Giovani ricercatori svizzeri nel settore spaziale
Audrey Vorburger è una delle giovani ricercatrici impegnate nello studio degli strumenti spaziali e nell’esplorazione del sistema solare. Come astrofisica e planetologa presso l’Università di Berna, ha il razzo come elemento centrale nella sua attività quotidiana. “La Svizzera è riconosciuta per l’alta precisione ingegneristica e per la creazione di strumenti scientifici avanzati”, sostiene la ricercatrice. “Un programma spaziale non solo valorizzerebbe queste capacità, ma le amplificherebbe ulteriormente”.
In un contesto mondiale in cui l’accesso allo spazio non è più prerogativa esclusiva delle grandi potenze, Vorburger sottolinea come le innovazioni tecnologiche e i lanci accessibili a livello globale permettano anche ai Paesi di dimensioni minori di avere un impatto significativo nel campo spaziale. Questa democratizzazione dell’accesso allo spazio ha portato alla nascita di progetti studenteschi in Svizzera, che rappresentano opportunità cruciali per lo sviluppo della tecnologia spaziale nazionale e per la formazione di futuri esperti del settore.
Alcuni giovani talenti, animatori di iniziative come il “Gruyère Space Programme” e il progetto ARIS, hanno recentemente condiviso le loro esperienze. Queste iniziative non solo servono come piattaforme di apprendimento, ma anche come laboratori di innovazione. La partecipazione attiva dei giovani in questi programmi sta contribuendo a costruire un ecosistema spaziale dinamico in Svizzera, supportato da università e istituzioni che offrono le necessarie risorse e l’expertise per accompagnarli nei loro sforzi. La visione è quella di far sì che la Svizzera diventi un attore sempre più rilevante nel panorama spaziale internazionale.
La dedizione di questi giovani ricercatori, unita alla loro passione per l’astronomia e l’ingegneria, è fondamentale. Attraverso la combinazione di competenze accademiche e pratiche, stanno dando vita a progetti ambiziosi in grado di affrontare le sfide future nel settore spaziale. Rispondendo a una domanda crescente di innovazione e sostenibilità, queste iniziative pongono solide basi per una nuova era delle ricerche spaziali svizzere. Inoltre, la loro capacità di attrarre sponsor industriali e collaborazioni con esperti del settore è un segnale positivo della crescente attenzione verso l’industria spaziale in Svizzera e in Europa.
Il progetto “Colibri” e il suo obiettivo innovativo
Il razzo Colibri, un progetto audace e innovativo, rappresenta un tassello fondamentale nell’ambito della ricerca spaziale condotta da giovani talenti svizzeri. Con un’altezza di 2,45 metri e un peso di 100 chili, questo razzo è concepito per atterrare in verticale, un’impresa senza precedenti a livello europeo. I cinque membri del “Gruyère Space Programme”, tra cui Julie Böhning, 25 anni, portavoce del team, hanno dedicato sei anni della loro vita a questo progetto, ispirandosi ai progressi compiuti da SpaceX e alle sue tecnologie di rientro. “Nessuno in Europa ha mai lanciato un razzo con carico utile e l’ha riportato indietro in piedi”, dichiara con orgoglio Böhning.
La costruzione di Colibri è stata un vero e proprio processo collaboraativo, in cui il team ha progettato e assemblato ogni componente, dai serbatoi al motore, fino all’elettronica e ai sensori. Grazie a tecnologie moderne come la stampa 3D, hanno potuto realizzare parti necessarie in tempi rapidi, abbattendo ritardi dovuti all’approvvigionamento. A oggi, la squadra è cresciuta fino a includere 15 membri, tutti animati dalla stessa passione per l’ingegneria e l’innovazione.
L’innovatività del progetto non risiede solo nelle caratteristiche tecniche del razzo, ma anche nell’approccio metodologico adottato. In questo contesto, gli studenti hanno sviluppato algoritmi che permettono al razzo un controllo autonomo durante le fasi di atterraggio. Questo è un aspetto cruciale, in quanto dimostra che gli sforzi della squadra non sono limitati solo a partire da un’idea, ma si estendono a un’expertise in continua evoluzione, essenziale per il progresso della tecnologia spaziale.
Colibri, sebbene raggiunga un’altezza limitata durante i test, ha già dimostrato una capacità di rientro notevole. Ogni lancio è frutto di un’accurata pianificazione, visibile nel tempismo e nella precisione con cui il team opera. Le modifiche hardware e software vengono analizzate dettagliatamente dopo ogni test, ottimizzando così le prestazioni del razzo. Il progetto ha attirato l’attenzione di 55 sponsor industriali, fondamentali per garantire le risorse necessarie e il sostegno logistico. Ma l’obiettivo finale non è solo quello di testare e sviluppare il razzo: la vera ambizione è quella di posizionare la Svizzera come un attore chiave nel panorama spaziale europeo, dimostrando le capacità tecniche e innovative di un paese che merita attenzione anche in un contesto globale.
