Francesco Papa innovativo ha guidato la Chiesa verso un cambiamento storico e profondo

Francesco e il profilo di un papa riformatore
Francesco, sin dal suo ingresso al soglio pontificio il 13 marzo 2013, ha rappresentato un punto di svolta nel modo di concepire il papato contemporaneo. Con un’attitudine diretta e disincantata, ha posto l’accento su un modello di Chiesa sobrio, povero e orientato ai più deboli, traducendo questa visione in gesti concreti e decisioni radicali. La sua rinuncia agli agi tradizionalmente associati al pontificato, come gli appartamenti papali, è emblematico della rottura con il passato e dell’avvio di una nuova stagione ecclesiale.
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Gesuita e francescano, ha scelto il nome Francesco proprio in omaggio a San Francesco d’Assisi, interprete di una vita semplice e dedita agli ultimi. Pur non appartenendo all’Ordine francescano, la sua formazione nella Compagnia di Gesù ha plasmato un ponte tra rigore educativo e apertura pastorale, portando a una riforma concreta e pragmaticamente strutturata della Chiesa. Il gap tra l’eredità gesuita e la scelta di identificarsi nel poverello di Assisi sintetizza la sua volontà di superare vecchie logiche di potere e ricchezza, in favore di un’autorità basata sull’umiltà e sul servizio.
Il rinnovamento promosso da Bergoglio ha riguardato, fin dai primi atti del suo pontificato, non solo l’immagine pubblica, ma anche la struttura interna della Santa Sede, con un’attenzione particolare nel mettere al centro la carità e la giustizia sociale. Il richiamo a una Chiesa più vicina ai poveri si è tradotto inoltre nella volontà di coinvolgere maggiormente i laici e le donne nelle responsabilità amministrative, rompendo con secoli di dominio esclusivamente clericale.
Il suo indirizzo ha creato dibattito non solo all’interno dell’istituzione ecclesiastica, ma anche nel tessuto sociale globale, a causa della sua disponibilità a confrontarsi su tematiche complesse quali l’ambiente, la giustizia sociale e i diritti umani, sempre con un approccio orientato all’azione concreta e alla trasformazione istituzionale.
La metamorfosi della Curia e nuove regole canoniche
Francesco ha intrapreso sin dall’inizio del suo pontificato una profonda trasformazione della Curia Romana, con l’obiettivo esplicito di renderla più snella, trasparente e vicina alle esigenze delle Chiese locali. La promulgazione della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium nel marzo 2022 è stata un passaggio cruciale, ridefinendo organizzazione, competenze e funzioni degli enti vaticani.
La riforma ha introdotto un significativo ampliamento della partecipazione dei laici, uomini e donne, ai vertici dei dicasteri, superando un sistema storicamente rigidamente clericale. La creazione del Dicastero per la Carità, in sostituzione dell’Elemosineria Apostolica, rappresenta la volontà di centralizzare e potenziare l’impegno concreto della Chiesa verso i bisognosi, riflettendo un cambio di paradigma nella gestione della carità istituzionale.
Parallelamente, la maggiore autonomia riconosciuta alle singole conferenze episcopali e ai vescovi locali indica un ridimensionamento dell’accentramento romano, con l’intento di favorire una Chiesa meno burocratica e più radicata nelle diverse realtà culturali e sociali. Questo cambiamento strutturale mira a combinare rigore amministrativo ed efficacia pastorale.
Parallelamente alla ridefinizione della Curia, Francesco ha affrontato un serrato processo di aggiornamento del diritto canonico con la pubblicazione della Costituzione Pascite Gregem Dei nel 2021. Tale normativa riflette un approccio inflessibile soprattutto in materia di responsabilità e giustizia, stabilendo pene precise per reati come la gestione illecita dei beni ecclesiastici e, soprattutto, gli abusi sessuali.
Quest’ultima tematica è stata trattata con particolare rigore, eliminando la prescrizione per gli abusi su minori o vulnerabili e includendo nella responsabilità anche laici e religiosi non clero. L’intervento legislativo si configura come una risposta sistemica e organica agli scandali che hanno afflitto la Chiesa negli ultimi decenni, dando concretezza all’impegno di Bergoglio per una maggiore tutela delle vittime e per il ritorno alla dignità imprescindibile della persona.
Il viaggio globale e l’impegno ecologista del pontificato
Il pontificato di Francesco si distingue per un’intensa attività di viaggi apostolici e un impegno costante nelle questioni ambientali, entrambe espressioni tangibili della sua visione di una Chiesa in dialogo diretto con il mondo contemporaneo. In dodici anni, ha percorso oltre 300.000 chilometri, visitando 66 Paesi e portando il messaggio di giustizia sociale, pace e cura del creato in contesti spesso segnati da conflitti, povertà e tensioni interreligiose.
La scelta di mete quali Lampedusa, luogo simbolo della tragedia dei migranti, o l’Iraq, teatro di secoli di conflitti, sottolinea la sua attenzione ai temi dell’accoglienza e della riconciliazione. Questi viaggi non sono meri eventi celebrativi ma occasioni di intervento diretto e di sensibilizzazione globale. Il dialogo interreligioso, promosso in regioni come il Sudest asiatico, riflette l’aspirazione di Francesco a una pace duratura basata sulla comprensione reciproca e sul rispetto delle diversità.
Parallelamente a questa dimensione pastorale e diplomatica, la dimensione ecologista ha assunto nel suo pontificato un rilievo senza precedenti, sintetizzato nell’enciclica Laudato si’ del 2015. Qui il papa denuncia con fermezza il deterioramento ambientale, mettendo in relazione crisi climatica e disuguaglianze sociali, paventando un futuro gravemente compromesso dalla perdita di biodiversità e dall’avidità economica.
Francesco invita a un cambio di paradigma, che coinvolge tanto le istituzioni quanto i singoli individui, nella direzione di uno “stile di vita sobrio”. Il suo appello all’azione concreta si traduce in una pressione continua sui governi affinché adottino politiche ambiziose per la riduzione delle emissioni, il ricorso a energie sostenibili e una gestione più responsabile delle risorse naturali, riconoscendo che la tutela del pianeta è anche un imperativo morale e sociale.
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