Fringe benefit: cosa sono e come funzionano
I fringe benefit rappresentano un insieme di vantaggi non monetari forniti dai datori di lavoro ai propri dipendenti, aventi lo scopo di migliorare l’esperienza lavorativa e il benessere del personale. Questi benefits possono includere una vasta gamma di possibilità, come ad esempio un telefono aziendale, un’auto ad uso promiscuo, o contributi per le spese quotidiane, come le bollette. In sostanza, si tratta di un’importante forma di compensazione che va oltre il semplice stipendio, contribuendo a creare un ambiente di lavoro più soddisfacente.
Il funzionamento dei fringe benefit è regolato da normative fiscali specifiche che definiscono le modalità di esenzione e tassazione. Nella maggior parte dei casi, i fringe benefit sono soggetti a limiti di esenzione fiscale e contributiva, e superando tali soglie, il valore totale dei benefit diventa imposta. Queste regole possono variare in base alla legislazione vigente e agli indirizzi politici che possono modificare di anno in anno le soglie e le modalità di applicazione. I fringe benefit possono essere conferiti anche in maniera personale, cioè destinati a un singolo lavoratore, diversamente dal welfare aziendale, il quale richiede un riconoscimento più ampio e generalizzato.
Con l’attuale normativa, le aziende possono implementare questi benefit come parte della loro strategia di employer branding, mirando ad attrarre e trattenere talenti attraverso forme di compenso più flessibili e personalizzate. Attraverso un uso sapiente dei fringe benefit, le organizzazioni possono non solo migliorare la soddisfazione dei dipendenti, ma anche ottimizzare la propria posizione fiscale, rendendo vantaggiosa l’offerta di tali benefici.
Regole ordinarie per la tassazione dei fringe benefit
Per comprendere appieno la situazione attuale riguardante i fringe benefit, è fondamentale esaminare le regole ordinarie di tassazione in vigore. Queste norme stabiliscono che i fringe benefit erogati ai dipendenti, così come ai soggetti ad essi assimilati, sono esenti da imposizione fiscale e contributiva fino a una soglia stabilita per legge.
Secondo l’art.51, comma 3 del DPR 917/86, TUIR, la soglia di esenzione è fissata a 258,23 euro. Qualora il valore dei fringe benefit ricevuti da un dipendente superi questo importo, si attiva la tassazione sul totale dei benefit percepiti nell’anno, applicando il principio di cassa allargato. Ciò significa che l’intero importo dei fringe benefit sarà soggetto a tassazione senza la possibilità di separare la parte esente da quella imponibile.
Un aspetto importante da considerare è che i fringe benefit possono essere riconosciuti anche su base individuale, consentendo alle aziende di premiare specifici lavoratori anziché garantire un beneficio uniforme a tutta la popolazione aziendale. Questa differenza è essenziale per distinguere i fringe benefit dal welfare aziendale, che implica l’erogazione di beni e servizi a un gruppo più ampio di lavoratori o a categorie omogenee all’interno dell’azienda.
La gestione e la pianificazione accurata dei fringe benefit possono quindi rivelarsi un’opportunità sia per i datori di lavoro, che possono utilizzare queste misure per migliorare la propria offerta di compenso, sia per i dipendenti, che possono usufruire di vantaggi significativi privi di tassazione entro i limiti stabiliti dalla legge. La comprensione delle regole ordinarie di tassazione si rivela quindi cruciale per l’implementazione efficace di queste politiche retributive.
Novità della legge di bilancio 2024
La Legge di bilancio 2024 (L. n°213/2023) introduce un importante cambiamento nelle normative relative ai fringe benefit, innalzando significativamente le soglie di esenzione fiscale e contributiva. Queste novità mirano a favorire una compensazione più equa tra i lavoratori e a sostenere le famiglie con figli a carico.
In particolare, per la generalità dei dipendenti, la soglia di esenzione passa da 258,23 euro a 1.000 euro, mentre per i dipendenti con figli a carico questa soglia aumenta ulteriormente, arrivando a 2.000 euro. Questo incremento rappresenta un vantaggio notevole per i lavoratori, poiché consente una maggiore libertà nell’utilizzo dei benefit senza incorrere in ripercussioni fiscali.
Un altro aspetto da considerare è che l’erogazione diretta o il rimborso delle spese relative all’affitto o agli interessi sul mutuo per l’abitazione principale sono stati inclusi tra i fringe benefit. Analogamente, anche il rimborso delle spese per le utenze domestiche, come acqua, energia elettrica e gas, viene ora considerato come un beneficio fiscale, ampliando ulteriormente il raggio d’azione di questi vantaggi.
