Gilt in crisi per il governo Starmer: cosa aspettarsi dal futuro economico britannico

Pressioni interne e il ruolo di Andrew Burnham
Andrew Burnham, sindaco di Manchester dal 2017, rappresenta una figura chiave nelle tensioni interne al Partito Laburista e nel governo guidato da Keir Starmer. La sua presenza, anche se non ufficialmente invocata, si fa sentire in modo significativo, alimentando pressioni su Downing Street e contribuendo all’instabilità politica che rischia di riflettersi negativamente anche sul mercato dei Gilt. L’assenza di Burnham alla recente conferenza laburista di Liverpool ha paradossalmente accentuato il dibattito interno al partito, mettendo in luce le spaccature tra le diverse anime della sinistra britannica.
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Il recente rimpasto governativo non è bastato a stemperare il malcontento crescente. Il Partito Laburista, pur consolidato numericamente in Parlamento, appare diviso e sotto pressione da un’ala più radicale, capeggiata anche da Burnham. Questa fazione critica apertamente le strategie di politica economica adottate finora e sollecita un cambio di direzione che includa un maggiore intervento statale, soprattutto in settori strategici come i trasporti e le costruzioni residenziali, e una revisione delle politiche fiscali a favore di un aumento della pressione tributaria sui redditi alti.
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Burnham si oppone nettamente a una politica di tagli alla spesa assistenziale e contesta le proposte di revisione che ricordano i modelli di Reform UK, partito guidato da Nigel Farage, il quale continua a guadagnare terreno nei sondaggi con richieste di una linea dura sull’immigrazione clandestina. Il sindaco di Manchester propone invece un ritorno a un modello economico di ispirazione pre-thatcheriana, orientato a un ampliamento degli investimenti pubblici senza guardare con prudenza alla disciplina fiscale. Queste spinte interne rischiano di indebolire ulteriormente l’immagine di stabilità economica del governo Starmer, con possibili riflessi negativi sui titoli di stato britannici.
Implicazioni economiche e debito pubblico nel Regno Unito
Il quadro economico britannico si trova sotto crescente pressione a causa della combinazione tra il debito pubblico in rapido aumento e le richieste di una svolta fiscale più radicale all’interno del Partito Laburista. Con il rapporto debito/Pil prossimo al 100%, le possibilità di una gestione prudente delle finanze pubbliche diventano limitate. La sfida principale per Keir Starmer è contenere le spinte espansionistiche provenienti dall’ala sinistra senza compromettere la credibilità del Regno Unito sui mercati finanziari.
L’eventualità di un aumento della spesa pubblica, accompagnata da un incremento della tassazione sui redditi più alti, solleva serie preoccupazioni tra gli investitori. Tali misure potrebbero aggravare il già significativo onere del debito, riducendo l’attrattività dei Gilt e causando un’ulteriore salita dei loro rendimenti. L’esperienza del 2022, con la crisi provocata dal piano fiscale della premier Liz Truss, mostra come il mercato obbligazionario britannico sia particolarmente sensibile a qualsiasi segnale di deterioramento della sostenibilità fiscale.
Inoltre, la proposta di nazionalizzazione di settori strategici, come trasporti e edilizia residenziale, comporterebbe investimenti sostanziosi da parte dello Stato, difficilmente compatibili con un mantenimento dell’equilibrio di bilancio. Questo scenario impone al governo di trovare un difficile equilibrio tra le pressioni interne e la necessità di rassicurare gli operatori finanziari, affinché i costi di finanziamento del debito pubblico non diventino insostenibili in un contesto di inflazione ancora elevata e di incertezza economica globale.
Prospettive politiche e impatto sui rendimenti dei Gilt
Le tensioni politiche all’interno del Partito Laburista e le pressioni crescenti sull’agenda economica di Keir Starmer amplificano il rischio di un incremento dei rendimenti dei Gilt. La possibile virata verso politiche di spesa espansiva e tassazioni più elevate, suggerita dall’ala sinistra capeggiata da Andrew Burnham, genera incertezza nei mercati, che già scontano livelli di rendimento elevati riflettendo un clima di sfiducia sulla gestione fiscale futura del Regno Unito.
Il confronto interno al governo si focalizza sul delicato equilibrio tra stabilità economica e risposte politiche alle crescenti pressioni dell’elettorato e delle frange più radicali del partito. Un cedimento di Starmer verso tali richieste potrebbe tradursi in una perdita di fiducia degli investitori, con un inevitabile aumento dei costi di finanziamento. In particolare, lo scenario di un rialzo dei tassi sui titoli decennali e trentennali alimenterebbe un circolo vizioso, aumentando ulteriormente il carico del debito pubblico e i rischi di mercato.
Le elezioni amministrative di maggio rappresentano una scadenza cruciale: i risultati potrebbero determinare un ribaltamento degli equilibri interni al Labour, spingendo Burnham e la sua coalizione verso una presa di potere più decisa. Questa prospettiva rende urgente una scelta di strategia economica da parte di Starmer, chiamato a dimostrare capacità di governare l’area politica più moderata e al contempo contenere l’influenza delle componenti più radicali, per evitare un’ulteriore destabilizzazione del mercato obbligazionario britannico.