Test e sfide del razzo “Colibri
Test e sfide del razzo “Colibri”
In una cava di ghiaia immersa nel panorama collinare della regione della Gruyère, il team del Gruyère Space Programme si prepara per un test che segna un altro passo importante nella loro missione con il razzo Colibri. Alle quattro del pomeriggio, il clima di attesa è palpabile. Gli otto membri presenti sono impegnati nei preparativi finali, un’attività che richiede precisione e coordinazione, affinché tutto proceda secondo i piani.
Il razzo, lungo 2,45 metri e pesante 100 chili, possiede un design innovativo che gli permette di atterrare in verticale, una caratteristica unica per il continente europeo. Riuniti attorno al container, il team si occupa degli ultimi dettagli, compresa una piccola riparazione a una delle quattro gambe che permetteranno l’atterraggio. Julie Böhning, la portavoce del gruppo, esprime il senso di soddisfazione per i traguardi raggiunti: “Nessuno in Europa ha mai lanciato un razzo con carico utile e l’ha riportato indietro in piedi”.
Durante il test, l’attenzione è rivolta all’analisi dei flussi di dati. Jérémy Marciacq e Simon Both, membri fondatori del team, controllano le informazioni su computer portatili, pronti a intervenire in caso di irregolarità. Un drone esegue una ricognizione intorno a Colibri mentre il razzo viene rifornito, creando una conversazione continua nel centro di controllo mobile allestito ad una distanza di sicurezza. Il conteggio alla rovescia inizia: “Cinque, quattro, tre, due, uno”. Un rumore assordante segna il momento in cui il razzo prende il volo, salendo verso il cielo.
A questo venticinquesimo test, il razzo deve dimostrare la sua capacità di navigazione autonoma, virando per ritornare al punto di atterraggio. Nonostante qualche piccola difficoltà, l’esperimento si conclude con successo, rivelando il potenziale dei nuovi algoritmi di atterraggio sviluppati dal team. Ogni test, oltre a rappresentare un momento di euforia, è anche un’opportunità di apprendimento: il gruppo analizza scrupolosamente ogni dato raccolto, ottimizzando continuamente le prestazioni del razzo.
Il processo di apprendimento è ostacolato da molteplici sfide. In Svizzera, l’esecuzione di test di questa natura richiede permessi speciali, ma il razzo Colibri, bloccato da un cavo ad una gru e dotato di sistemi di emergenza, è legalmente considerato un oggetto a terra. Questo permette al team di condurre i test con relative facilità, sempre mantenendo un rigoroso rispetto delle normative di sicurezza, essenziale quando si opera con tecnologie di lancio e atterraggio complesse.
La sfida non si limita alla fase di lancio. Il gruppo ha dovuto risolvere numerosi problemi tecnici, alcuni legati alla modifica di componenti. L’uso creativo di materiali economici e la stampa 3D hanno dimostrato la loro utilità nella gestione delle risorse limitate. L’intera iniziativa è sostenuta da 55 partner industriali, che forniscono supporto logistico e materiali, garantendo che il progetto proceda senza imprevisti. L’ambizione del team di dimostrare che anche la Svizzera può essere un attore nel mondo dei razzi spaziali continua a guidare le loro ricerche e le loro innovazioni.
Il progetto “NICOLLIER” e i suoi sviluppi
Al centro dell’Innovation Park di Dübendorf, un altro entusiasmante progetto studentesco affianca l’iniziativa “Colibri”. Il progetto “NICOLLIER”, denominato in onore dell’astronauta svizzero Claude Nicollier, sta attirando l’attenzione nel panorama della ricerca spaziale. Questa iniziativa, promossa da 40-50 sponsor, coinvolge studenti del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) e di altre istituzioni accademiche prestigiose. Felix Hattwig e Matteo Vass, i giovani leader del progetto, stanno lavorando intensamente per realizzare un razzo riutilizzabile, con caratteristiche innovative che includono un sistema di recupero guidato.
Il razzo NICOLLIER è progettato per essere dotato di due paracadute: un piccolo paracadute che attua una frenata immediata raggiunto il punto più alto della sua traiettoria, e un paracadute principale che si dispiega autonomamente a circa 800 metri dal suolo. Questo sistema di recupero è una risposta alle sfide poste dalla sostenibilità e dalla riduzione dei costi di lancio, due temi sempre più rilevanti nel settore spaziale contemporaneo. Matteo Vass, responsabile del sistema di frenata, sottolinea l’importanza di questi sviluppi, affermando che “la nuova era dei viaggi spaziali richiede non solo razzi avanzati, ma anche un’infrastruttura supportiva innovativa che ne ottimizzi il funzionamento”.