Tuttavia, è fondamentale notare che queste deroghe si applicano esclusivamente al periodo d’imposta 2024. Senza una proroga che confermi queste nuove disposizioni, dal 2025 si tornerebbe alle soglie ordinarie di cui all’art. 51, comma 3 del DPR 917/86, rimettendo in discussione i recenti progressi ottenuti.
Le modifiche apportate dalla Legge di bilancio 2024 non solo sollevano aspettative positive tra i lavoratori, ma potrebbe anche incentivare le imprese a riconsiderare e ampliare le offerte di fringe benefit, migliorando così la loro capacità di attrazione e mantenimento dei talenti.
Cosa ci aspetta per il 2025
Per il 2025, la situazione riguardante i fringe benefit potrebbe cambiare radicalmente se non verranno introduce proroghe o modifiche alla legislazione attuale. Senza un intervento legislativo che confermi le nuove soglie di esenzione, si tornerà all’impianto normativo ordinario, con le soglie di tassazione fissate a 258,23 euro per i dipendenti in generale e, in assenza di ulteriori disposizioni, i benefici potrebbero subire un notevole ridimensionamento.
Secondo le informazioni trapelate dai corridoi governativi, il Governo starebbe considerando di mantenere le soglie elevate di esenzione, simili a quelle introdotte con la Legge di bilancio 2024: 1.000 euro per i lavoratori senza figli e 2.000 euro per quelli con figli a carico. Ciò risponderebbe all’esigenza di sostenere le famiglie e di favorire una maggiore flessibilità nella gestione dei compensi aggiuntivi. Tuttavia, sostenere simultaneamente altri interventi, come il taglio del cuneo fiscale e il superbonus per le assunzioni, rappresenterà una sfida significativa per il Governo, rendendo complicato prevedere un ampliamento ulteriore delle soglie di esenzione.
È probabile che anche le modalità di erogazione e rimborso delle spese, come quelle legate all’affitto e alle utenze, rimangano parte integrante dei fringe benefit, ma l’ampiezza e l’intensità di tali misure dipenderanno dalle scelte di bilancio che l’esecutivo si troverà a fare nei prossimi mesi. Gli annunci ufficiali riguardanti la Legge di bilancio 2025 sono attesi entro la metà di ottobre, momento in cui si saprà se i miglioramenti attuali saranno confermati o se si tornerà alle rigide regole di tassazione pre-esistenti.
Considerazioni finali e attese governative
Le attese per la Legge di bilancio 2025 sono particolarmente elevate, vista l’importanza dei fringe benefit nella strategia di compensazione delle aziende e nel sostegno ai lavoratori, in particolare a quelli con figli a carico. Le informazioni che si rincorrono nei corridoi di Palazzo Ghigi indicano un’elevata probabilità che il Governo decida di mantenere le soglie di esenzione fiscali elevate, già introdotte per il 2024, per garantire continuità alle famiglie italiane e incentivare la flessibilità nei compensi.
Rimanendo sulla soglia di 1.000 euro per i dipendenti senza figli e di 2.000 euro per quelli con figli a carico, si farebbe un passo significativo verso la modifica dell’approccio alla tassazione dei fringe benefit. Inoltre, la previsione di includere il rimborso delle spese per l’affitto e le utenze domestiche come parte dei fringe benefit rappresenta una spinta notevole per migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori, specialmente in un contesto economico difficile.
Tuttavia, non va trascurato il contesto più ampio delle risorse a disposizione del Governo. Le attuali misure fiscali, come il taglio del cuneo fiscale e altri incentivi alle assunzioni, rappresentano una sfida significativa che potrebbe limitare la capacità dell’esecutivo di andare oltre le soglie già stabilite. Le aziende, a loro volta, dovranno navigare con attenzione in questo scenario, considerando un possibile ritorno a regole più restrittive se non dovessero essere confermate le attese da parte del Governo.
Il settore privato si trova quindi in una posizione di attesa e pianificazione strategica, in attesa di dichiarazioni ufficiali che potrebbero arrivare entro metà ottobre. In questo lasso di tempo, è essenziale monitorare gli sviluppi per adattare le proprie politiche retributive e garantire l’attrattività in un mercato del lavoro in continua evoluzione.