dei rimedi proposti su utenti e mercato


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Le soluzioni avanzate dal Dipartimento di Giustizia vengono percepite da Google come un serio rischio per la pluralità delle scelte disponibili agli utenti e, di conseguenza, un peggioramento dell’esperienza di ricerca online. L’azienda evidenzia come i rimedi implicherebbero limitazioni significative, in particolare per quanto riguarda gli accordi commerciali con importanti player del settore, come Apple. Secondo Google, questi accordi non costituiscono un ostacolo alla concorrenza, bensì rappresentano una scelta di mercato basata sulla qualità superiore del motore di ricerca di Mountain View.

Il rischio concreto, secondo l’azienda, è che la rimozione o la modifica forzata di tali accordi riduca le risorse disponibili per lo sviluppo e il miglioramento di prodotti strategici. Un esempio emblematico è Mozilla, che ottiene una parte significativa dei suoi finanziamenti grazie alla partnership con Google; senza tali introiti, il futuro del browser Firefox potrebbe essere compromesso, indebolendo ulteriormente la diversità nell’ecosistema digitale.

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Google sottolinea che le modifiche imposte dal DOJ porterebbero inevitabilmente a un’attenuazione della qualità e della tempestività delle risposte fornite agli utenti, con un aumento delle difficoltà per l’azienda nell’implementare nuove funzionalità. L’effetto sarebbe dunque di forte contrazione del mercato, non a vantaggio dei consumatori, bensì di pochi concorrenti, a discapito della competitività e della scelta.

Rischi per privacy, sicurezza e innovazione

La condivisione obbligatoria di dati con concorrenti rappresenta per Google un pericolo concreto sia per la privacy degli utenti sia per la sicurezza informatica dell’intera infrastruttura di ricerca. L’azienda sottolinea come molte delle sue soluzioni di sicurezza, incluso il noto sistema Safe Browsing integrato in Chrome, siano strettamente connesse all’architettura proprietaria e non possano essere replicate o trasferite senza compromettere la loro efficacia. Questa dipendenza critica mette a rischio la protezione delle informazioni personali e la resilienza contro attacchi informatici, elementi fondamentali per mantenere elevata la fiducia degli utenti.

Sundar Pichai ha inoltre evidenziato che le misure giudiziarie proposte potrebbero frenare l’innovazione tecnologica, disincentivando Google a investire in sviluppi futuri del motore di ricerca. Trattandosi di un’operazione assimilabile a uno spin-off forzato, l’azienda perderebbe le risorse e gli incentivi necessari per sostenere la competitività e il progresso, con riflessi negativi sull’intero ecosistema digitale statunitense.

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Inoltre, Pichai ha ribadito che la frammentazione del sistema e le restrizioni imposte creerebbero un vantaggio esclusivo ai concorrenti, senza apportare benefici reali agli utenti finali. Le preoccupazioni in materia di privacy, sicurezza e capacità di innovazione sono quindi al centro della disputa, con Google che si propone come unico custode di standard elevati e partner affidabile in un contesto altamente complesso e in rapido cambiamento.


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