La realizzazione del razzo ha già superato alcune sfide significative. L’esercito svizzero ha offerto supporto logisticamente strategico, fornendo la possibilità di effettuare test di caduta rilasciando il razzo da un elicottero. Tuttavia, a causa delle condizioni climatiche avverse, il numero di test previsti è stato limitato. Nonostante ciò, i membri del team sono determinati; hanno già dimostrato che il razzo ha trovato il suo punto di atterraggio durante i test effettuati. Collaborazioni simili rappresentano un’ottima opportunità per i giovani ingegneri di mettere in pratica le loro conoscenze e competenze, mentre lavorano su tecnologie all’avanguardia.
Il team di NICOLLIER non si limita a concentrarsi sul sistema di recupero. Hanno previsto miglioramenti anche in altri ambiti, come ad esempio le schede informatiche intercambiabili nel razzo e i freni d’aria, che sono parte fondamentale di innovazioni in corso. La passione dei 43 membri attivi per il progetto dimostra quanto lavoro volontario e dedizione possano fare la differenza. Questi studenti, che dedicano il loro tempo libero a questo progetto, stanno costruendo un forte bagaglio di esperienza pratica che potrebbe rivelarsi cruciale per il loro futuro professionale.
Attualmente, il lancio del razzo è previsto per la fine di ottobre, e l’obiettivo è ambizioso: trasportare tre diversi carichi utili, potenzialmente satelliti. Questa tappa rappresenterebbe un ulteriore passo verso l’espansione delle capacità spaziali svizzere. La preparazione di un lancio di questo tipo non è da sottovalutare, poiché richiede non solo competenze tecniche, ma anche una solida organizzazione e collaborazioni strategiche, elementi di cui gli studenti sembrano avere un’ottima padronanza. L’influenza di Claude Nicollier, che offre consulenze e feedback, si traduce in un senso di giustificata ambizione, spronando il team a eccellere in ogni aspetto della missione.
L’importanza della collaborazione e del supporto industriale
Il successo delle iniziative spaziali condotte dai giovani ricercatori svizzeri risiede non solo nelle loro innovazioni tecniche, ma anche nella fattiva collaborazione con partner industriali e nell’instaurazione di reti di supporto. Progetti come il “Gruyère Space Programme” e “NICOLLIER” non potrebbero vedere la luce senza il sostegno di aziende e istituzioni che credono nel potenziale di questi giovani talenti. Gli studenti coinvolti in queste iniziative hanno saputo attrarre l’attenzione di ben 55 sponsor industriali, ai quali si aggiungono numerosi altri partner che contribuiscono con risorse, competenze e infrastrutture.
Ad esempio, la cava di ghiaia che ospita i test di Colibri è messa a disposizione gratuitamente da un’azienda locale, un gesto che dimostra l’impegno del settore privato nel supportare il progresso scientifico e tecnologico. Le aziende non solo forniscono materiali e attrezzature, ma offrono anche formazione specifica, come nel caso della concorrente utilizzazione della gru, per garantire che il team di ingegneri giovani possa manovrare attrezzature complesse in totale sicurezza.
Il supporto della comunità industriale si estende oltre un semplice intervento materiale; attraverso il mentoring e l’accesso a expertise specializzata, professionisti affermati come Claude Nicollier, l’astronauta svizzero, condividono le loro conoscenze e esperienze. Questo non solo valorizza il progetto, ma offre anche agli studenti la straordinaria opportunità di apprendere da chi ha già compiuto successi nel campo spaziale.
Inoltre, la possibilità di collaborare con istituzioni accademiche di prestigio come il Politecnico federale di Losanna (EPFL) e l’ETHZ garantisce un interscambio di idee e una sinergia creativa, fondamentale per l’innovazione. Le università fungono da incubatori che forniscono l’infrastruttura necessaria per testare i prototipi e sviluppare le tecnologie richieste per le missioni spaziali.
L’importanza di questa rete di collaborazioni emerge chiaramente durante le fasi di sviluppo e test dei razzi. Ad esempio, l’approccio pratico e multidisciplinare adottato dai team consente non solo di sviluppare razzi avanzati, ma anche di affrontare le sfide tecniche che emergono lungo il percorso. La fiducia riposta nei giovani ricercatori è reciproca: le industrie riconoscono il valore delle idee fresche e innovative, mentre gli studenti beneficiano della solidità e della stabilità offerte dal settore.
Si dimostra, quindi, che anche in un contesto altamente specializzato come quello della ricerca spaziale, il legame tra mondo accademico e industria non è solo desiderabile, ma essenziale. Questa cooperazione non offre solo i mezzi per realizzare progetti ambiziosi, ma crea anche un ambiente fertile per il futuro del settore spaziale in Svizzera, ponendo le basi per un’eccellenza che si estende ben oltre i confini nazionali.