Giornalisti: i lavoratori autonomi spesso guadagnano molto meno dei subordinati

Lo stato del giornalismo italiano

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Il rapporto Lo stato del giornalismo italiano, realizzato dalla Fondazione Murialdi con Inps e Università La Sapienza, fotografa un settore sempre più precario. Aumentano i lavoratori autonomi, con redditi inferiori ai giornalisti assunti, e persiste il divario di genere nelle retribuzioni.
Nel convegno di presentazione, il presidente dell’Inps Gabriele Fava ha sollecitato una maggiore cultura previdenziale, mentre il presidente dell’Inpgi, Roberto Ginex, ha ribadito la necessità di consapevolezza sul tema. Paola Spadari (Cnog) ha denunciato la crisi occupazionale nelle redazioni, e Gianfranco Giuliani (Casagit) ha discusso il welfare di categoria.
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I dati evidenziano un calo del 20% dei contribuenti dal 2008 e una perdita del 4% del potere d’acquisto dal 2019 al 2023. Il Direttore del Dipartimento Alberto Marinelli ha posto l’accento su un «sistema che tutto sommato ha tenuto», ad approfondire l’analisi è stata la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante.
«Se il sistema ha retto negli ultimi anni è stato solo grazie ai grandi sacrifici dei colleghi – ha osservato – e al ricorso massiccio a giornalisti lavoratori autonomi. Ad esempio, nel 2016 i redditi erano più alti che nel 2023. Le redazioni hanno dovuto sopportare ammortizzatori sociali durissimi. A fronte di colleghi usciti in prepensionamento con stipendi da quasi 100mila euro sono entrati giornalisti la cui retribuzione media si aggirava intorno ai 40mila euro. E per i prossimi anni si prospettano nuovi pensionamenti anticipati».
E ancora, per restare sui dati: «La Cassa mutua della categoria nel 2022 registrava oltre 39 milioni di contributi in entrata derivanti dai contratti stipulati dalla Fnsi. Nel 2024 si arriva a circa 38 milioni. Quasi due milioni in meno».
Il sistema «si tiene a galla per il sacrificio quotidiano dei giornalisti dipendenti e grazie al lavoro di freelance e cococo che oggi sono lavoratori poveri e domani saranno pensionati disperati. Ma l’informazione – ha concluso la segretaria Fnsi – è un bene pubblico e deperibile, uno dei pilastri su cui si fonda la democrazia, non una merce qualunque da lasciare in balìa delle leggi di mercato».
Di «punto di partenza per più approfondite indagini sul giornalismo, anche in collaborazione con Agcom», ha parlato il presidente Spirito, mentre il presidente dell’Inpgi, Roberto Ginex, ha raccolto l’invito dell’omologo dell’Inps e rilanciato la necessità di creare una «consapevolezza previdenziale».
Paola Spadari, segretaria del Cnog ha ricordato «l’emorragia di colleghi dalle redazioni» che si è registrata negli ultimi anni e ribadito l’urgenza della riforma dell’Ordine. Sul welfare di categoria si è soffermato il presidente di Casagit, Gianfranco Giuliani, mentre Mario Staderini, direttore del Servizio studi e analisi tecniche dell’Agcom, ha annunciato una nuova edizione dell’Osservatorio sul giornalismo curato dall’Autorità da realizzare in collaborazione con la Murialdi.
Ha focalizzato l’attenzione sui lavoratori autonomi la direttrice dell’Inpgi, Mimma Iorio. Ha fotografato «un settore in piena crisi» Gianfranco Santoro, Responsabile della Direzione Centrale Studi e Ricerche Inps, che ha allargato la prospettiva fino ad includere nella riflessione il periodo che parte dal 2008 e rilevato che in questi anni «la riduzione dei contribuenti è stata pari a circa il 20 per cento», evidenziando come, nel frattempo, la retribuzione giornaliera sia diminuita del 4 per cento «in termini nominali», dunque con una consistente perdita di potere d’acquisto in termini reali.
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